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Strage di Cutro, due anni dopo il naufragio si contano altri 5400 migranti morti nel Mediterraneo

Due anni dopo la strage di Cutro il numero dei morti in mare continua a crescere: secondo Oim, Unicef e Unhcr negli ultimi due anni sono morti 5400 migranti nel Mediterraneo.
A cura di Annalisa Cangemi
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Due anni dalla strage di Steccato di Cutro (Crotone), due anni dal naufragio che ha provocato la morte di 94 vittime della tragedia, 35 delle quali minorenni, più un numero ancora imprecisato di dispersi, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023.

Il caicco, che trasportava circa 180 persone provenienti da Paesi come Afghanistan, Iran, Pakistan e Siria, era partito dalla Turchia quattro giorni prima. Sono sopravvissute solo 80 persone, compresi i parenti di coloro che hanno perso la vita.

Due anni dopo la strage di Cutro il bilancio è di 5400 persone annegate nel Mediterraneo

"Nonostante l'indignazione suscitata in occasione di quell’ennesimo, drammatico naufragio, tragedie simili hanno continuato a verificarsi. Negli ultimi due anni, oltre 5.400 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo". È la denuncia che fanno in una nota congiunta Laurence Hart, direttore dell'ufficio di coordinamento del Mediterraneo dell'Oim, Nicola Dell'Arciprete, coordinatore della Risposta in Italia per l'Ufficio Unicef per l'Europa e l'Asia Centrale, e Chiara Cardoletti, Rappresentante dell'Unhcr per l'Italia, la Santa Sede e San Marino,

"Ogni morte è una disgrazia che distrugge la speranza di una famiglia di trovare pace, sicurezza e la possibilità di ricostruire una vita dignitosa in un nuovo Paese. Questa cupa ricorrenza è un promemoria della necessità urgente di un sistema strutturato ed efficace di ricerca e soccorso in mare, basato sul diritto internazionale, che preveda il coinvolgimento dell’UE a supporto del lavoro vitale della Guardia Costiera italiana. Ricordiamo che salvare vite in mare non solo è una tradizione marittima di lunga data ma è un dovere legale degli stati. Le traversate del Mediterraneo sono pericolose, le imbarcazioni utilizzate sono inadatte alla navigazione e rischiano di capovolgersi con facilità. Il soccorso deve avvenire il più rapidamente possibile. Ribadiamo inoltre l’appello ad ampliare e rafforzare canali sicuri e regolari di migrazione – tra cui il programma di reinsediamento, i ricongiungimenti familiari, le evacuazioni di emergenza, i corridoi umanitari, quelli universitari e lavorativi – come alternative ai pericolosi viaggi in mare. Solo investendo in un sistema coordinato di ricerca e soccorso e sviluppando politiche a lungo termine si potranno contrastare le reti criminali di trafficanti, proteggendo al contempo i diritti umani delle persone che intraprendono questi viaggi, indipendentemente dalla loro origine".

La testimonianza dei superstiti di Cutro

"Sono profondamente addolorata e voglio sottolineare che questa nave non è stata la prima a naufragare e, sfortunatamente, se la situazione dei migranti non viene affrontata, non sarà nemmeno l'ultima", ha detto Farzaneh Maleki, una giovane donna afghana che nel naufragio di Cutro ha perso uno zio, una zia e tre cuginetti, come ha raccontato ieri al convegno organizzato dalla Rete 26 febbraio.

"Sono passati due anni da questa tragedia e ancora non è stato fatto nulla per aiutare le famiglie delle vittime" ha denunciato la donna ricordando che sua madre, "Leila Timouri, ha perso in questo incidente suo fratello, la moglie di suo fratello e tre figli di suo fratello. Il dolore e la sofferenza che abbiamo vissuto in questi due anni sono indescrivibili. Questa tragedia non è solo nostra, ma anche di tutte le altre famiglie delle vittime, ed è ancora una ferita profonda che nulla può guarire".

E "tra le tragedie più grandi – ha aggiunto – c'è quella di Assad, un ragazzo siriano che ha perso il fratello tra le braccia. Questa tragedia è indescrivibile e le parole non possono esprimere la profondità del dolore".

Farzaneh Maleki ha quindi affermato che "questa tragedia non è solo un incidente, ma riflette le politiche e l'indifferenza globale verso la condizione dei migranti. Queste persone, costrette a fuggire da guerre e crisi politiche, prendono nelle mani le loro vite e quelle delle loro famiglie, e si affidano al mare, perché in molti paesi la vita sulla terraferma è molto più pericolosa di un barcone della morte. Per nessun padre è facile decidere di migrare quando sa che questo cammino porta con sé migliaia di pericoli, con solo il 50% di possibilità di arrivare a destinazione, e il restante 50% che porta alla morte. Purtroppo, queste persone sono solo le vittime di politiche che, invece di aiutarle, le spingono verso la morte. Noi, come famiglie che hanno perso i propri cari, facciamo una richiesta affinché questa questione venga affrontata seriamente e vengano adottate misure concrete per sostenere queste persone".

"Non sono pentito di aver intrapreso due anni fa quel viaggio perché era il nostro destino. Rimango un po' scioccato da chi ha detto che siamo degli irresponsabili a metterci in mare con le famiglie perché penso che chi lo dice conosca la realtà in Siria, sanno di quello che c'è in Siria e che lì saremmo potuti morire". A parlare è Assad Al Malik, giovane siriano di 25 anni, uno dei superstiti del naufragio di Steccato di Cutro.

Quel 26 febbraio del 2023 ha visto morire di freddo il fratellino che aveva tra le braccia mentre cercava di tenerlo a galla nel mare in tempesta. Assad è tornato a Crotone per le commemorazioni del secondo anniversario della strage. Una strage che non ha dimenticato, ma che sta provando a superare anche grazie all'aiuto degli psicologi. Ora vive in Germania, ad Amburgo, dove sta studiando la lingua tedesca e lavorando come parrucchiere. Con lui c'è lo zio Algazi Feras, anche lui sopravvissuto al naufragio, e due cugine che già si trovavano in Germania:

"I ricordi – ha detto ieri, come riportato dall'Agi – sono ancora molto forti. Sogno sempre quello che è accaduto. È difficile da superare. Siamo tornati qui un'altra volta per rinnovare il ricordo dei bambini e delle famiglie che hanno perso la vita in quel drammatico giorno. Siamo qui anche per ringraziare la popolazione italiana per averci aiutato e per tutto ciò che hanno fatto per noi. Ringrazio tantissimo gli italiani che ci hanno accolto. Amo l'Italia e ringrazio per l'aiuto e anche per quello che stanno facendo con questa manifestazione".

Il giovane siriano poi ha spiegato perché lui e la sua famiglia, 22 componenti, hanno intrapreso il viaggio conclusosi con il drammatico naufragio dal quale sono scampati solo in cinque: "Non siamo pentiti per aver scelto di metterci in mare. Noi sapevamo cosa facevamo. Era il nostro destino non avevamo scelta. In Siria eravamo sempre a rischio di morte, io potevo morire lì. Siamo venuti in Italia per cercare la pace, una vita migliore, dei diritti".

Schlein alla veglia sulla spiaggia di di Cutro per ricordare le vittime

La segretaria del Pd Elly Schlein ha scelto di ricordare l'anniversario partecipando alla veglia iniziata questa mattina alle sulla spiaggia del naufragio. La veglia era una delle iniziative organizzate dalla ‘Rete 26 febbraio' (nata per iniziativa di gruppo di associazioni, enti del terzo settore, cittadini e sindacati) per ricordare le vittime.

"C'è una domanda politica che aspetta ancora una risposta per le vittime di questa vicenda e per i loro familiari: perché non sono stati mandati in soccorsi?", ha detto la segretaria. Insieme a lei c'erano anche i parlamentari dem Nicola Irto e Nico Stumpo e l'eurodeputato Sandro Ruotolo.

"È stato fondamentale essere qui anche quest'anno", ha affermato Schlein, "per commemorare i 94 morti, stare accanto ai familiari delle vittime e per chiedere, insieme a loro, verità e giustizia. Ribadendo la stessa domanda che facciamo da due anni in relazione a quanto é accaduto: perché non sono partiti mezzi adeguati per soccorrere l'imbarcazione sulla quale viaggiavano i migranti? Perché non è partita la Guardia costiera?". Al di là dell'inchiesta della magistratura sul fatto, "c'è una domanda politica la cui risposta va data alle vittime ed ai familiari. Noi continueremo ad insistere per ottenere verità e giustizia e perché quanto é stato promesso sia realizzato"

La presenza della leader dem è stata anche contestata dal segretario del Sindacato Fsp Polizia di Stato Giuseppe Brugnano. "La visita politica di Elly Schlein a Cutro, prevista alle 4 del mattino, manca di rispetto a tutti i lavoratori", si legge in una nota di Brugnano. "Questa iniziativa puramente politica, di cui non si comprende l'utilità sociale, non solo aggraverà il lavoro delle forze di polizia già impegnate in un territorio a elevata tensione come quello della provincia di Crotone, ma manca di rispetto anche nei confronti degli altri professionisti, come i giornalisti e gli operatori dei media, che saranno costretti a seguire l'evento in condizioni di disagio e privazione del sonno. La scelta di un orario così improbo, alle 4 del mattino, non solo penalizza i lavoratori della sicurezza, ma crea una situazione di disagio per chiunque svolga un ruolo informativo, con il rischio di compromettere la qualità del servizio e l'efficienza dei vari settori coinvolti". Brugnano ha sottolineato che la politica, pur essendo fondamentale per portare solidarietà e giustizia sociale, deve tenere in considerazione le esigenze e le difficoltà di tutti i settori lavorativi.

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