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Stipendi statali più bassi ad aprile, il taglio del cuneo fiscale slitta ancora: chi ci perde e quanto

Per il quarto mese consecutivo, i lavoratori statali non ricevono in busta paga lo sgravio previsto dal taglio del cuneo fiscale. Il ritardo, causato da problemi tecnici, rischia però ora di influenzare anche il rinnovo delle rappresentanze sindacali.
A cura di Francesca Moriero
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Anche ad aprile, i dipendenti pubblici si ritrovano con uno stipendio più basso del previsto. Il motivo è relativo all'aggiornamento dei software e riguarda il taglio del cuneo fiscale, cioè quella misura pensata per alleggerire le trattenute e aumentare il netto in busta paga, che non è ancora stato applicato. Il ritardo non è però una novità: da gennaio, data in cui il nuovo sistema sarebbe dovuto entrare in vigore, gli stipendi vengono calcolati senza tenerne conto. Il risultato è una perdita mensile che può arrivare a circa 80 euro netti, e uno slittamento a giugno.

Perché gli stipendi statali saranno più bassi ad aprile: slitta il taglio del cuneo

Il sistema NoiPa, che si occupa dell'elaborazione degli stipendi pubblici, non ha ancora aggiornato i propri software per adeguarsi alla nuova normativa. Questo blocco tecnico si è rivelato tutt'altro che banale, perché ha impedito finora l'attuazione effettiva di una misura destinata a sostenere i redditi medio-bassi. Il governo aveva previsto il taglio del cuneo come sostituto della precedente decontribuzione, ma l'assenza di questi adeguamenti sta lasciando molti lavoratori con meno soldi in tasca.

Chi sono i più colpiti

La questione riguarda gran parte del pubblico impiego: dagli insegnanti ai funzionari dei ministeri, passando per dipendenti delle agenzie e delle amministrazioni centrali. In alcuni casi, come quello del personale ministeriale, i nuovi contratti recentemente firmati hanno in parte attutito l'impatto economico; ma la misura resta comunque temporanea e non sufficiente a placare le proteste, anche perché proprio in questi giorni è in corso la campagna elettorale per il rinnovo delle rappresentanze sindacali, che si annuncia molto combattuta.

Tensione anche tra governo e sindacati

Il ritardo nell'adeguamento degli stipendi ha suscitato irritazione anche all’interno dell'esecutivo. Il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, che si era speso per la firma degli accordi contrattuali, si trova ora a dover gestire la crescente insoddisfazione dei sindacati: alcuni di questi, come Confsal Unsa e Cisl Fp, hanno chiesto infatti chiarimenti immediati, denunciando un danno economico per migliaia di lavoratori e minacciando azioni legali contro NoiPa. Le sigle sindacali lamentano l'assenza di informazioni chiare e puntano il dito contro un ritardo che definiscono inaccettabile; il mancato inserimento del taglio del cuneo fiscale, che vale in media circa 100 euro al mese, e del bonus previsto dalla legge di bilancio, sta dunque alimentando un clima di sfiducia e frustrazione, soprattutto alla vigilia delle elezioni per le Rsu, le rappresentanze sindacali unitarie.

Non solo: secondo alcuni sindacati, la mancata applicazione del nuovo sistema fiscale ha annullato, di fatto, gli effetti positivi dei rinnovi contrattuali del triennio 2022-2024. Questo ritardo rischia di penalizzare le sigle firmatarie degli accordi, favorendo quelle che si sono opposte. In un momento così delicato, i problemi tecnici di NoiPa rischiano insomma di trasformarsi in un problema politico, capace di influenzare anche gli equilibri sindacali nel settore pubblico.

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