Strage dell’Italicus, dopo 50 anni non si conoscono i colpevoli. Mattarella: “Matrice neofascista”
Sono passati 50 anni dalla strage dell'Italicus, quando un attentato di matrice terroristica sul treno Italicus Roma-Monaco, con 342 persone a bordo, provocò 12 morti e 48 feriti sull'Appennino tosco-emiliano, a San Benedetto Val di Sambro, non lontano da Bologna. Una strage di cui non si conoscono ancora gli esecutori: tutti gli imputati processati successivamente sono stati assolti. L'attentato fu rivendicato da Ordine Nero, ma gli imputati vennero assolti. Non c'erano prove.
Tra le vittime, di età fra 14 e 70 anni, ci furono tre turisti stranieri, tre componenti di una famiglia, marito, moglie e figlio adolescente, e il 25enne Silver Sirotti, medaglia d'oro al valore civile, controllore che non doveva nemmeno essere in servizio quella notte (la bomba esplose all'1.23) Sirotti fu tra i primi a soccorrere i passeggeri nella carrozza colpita, la quinta, distrutta quasi all'uscita dalla lunga galleria dell'Appennino tosco-emiliano, e morì a causa del fuoco e del fumo.
Dopo le polemiche nate nel giorno del 44mo anniversario della strage alla stazione di Bologna (2 agosto 1980, 85 morti e 200 feriti), con il botta e risposta tra la premier Giorgia Meloni e i familiari delle vittime, oggi tutti gli esponenti politici ricordano la tragedia dell'Italicus, riconoscendola come strage di matrice neofascista. A partire dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dalla seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio La Russa.
"Nella catena sanguinosa della stagione stragista dell'estrema destra italiana, di cui la strage dell'Italicus è parte significativa, emerge la matrice neofascista, come sottolineato dalla sentenza della Corte di Cassazione e dalle conclusioni della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia P2, pur se i procedimenti giudiziari non hanno portato alla espressa condanna di responsabili. La società italiana e le sue Istituzioni seppero respingere quell'attacco alla convivenza civile grazie alla forza e alla coesione dell'unità della comunità nazionale, fondata sui principi della nostra Costituzione", ha dichiarato in una nota il Capo dello Stato.
"È con profonda commozione che ricordiamo la terribile strage dell'Italicus, avvenuta nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1974. Un ordigno fatto esplodere mentre il treno viaggiava sulla linea ferroviaria Bologna-Firenze, nei pressi della stazione di San Benedetto Val di Sambro provocò la morte di dodici persone. A distanza di 50 anni da questo attentato di matrice neofascista – come stabilito dalla Corte di Cassazione – rinnoviamo il nostro dolore e ci stringiamo alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti per una ferita che resta ancora aperta", sono state le parole del presidente del Senato, Ignazio La Russa.
"Ritorna oggi la memoria, dolorosa, di un altro vile attentato terroristico che ha insanguinato la storia del Paese: la strage dell'Italicus, di cui si profila la matrice neofascista, ci riporta a cinquant'anni fa. Mai potremo dimenticare quei fatti, chi morì a seguito dell' esplosione, i feriti e mai scorderemo il gesto eroico del forlivese Silver Sirotti, che sacrificò la sua vita per soccorrere i passeggeri. Ai familiari delle vittime e alle comunità testimoni di questo dramma rinnoviamo oggi la nostra vicinanza. Onorarne la memoria significa tenere accesi i fari del ricordo e continuare a percorrere con determinazione la strada della verità e della giustizia", ha detto il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.
"Il Presidente Mattarella svolge con encomiabile equilibrio e determinazione la sua pedagogia civile contro ogni forma di neofascismo. Lo fa anche oggi, ricordando la strage del treno Italicus in cui trovarono la morte dodici passeggeri e 105 furono i feriti. Quell'atto terroristico era un capitolo della sanguinosa strategia della tensione che puntava a scardinare i valori della nostra democrazia. La strage di San Benedetto Val di Sambro è stata riconosciuta come un tentativo di sovversione e come tale consegnata alla storia dell'Italia. Se a distanza di mezzo secolo la presidente del Consiglio si rifugia, come ha fatto per la strage di Bologna, nell'attribuire alle sentenze dei tribunali il colore politico delle stragi rifiutandosi di accettarle come fatto storicamente conclamato vuol dire che c'è ancora qualche filo invisibile che chiede di essere reciso", ha commentato Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione.