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Il caso Sgarbi

Stefano Bandecchi vuole candidare Vittorio Sgarbi alle Europee: “Un posto per lui ce l’ho sempre”

Stefano Bandecchi, sindaco di Terni, dice di voler candidare Vittorio Sgarbi per le europee: “Levare a Sgarbi la possibilità di fare dei convegni e delle conferenze è come tagliare le ali a un’aquila”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Sono pronto a candidare Sgarbi in Europa". La proposta di una candidatura per Vittorio Sgarbi, che si è autosospeso dall'incarico di sottosegretario alla Cultura dopo l'istruttoria dell'Antitrust, arriva dal sindaco di Terni, Stefano Bandecchi intervistato dal Fatto Quotidiano. Bandecchi ha spiegato che vorrebbe candidare il sottosegretario dimissionario nel suo partito Alternativa Popolare.

"L'ho chiamato alle dieci e mezzo, ha detto che ci avrebbe riflettuto, ma io un posto per lui ce l'ho sempre libero – racconta -. Per quello che è successo e per come è stato trattato, secondo me lui farebbe bene a candidarsi con noi. Secondo me c'è stata poca protezione nei suoi confronti. Il discorso che è venuto fuori è a mio avviso ridicolo: levare a Sgarbi la possibilità di fare dei convegni e delle conferenze è come tagliare le ali a un'aquila".

Bandecchi ricorda che "nel centrodestra abbiamo avuto un ministro dell'Interno che non è mai stato seduto sulla sua sedia. Credo che Sgarbi sia diventato un problema per il centrodestra, come se desse fastidio alle istituzioni – precisa -. Sgarbi per me è Sgarbi, è una qualità superiore a tanti altri, in mezzo a tanti italiani che hanno poco da dire. E questo vale anche per molti ministri che abbiamo avuto negli ultimi dieci anni. Amo la professionalità di Sgarbi e amo la sua cultura nell'ambito dell'arte".

"Lotterò con unghie e denti per arrivare a prendere il 4% ma se fossi normale direi che viaggiamo sull'1 e mezzo scarso. Ma per un'operazione impossibile serve uno che la pensa possibile".

Sgarbi si è autosospeso ma non si è ancora dimesso

"L'ho detto e lo confermo, aspetto di consegnare" le dimissioni "nelle mani di Giorgia Meloni. Però sia ben chiaro una cosa. Non mi dimetto per il parere dell'Antitrust che è antinomico e contraddittorio. Per adesso comunque è più preciso dire che mi autosospendo", ribadisce il critico d'arte Vittorio Sgarbi in un'intervista al Corriere della Sera dove parla delle sue dimissioni annunciate. "Aspetto il giudizio del Tar", sottolinea Sgarbi, precisando: "Qualsiasi sia l'esito, le dimissioni non le revoco. Perché voglio avere ragione".

Il sottosegretario dimissionario è convinto che avrà ragione perché "il pronunciamento dell'Antitrust è contraddittorio – precisa -. Perché prima, in un documento del 16 maggio, dice che la mia carica è compatibile con le mie diciannove tra attività e funzioni. Poi cambia idea e le trova incompatibili".

La premier però ha detto che ha accolto le sue dimissioni perché aveva dati oggettivi. "Ha ragione", replica Sgarbi. "Del resto l'Antitrust ha fatto una scelta politica proprio per questo", "ha voluto sollevare Giorgia Meloni dal dover scegliere sulla mia posizione".

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