Statali, la Consulta dice che pagare in ritardo la liquidazione è incostituzionale
La Consulta dà ragione ai dipendenti pubblici: pagare in ritardo la liquidazione è incostituzionale. Far slittare il pagamento del Tfs, cioè del trattamento di fine servizio, è in contrasto con il principio della giusta retribuzione sancito dalla nostra Costituzione, per cui non solo il lavoratore ha diritto a uno stipendio adeguato, ma questo deve anche essere tempestivo.
La Corte costituzionale ha depositato ieri una sentenza in cui ha messo nero su bianco come stanno le cose in merito alla differita della liquidazione. Sono passati oltre vent'anni dall'introduzione del meccanismo che, dal 1997, permetteva appunto il pagamento differito del Tfs di dodici o ventiquattro mesi, a seconda della situazione: questo avrebbe dovuto essere solo temporaneo, per dare respiro ai conti pubblici, ma in realtà ha finito con l'essere rafforzato negli anni. Ora la Consulta ha messo le cose in chiaro, affermando che questa pratica contrasti "con il principio costituzionale della giusta retribuzione, di cui tali prestazioni costituiscono una componente".
In altre parole, la situazione che si è creata, con ex dipendenti pubblici che aspettano anche per cinque o sette anni prima di vedersi riconoscere il proprio Tfs, è contro i principi della Costituzione. Secondo i sindacati ci sarebbero oltre un milione e mezzo di ex dipendenti pubblici ancora in attesa di ricevere la liquidazione.
I giudici della Consulta hanno lanciato un appello al Parlamento, perché intervenga per correggere la situazione. Già nel 2019, in realtà, la Corte era intervenuta per segnalare le criticità create dai meccanismi introdotti negli anni precedenti. Un monito che però non sarebbe stato accolto.
Secondo le stime dell'Inps, per saldare i pagamenti che erano stati ritardati ci vorrebbe una cifra che si aggira tra i 14 e i 15 miliardi. I sindacati, intanto, chiedono un risarcimento per tutti quei lavoratori che si sono trovati ad aspettare il proprio Tfs in questi anni. Minacciando anche di essere pronti a una class action, se la situazione non verrà rettificata.