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Stiamo cedendo un pezzo di mare alla Francia? Cosa dice davvero l’accordo di Caen

Il trattato di Caen, firmato da Italia e Francia nel 2015, sta provocando l’indignazione dell’opinione pubblica. Giorgia Meloni presenta un esposto in Procura e la Farnesina pubblica una nota per fare chiarezza sulla questione.
A cura di Simone Nocentini
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Il Governo ha "ceduto" una porzione di Mar Ligure e Mar di Sardegna alla Francia. E si tratta, tra l'altro, di zone tra le più pescose del Mediterraneo. L'accordo internazionale era stato siglato in gran segreto, dal ministro degli Esteri transalpino Laurent Fabius e da quello italiano Paolo Gentiloni a Caen, in Francia, il 21 marzo 2015. Il tutto, ovviamente, tenendo all'oscuro l'opinione pubblica.

Già ve ne avevamo parlato in un articolo del 16 febbraio 2016 dove vi avevamo descritto il quadro generale di questa situazione alquanto paradossale. Ebbene l'accordo in teoria dovrebbe entrare in vigore il prossimo 25 marzo e rappresenterebbe un danno davvero considerevole per l'Italia. Ma, non essendo stato ratificato, per ora nulla dovrebbe cambiare.

Intanto, non tardano le proteste e la mobilitazione da parte di alcuni esponenti politici. In particolar modo, la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ha presentato un esposto alla Procura di Roma, insieme al Coordinatore Nazionale Guido Crosetto, per chiedere chiarezza su questo trattato segreto tra Italia e Francia.

"In assenza di un intervento del governo italiano, il 25 marzo entrerà in vigore il Trattato di Caen con il quale verranno scandalosamente sottratti al Mare di Sardegna e al Mar Ligure alcune zone molto pescose e il diritto di sfruttamento di un importante giacimento di idrocarburi recentemente individuato – ha scritto Giorgia Meloni sul suo account Facebook -. Per questo Fratelli d'Italia intima il governo in carica ad agire immediatamente per interrompere la procedura unilaterale di ratifica attivata dalla Francia presso Bruxelles, che in caso di silenzio-assenso da parte italiana, conferirà de iure i tratti di mare in questione alla Francia arrecando un gravissimo danno ai nostri interessi nazionali. Chiediamo, inoltre, l'intervento del presidente della Repubblica Mattarella affinché questo trattato, che comporta variazioni del territorio italiano, sia sottoposto al voto di ratifica del Parlamento come previsto dall'articolo 80 della nostra Costituzione".

La replica della Farnesina

La Farnesina ha voluto fare alcuni chiarimenti sulla spinosa situazione, che rischia di generare un incidente diplomatico tra l'Italia e i "cugini" d'Oltralpe: "Relativamente alle dichiarazioni di alcuni esponenti politici – il chiaro riferimento è al post pubblicato da Giorgia Meloni – su possibili cessioni di acque territoriali alla Francia, si osserva che esse sono prive di ogni fondamento. L’accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato dall'Italia e non può pertanto produrre effetti giuridici. I confini marittimi con la Francia sono pertanto immutati e nessuno, a Parigi o a Roma, intende modificarli. Quanto alla data del 25 marzo essa, come informa l’ambasciata di Francia a Roma, riguarda semplicemente “una consultazione pubblica nel quadro della concertazione preparatoria di un documento strategico” sul Mediterraneo che si riferisce al diritto ed alle direttive europee esistenti e che non è volta in alcun modo a “modificare le delimitazioni marittime nel Mediterraneo”.

L’ambasciata riconosce che “le cartine circolate nel quadro della consultazione pubblica contengono degli errori (in particolare le delimitazioni dell’accordo di Caen, non ratificato dall’Italia)” e aggiunge che “esse saranno corrette al più presto possibile. Si informa infine che a breve si terranno consultazioni bilaterali previste a scadenze regolari dalla normativa UE al solo fine di migliorare e armonizzare la gestione delle risorse marine tra i Paesi confinanti, nel quadro del diritto esistente", si legge sul sito della Farnesina.

Nonostante le parole della Farnesina, Giorgia Meloni torna all'attacco, sempre dalla sua pagina Facebook e tiene alta la guardia per vigilare sui prossimi sviluppi della vicenda: "Dopo le denunce e l'esposto presentato da Fratelli d'Italia in Procura, il Governo Gentiloni è stato costretto a smentire ufficialmente che il trattato di Caen preveda la cessione di acque territoriali italiane alla Francia – scrive la Meloni su Facebook – . La mobilitazione va avanti e Fratelli d'Italia continuerà a vigilare sull'integrità dei nostri confini marittimi: raccoglieremo in un'interrogazione parlamentare le tante domande inevase su questa vicenda e chiederemo che il nuovo Parlamento si esprima sui contenuti di questo trattato. Per noi questo accordo è carta straccia e non deve essere ratificato".

Il trattato di Caen

Sempre la Farnesina ha pubblicato questa nota nella quale si legge che "l'Accordo di Caen è stato firmato il 21 marzo 2015, dopo un lungo negoziato avviato nel 2006 e terminato nel 2012, per far fronte a un’obiettiva esigenza di regolamentazione anche alla luce delle sopravvenute norme della convezione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (UNCLOS). Al negoziato sulla base delle rispettive competenze hanno partecipato anche tutti i Ministeri tecnici – inclusi quelli che hanno responsabilità in materia di pesca, trasporti ed energia – che hanno avuto modo di formulare le proprie autonome valutazioni. Considerata la sua natura, l'Accordo di Caen è sottoposto a ratifica parlamentare e, pertanto, non è ancora in vigore".

Lo scenario futuro

Il trattato di Caen prevederebbe alcune importanti modifiche delle acque territoriali francesi limitrofe alla Corsica, che passerebbero da 12 a 40 miglia, oltre al confine nord-occidentale sardo che si allargherebbe fino alle 200 miglia. Come se non bastasse, il trattato riguarda anche una grande riserva da 1,4 trilioni di metri cubi di gas e da 0,42 miliardi di barili di petrolio scoperta al largo della costa sarda. L'Italia, così, non potrà più svolgere attività economica in quelle zone in maniera esclusiva: pesca e sfruttamento della riserva di idrocarburi, saranno accessibili anche alla Francia.

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