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Stipendi differenziati per Regione, quanto cambia davvero il costo della vita tra Nord e Sud

Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha proposto di alzare lo stipendio agli insegnanti dove il costo della vita è più alto, cioè soprattutto al Nord. Per chi lavora nel privato, una differenza negli stipendi tra Nord e Sud c’è già, e sono diversi anche il costo della vita e la qualità dei servizi.
A cura di Luca Pons
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Stipendi più alti nelle Regioni dove il costo della vita è più alto, cioè soprattutto nel Nord Italia, e più bassi dove è più basso. La proposta lanciata da Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione e del Merito del governo Meloni, ha creato polemiche soprattutto da parte dell'opposizione e dei sindacati: così, hanno sostenuto, si spaccherebbe la scuola e si indebolirebbe ancora di più il sistema scolastico nelle Regioni meridionali, dove in media è già più fragile. Alcuni numeri spiegano il perché di questo timore.

Cosa sono le ‘gabbie salariali' e perché di fatto esistono già (nel privato)

La divisione in ‘zone salariali', o ‘gabbie salariali‘, sono già esistite in Italia: restarono in vigore dalla nascita della Repubblica, nel 1946, fino al 1972, quando furono abolite. Il motivo per cui si decise di rinunciare alla divisione in zone era proprio che, con quel sistema, si ampliavano le differenze tra Nord e Sud Italia.

Per i dipendenti pubblici, che hanno tutti lo stesso stipendio in tutta Italia a parità di mansione, si torna a parlare regolarmente di introdurre differenze salariali per compensare i diversi costi della vita. Per chi lavora nel privato, invece, queste differenze esistono già di fatto.

Infatti, oltre ai contratti collettivi nazionali che danno una base di partenza uguale per tutti – e che peraltro in molti in casi non vengono rinnovati in tempo – ci sono i cosiddetti accordi aziendali di secondo livello. Ovvero, ciascuna azienda può fissare con i sindacati uno stipendio più alto rispetto al minimo previsto dal contratto collettivo. In questo modo, al Nord le paghe diventano più alte in media rispetto al Sud Italia, a parità di lavoro.

Lo stesso lavoratore guadagna il 9% in meno al Sud rispetto al Nord

La Banca d'Italia, in una sua analisi del 2022, ha calcolato che nel 2019 la paga oraria lorda media nel Sud era più bassa del 28% rispetto a quella del Centro-Nord, nel settore privato. Questo si spiega in parte con la maggior diffusione del lavoro in nero, ma anche considerando i rapporti di lavoro regolari, la differenza restava del 17%.

E se si tiene conto anche delle differenze nel tipo di settore lavorativo e nelle dimensioni delle aziende, della tipologia di lavoro e delle caratteristiche della popolazione (età, sesso e nazionalità), resta comunque una differenza del 9% nelle paghe. A ‘parità di tutto', quindi, un lavoratore del settore privato al Nord guadagna comunque il 9% in più di un suo equivalente al Sud.

Il costo della vita è più basso al Sud, ma ci sono meno servizi e più povertà

L'altra questione di cui tenere conto, con cui il ministro Valditara ha spiegato la necessità di cambiare gli stipendi in base alla Regione in cui si lavora, è il costo della vita. I dati Istat più aggiornati si riferiscono al 2021, in questo caso: quell'anno, nel Nord-ovest una famiglia spendeva in media per i propri consumi 2.700 euro al mese, la media nazionale era di 2.437 euro mensili mentre al Sud la spesa media era di 1.971 euro ogni mese. Una differenza, tra i due estremi, di 728 euro al mese. Insomma, si guadagna meno, ma si spende anche meno. Però i dati da considerare non si fermano qui.

La differenza di costo della vita, ad esempio, va guardata anche alla luce dei dati sulla distribuzione dei servizi: il Sud è meno fornito per quanto riguarda trasporti stradali, trasporti ferroviari e anche ospedali, come segnala lo stesso rapporto della Banca d'Italia. "Le maggiori difficoltà di accesso a infrastrutture ospedaliere si riscontrano in Calabria, Sicilia e Sardegna", spiega Bankitalia, "soprattutto se si tiene conto della qualità dei servizi offerti".

E ancora, ci sono i numeri sulla povertà. Sempre per Istat, non solo al Nord ci sono meno famiglie in situazione di povertà assoluta (6,7% contro il 10% del Sud), ma è diversa anche la soglia per considerare una famiglia in ‘povertà assoluta', cioè non in grado di acquistare i beni essenziali. Una coppia con un figlio di otto anni che si trova in un piccolo Comune al Nord, ad esempio, è considerata in questa fascia se guadagna meno di 1.317 euro al mese, mentre se abita in un piccolo Comune del Sud la soglia è di 1.050 euro. Insomma, un costo della vita più basso non basta, per stare meglio.

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