Strage via D’Amelio, Meloni: “Lotta alla mafia è parte di noi, lo dobbiamo a Paolo Borsellino”
Sono trascorsi 31 anni dalla strage mafiosa di via D'Amelio, in cui furono uccisi dalla mafia Paolo Borsellino e la sua scorta, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina.
La premier Giorgia Meloni oggi alle 8.45 depone una corona d'alloro alla lapide in ricordo dei caduti all'interno dell'Ufficio Scorte della caserma "Lungaro" di Palermo, alla presenza anche del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e del capo della polizia Vittorio Pisani. Subito dopo Meloni presiederà un Comitato per l'ordine e la sicurezza in Prefettura. La premier però non parteciperà alla fiaccolata organizzata nel pomeriggio dal fratello del magistrato, per via di altri impegni concomitanti. Al corteo ci saranno comunque altri esponenti di Fratelli d'Italia, tra cui Donzelli.
"In questi giorni è stato detto un po' di tutto sulla mia presenza a Palermo. C'è chi ha addirittura scritto che avrei disertato le commemorazioni perché ‘in crisi con il mito Borsellino'. È, ovviamente, falso". Lo sottolinea la premier in una lettera al ‘Corriere della Sera'. La presidente del Consiglio definisce inoltre "stucchevole il tentativo di alcuni di strumentalizzare la mia impossibilità – data da altri impegni concomitanti – di partecipare anche alla tradizionale fiaccolata di Palermo, organizzata da ‘Comunità '92' e ‘Forum XIX Luglio' e diventata nel tempo manifestazione apprezzata e partecipata. E alla quale ho sempre orgogliosamente preso parte", puntualizza.
"Ricordo, come se fosse ieri, il profondo e viscerale rifiuto della mafia che, da ragazza, provai di fronte alle immagini della strage di via D’Amelio. Da quel rifiuto nacque il lungo, convinto, impegno politico che mi ha portato fin qui, da semplice militante di un movimento giovanile alla presidenza del Consiglio dei ministri". Nella lettera al Corriere della Sera la premier rinnova il proprio "impegno personale, e quello di tutto il governo, contro le mafie" e spiega che presiederà "il Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza per fare il punto sul lavoro svolto sull'attività di contrasto alle criminalità organizzata che le istituzioni, a ogni livello, stanno portando avanti".
"Non posso che essere profondamente orgogliosa del fatto che il governo che oggi presiedo abbia avuto, dal suo primo giorno" aggiunge Meloni, "la determinazione e il coraggio necessario ad affrontare il cancro mafioso a testa alta. Sono i fatti a dimostrarlo. Abbiamo messo in sicurezza presidi fondamentali come la restrizione dei benefici penitenziari, e se oggi boss mafiosi del calibro di Matteo Messina Denaro sono detenuti in regime di 41 bis lo si deve esattamente a questo impegno". "Abbiamo sbloccato le assunzioni nelle forze dell'ordine" continua la lettera, "ci siamo schierati al fianco dei magistrati e di chi ogni sul territorio conduce la battaglia contro la mafia, stiamo lavorando a un provvedimento che dia un'interpretazione autentica di cosa si debba intendere per ‘reati di criminalità organizzata' e che scongiuri il rischio che gravi reati rimangano impuniti per effetto di una recente sentenza della Corte di Cassazione".
"C'è ancora molto da fare" conclude la Presidente del Consiglio, "ma il nostro impegno non si esaurirà mai. Semplicemente perché la lotta alla mafia è parte di noi, è un pezzo fondante della nostra identità, è la questione morale che orienta la nostra azione quotidiana. Lo dobbiamo a Paolo Borsellino, e a tutti coloro che hanno sacrificato la vita per la giustizia e hanno reso onore all'Italia".
Intanto a Caltanissetta oggi è attesa la sentenza d'appello nei confronti di Matteo Messina Denaro, catturato a Palermo il 16 gennaio scorso, indicato come mandante delle stragi del '92.