La manovra finanziaria che sancisce il blocco degli stipendi pubblici fino al 2013 causerà una perdita media di circa 1600 euro di potere d'acquisto per i dipendenti pubblici. Ad affermarlo è una stima della CGIL, redatta dal Responsabile Settori Pubblici Michele Gentile, che fotografa la preoccupante situazione dei lavoratori del pubblico impiego alla luce delle misure volute dal Ministro Giulio Tremonti. La "stretta" in tale settore (che ricordiamolo, riguarderà anche il cosiddetto turn over, con il limite del 20% ai nuovi ingressi nel settore pubblico che ridurrà drasticamente le nuove assunzioni per il prossimo triennio) riguarda anche le promozioni e gli avanzamenti di carriera, che avverranno regolarmente ma senza aumenti di stipendio: in pratica si tratterà di un riconoscimento giuridico e non economico. Come riportato dal sito di Rainews 24, dunque Gentile fa notare che:
Nel triennio 2010-2012 l'incremento degli stipendi sulla base dell'indice dell'inflazione Ipca previsto dall'accordo interconfederale del 2009 (non firmato dalla Cgil) avrebbe dovuto essere complessivamente del 4,2%. Poiche' ogni punto di inflazione vale circa 20 euro si tratta a regime di 90 euro lordi che mancheranno nello stipendio. Ipotizzando tre tranche annuali da trenta euro in piu' al mese (quindi 400 euro l'anno compresa la tredicesima) che non ci saranno, la perdita cumulata di potere d'acquisto sara' almeno di 1.200 euro lordi in media. Se ci aggiungiamo il blocco gia' previsto anche per il 2013 arriviamo almeno a 1.600 euro. I lavoratori pubblici torneranno a vedere aumenti in busta paga solo nel 2014.
Una situazione che la CGIL giudica inaccettabile e penalizzante per i lavoratori pubblici, mentre gli altri sindacati, Cisl in testa, sottolineano che si tratta comunque di una situazione comune al resto dei Paesi Europei e che anzi, tuttosommato, in Italia i tagli sono di minore entità. Impostazioni diverse che sottolineano ancora una volta le profonde divergenze fra le varie organizzazioni sindacali, in un momento cruciale per il futuro della rappresentanza in Italia. Nelle prossime settimane infatti, i lavoratori della Fiat di Mirafiori saranno chiamati ad esprimersi sul cosiddetto "accordo di Mirafiori", con un referendum che si annuncia come lo snodo cruciale per l'intero "sistema sindacale italiano".