Strage di migranti, Piantedosi si difende: “Nessun ritardo nei soccorsi, combattiamo gli scafisti”
Piantedosi si difende. Il ministro dell'Interno, finito di nuovo al centro della polemica per le sue frasi sui migranti – come accaduto qualche mese fa quando parlò di "carico residuale" – ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera per spiegare il suo punto di vista. La linea del Viminale sul naufragio di Crotone ha fatto storcere il naso a molti, soprattutto la frase del ministro, che ieri ha detto: "La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vite dei propri figli". In sostanza, Piantedosi ha dato ai migranti stessi la colpa della loro morte.
"Penso che il messaggio debba essere chiaro – ha detto il ministro dell'Interno nell'intervista uscita questa mattina – chi scappa da una guerra non deve affidarsi a scafisti senza scrupoli, devono essere politiche responsabili e solidali degli Stati ad offrire la via di uscita al loro dramma". Poi ha sottolineato: "Sono andato subito sul luogo della tragedia per testimoniare il cordoglio per le vittime e la vicinanza ai superstiti a nome mio e di tutto il governo. E per questo dico che per occuparci concretamente della disperazione delle persone, e non a chiacchiere, così anche da evitare simili naufragi, ci siamo mossi sin dal nostro insediamento". A testimonianza Piantedosi ha citato i corridoi umanitari e il decreto flussi.
Piantedosi non si è sentito disumano nel pronunciare quelle frasi: "I nostri sono fatti, e non dichiarazioni ipocrite, con cui intendiamo fare il possibile per fermare le partenze ed evitare altre tragedie". Il ministro ha detto anche che risponderà volentieri in Parlamento, e che sarà l'occasione per "illustrare ancora una volta una politica chiara", mentre sulla tragedia di Crotone ha sottolineato ancora: "Non c’è stato alcun ritardo. Ho presieduto la riunione a Crotone e so che sono stati fatti tutti gli sforzi possibili in condizioni del mare assolutamente proibitive".
Non c'entra nulla, però, con il codice di condotta per le Ong: "Non c’è alcun legame tra le nuove regole e il possibile aumento di morti in mare – ha spiegato Piantedosi – Chi mette questa tragedia in connessione con le nuove regole dice il falso, per ignoranza o malafede. È una rotta dove le Ong non ci sono mai state".
Il ministro dell'Interno si è anche detto fiducioso sulla possibilità che si sblocchi la situazione a livello europeo: "Anche grazie alle pressioni che stiamo facendo si può intravvedere un primo segnale di cambiamento di linguaggio e prospettiva – ha continuato – Intanto confidiamo di ottenere al più presto risultati positivi dalle molteplici iniziative bilaterali che abbiamo avviato con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo".