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Stati Generali dell’editoria: come il governo vuole riformare il mondo dell’informazione

Editori, rappresentanti di testate giornalistiche ed esponenti governativi si sono riuniti ieri per dare il via agli Stati Generali dell’editoria. Fra i temi trattati, l’informazione primaria, i giornalisti, l’editoria, il modello di mercato e i cittadini. Sarà inevitabile, tuttavia, parlare anche di finanziamenti pubblici, copyright e social network.
A cura di Annalisa Girardi
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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dato ieri il via agli Stati Generali dell’editoria. L’espressione, un’eredità della Rivoluzione francese, indica una riunione riguardo a un tema specifico aperta a tutti i portatori di interessi intorno allo stesso. In questo caso, oltre ad esponenti governativi, erano presenti anche i rappresentanti di editori e testate, per intraprendere un percorso condiviso. Impegnativo ma inclusivo, sottolinea Conte.

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è intervenuto presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri alla cerimonia di avvio degli Stati Generali dell'Editoria.
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è intervenuto presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri alla cerimonia di avvio degli Stati Generali dell'Editoria.

Non vogliamo stravolgere alcunché, vogliamo migliorare il sistema dell’informazione”, ha detto il presidente del Consiglio. L’iter si concluderà a settembre, quando sarà presentato un testo di legge. Oltre alle prime proposte presentate già lunedì, il processo di lavoro avverrà in cinque fasi. Ad aprile ci sarà una prima consultazione online, seguita a distanza di un mese da riunioni specifiche sui diversi temi. A giugno, i risultati dei precedenti incontri saranno discussi pubblicamente, mentre a luglio verranno tirate le somme delle proposte da un punto di vista politico, coinvolgendo quindi le varie commissioni parlamentari interessate. Infine, a settembre il dipartimento per l’Editoria esporrà le proposte di legge al governo.

Temi e obiettivi degli Stati Generali

Le macro-aree tematiche discusse saranno (di nuovo) cinque: informazione primaria, giornalisti, editoria, modello di mercato e i cittadini.Molti i temi che saranno interessati dalla riflessione: dalla tutela delle fonti, all’equo compenso e alle querele pretestuose”, ha dichiarato il capo del governo, ricordando come vi siano in gioco interessi costituzionali, il che “impone di procedere con cautela”. Il presidente del Consiglio ha poi sottolineato che si sta esaminando un settore delicato per la democrazia, da anni al centro di dibattiti, ma che non ha ancora conosciuto le riforme necessarie. È poi intervenuto anche il sottosegretario all’editoria Vito Crimi secondo cui non si può considerare una riforma del settore editoriale senza ripensare il ruolo dell’informazione primaria, cioè delle agenzie di stampa. Per Crimi, la quantità di agenzie di stampa in Italia non combacia con la realtà di mercato in cui sono inserite, specialmente se confrontata con la situazione in altri paesi. Il sottosegretario ha parlato di frammentazione, spiegando di non vedere alternativa ad una “riduzione del numero di agenzie”. Non in senso negativo, ha poi specificato, ma di riflesso ad una necessità di mercato.

Un mercato inadeguato

Un mercato che non viene compreso dall’editoria, secondo Crimi. C’è bisogno di un nuovo modello, adatto ai tempi che corrono. “Se l’idea è quella di continuare a pensare che l’unica forma per sostenere l’editoria sia il contributo diretto non ci siamo. Dobbiamo guardare al futuro”. Per il sottosegretario, continuando in questi termini, fra dieci anni ci troveremo ancora di fronte agli stessi problemi. Bisogna quindi, afferma, trovare un nuovo modello che riesca a far ripartire il settore. Da una parte, quindi, la critica al sostegno delle singole testate editoriali, dall’altra però, Crimi non mette in dubbio l’importanza di appoggiare e proteggere il pluralismo. “Bisogna capire come assicurare questo diritto costituzionale garantito”, ha concluso.

Informazione, diritti e lavoro

Sul tavolo della discussione è arrivata anche la questione social network, tappa inevitabile di qualsiasi dibattito sull’editoria nell’era post world wide web. “Un problema molto attuale”, ha detto Conte, è quello dell’informazione veicolata attraverso i social, "che per voi è disinformazione, ma per molti cittadini è la reale informazione”. Parlare di piattaforme social in questi giorni non può che rimandare al voto del Parlamento Europeo sulla riforma del copyright, un tema ripreso anche da Andrea Riffeser Monti, presidente della Fieg (Federazione italiana editori giornali) e che rientra nelle più ampie questioni da approfondire durante gli Stati Generali, ossia lavoro, distribuzione, pirateria e pubblicità.

È necessario mettere mano ai regolamenti delle rassegne stampa e contrastare la diffusione dei contenuti coperti da copyright […] perché in questo modo si possono assegnare parte dei proventi ai giornalisti”. Solo in tal modo, spiega il presidente Fieg, si può difendere il mercato del lavoro e quindi assicurare anche un’informazione di qualità, che porterebbe di conseguenza la crescita di vendite ed investitori. Sulla stessa linea, il segretario generale della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana), Raffaele Lorusso, denuncia la mancanza di azione governativa che nel corso degli anni non ha saputo far fronte al precariato, chiedendo “di quale qualità dell’informazione si vuole parlare se non c’è qualità nei diritti, qualità del lavoro?”.

La stampa e il governo

Sono tutte questioni che non si concretizzeranno fino a settembre, quando verranno presentate delle effettive proposte di legge al governo. Un esecutivo che, almeno in parte, ha un rapporto non semplicissimo con la stampa. Il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, ha annunciato "il taglio dei contributi pubblici indiretti" con la legge di Bilancio. La Camera dei Deputati, riguardo agli interventi nell’editoria, ricorda che “la legge di bilancio 2019 ha previsto – nelle more di una revisione organica della disciplina di settore – l'abolizione, o la progressiva riduzione fino all'abolizione, dei contributi diretti a favore di determinate categorie di imprese radiofoniche e di imprese editrici di quotidiani e periodici, come recentemente rideterminati”.

Non vi è quindi menzione dei finanziamenti indiretti, ossia le agevolazioni e le sovvenzioni che vengono concesse in cambio di pubblicazioni che spesso riguardano gare pubbliche. Si parla invece di finanziamenti diretti, una pratica di sostegno alla stampa diffusa in tutta Europa, che in Italia riguarda solo particolari categorie, come quella di giornali editi da cooperative, da fondazioni o da enti morali. Con la crisi dell’editoria, entrambe le modalità di finanziamento sono state ridotte considerevolmente per la mancanza di fondi. I prossimi mesi saranno decisivi per la salvaguardia dell’informazione, un tema in cui i rappresentanti del governo, i vari portatori di interesse e l’opinione pubblica dovranno confrontarsi.

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