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Strage di Dacca, il Governo italiano conferma: “C’è mano Isis, ora non avrà tregua”

Cosa ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nell’informativa al Senato sui fatti di Dacca.
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Nelle ore immediatamente successive all’assalto nel bar – ristorante di Dacca era arrivata puntuale la rivendicazione dell’ISIS. Lo Stato Islamico aveva fornito addirittura un primo bilancio, poi rivelatosi inesatto, dei morti e dei feriti. Nei giorni successivi, in molti avevano messo in dubbio la legittimità della rivendicazione, dipingendo una situazione molto più complessa e confini molto meno netti di quelli definiti dai media mainstream.

Il Governo italiano ha atteso prima di fornire la ricostruzione dei fatti, dopo le prime comunicazioni fornite da Farnesina e Presidenza del Consiglio. Oggi, invece, Gentiloni ha riferito in Senato, chiarendo una serie di passaggi della vicenda. Cominciando dalla ricostruzione:

Venerdì scorso, alle 21,10, la nostra ambasciata veniva informata dell'attacco in corso all'Holey Artisan Bakery. A chiamare era Gian Galeazzo Boschetti, marito di Claudia D'Antona. Boschetti informava che, dopo essersi allontanato momentaneamente dal tavolo verso il giardino, aveva visto irrompere, attraverso il giardino, quattro o cinque individui armati. Verso le 21,45, quindi una mezz'ora dopo, si metteva in contatto con l'ambasciata un altro connazionale, Jacopo Bioni, chef di cucina, che attraverso la scala del retro della cucina aveva raggiunto il tetto e da lì il giardino, allontanandosi e trovando rifugio presso un'abitazione privata.

Nel frattempo, il primo intervento della polizia si era concluso con un insuccesso, con l'uccisione di due ufficiali e il ferimento di una ventina di altri poliziotti per l'effetto di lancio di granate. Successivamente, Boschetti comunicava che dalla posizione in cui si trovava, nascosto in giardino, vedeva due o tre membri del commando terroristico sorvegliare l'area, sia dal terrazzo del secondo piano che dalla sala del piano terreno, dove erano stati raccolti la maggior parte degli ostaggi, e sentiva ad intervalli irregolari raffiche di mitra.

La mattina dopo, alle 7,42 di sabato 2 luglio, è scattata l'operazione condotta dall'esercito, con il dispiegamento di quindici mezzi corazzati, due dei quali hanno sfondato la rete di recinzione e la parete d'ingresso del locale. L'intervento è durato una decina di minuti per lo sfondamento, mentre l'operazione nel suo insieme, che ha comportato naturalmente anche la bonifica (con il brillamento degli esplosivi) del teatro dell'attacco terroristico e della presa degli ostaggi, è durata circa quaranta minuti. Il riconoscimento delle vittime (delle nove vittime italiane, delle sette vittime giapponesi e degli altri) è avvenuto lo stesso sabato 2 luglio, alle 18 ore locali, nell'obitorio militare.

Dopo i rilievi autoptici e le verifiche delle autorità bengalesi, sono emersi altri particolari rilevanti, relativi al modo in cui sono morti gli ostaggi: “Alcune vittime erano decedute per colpi di arma da fuoco, mentre per le altre il decesso era dovuto a colpi di machete inferti al collo, alla nuca e al volto”.

Poi Gentiloni ha spiegato di ritenere attendibile il legame con l’Isis:

Gli autori di questo infame massacro erano giovani istruiti, appartenevano a famiglie della classe media e alcuni addirittura dell'establishment bangladescio, così smentendo – e non è la prima volta – facili interpretazioni sociologiche del fenomeno terroristico contemporaneo al quale siamo di fronte. Secondo le autorità locali, si tratterebbe di aderenti al gruppo islamico Jamaat-ul Mujahideen. Le nostre prime valutazioni che abbiamo fatto anche con colleghi diplomatici e dell'intelligence di altri Paesi, portano comunque a ritenere attendibili le rivendicazioni della strage fatte da Daesh in alcuni siti del sedicente califfato.

C’è una specifica minaccia per l’Italia? Gentiloni si mostra piuttosto cauto, e frena facili interpretazioni basate solo sulla nazionalità delle vittime:

Certo in questo caso le vittime sono state prevalentemente, anche se non esclusivamente, italiani e giapponesi. In altri casi i bersagli sono stati comunque bersagli identificati come infedeli; occidentali, stranieri, quelli che il terrorismo folle e omicida definisce infedeli. E spesso i bersagli – dobbiamo dircelo con altrettanta chiarezza – sono nel mucchio; si spara nel mucchio […]

Quindi, certo che noi siamo bersagli, lo siamo in quanto italiani, lo siamo in quanto occidentali, lo siamo in quanto difensori dei valori delle nostre società. È però altrettanto certo che il terrorismo colpisce spesso anche in modo indiscriminato e prende a bersaglio anche Paesi a maggioranza islamica.

[…] La risposta, oltre che unita, deve essere decisa. Dobbiamo dire con fermezza, anche se non c'è bisogno di abuso di parole, che Daesh, che il terrorismo fondamentalista, a maggior ragione dopo questa strage, non avrà tregua da parte nostra. Dacca ci dice che la risposta alla minaccia terroristica è necessaria e deve essere decisa.

Si dice che con questi attentati Daesh risponda con il terrorismo alle sconfitte che sta subendo sul terreno. Io dico una cosa molto semplice, e cioè che solo la mobilitazione internazionale per la sconfitta definitiva di Daesh sul terreno può cancellare l'attrazione simbolica che oggi è il motore principale che attiva questi attentati.

C’è infine un passaggio sulla necessità di distinguere le questioni e disinnescare la narrazione della guerra di civiltà:

Sconfiggere Daesh sarà un passo decisivo, ma non definitivo, ed è qui credo che dobbiamo offrire solidarietà e chiedere impegno ai Governi dei Paesi a maggioranza islamica e alla comunità islamica in Italia.

Offrire solidarietà, perché molto spesso sono loro gli obiettivi e i bersagli del terrorismo, e Baghdad, per citare solo l'ultima strage, ce lo ricorda. Ma anche chiedere impegno, perché, come ripeto spesso uno dei leader del mondo arabo, re Abd Allah di Giordania: «Tocca a noi, a noi arabi, a noi credenti nella fede islamica battere questi infedeli». Ed io mi rivolgo da quest'Aula e con questo spirito di solidarietà e di richiesta di impegno anche alla grande, vasta comunità musulmana che vive in pace nella stragrande maggioranza del nostro Paese, chiedendo anche a voi, anche in Italia di impegnarvi a viso aperto, unitariamente, contro questi terroristi che abusano della vostra religione deturpandola.

La vostra mobilitazione e il vostro impegno saranno decisivi nell'attività di contrasto alla radicalizzazione e di isolamento e di sconfitta del terrorismo.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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