Stallo in Ue sullo stop alle auto inquinanti, voto dei Paesi membri rinviato a data da destinarsi
È stallo in Europa sul voto sullo stop alle auto inquinanti dal 2035. Era già stato rinviato alcuni giorni fa a causa di una profonda incertezza sulle posizioni degli Stati membri a riguardo. Ad esempio l'Italia aveva inviato una lettera ai rappresentati degli altri Paesi spiegando di essere contraria al pacchetto, in quanto non prevede alcun incentivo per le imprese che rischiano di rimanere penalizzate a causa della transizione ecologica e per le fasce di popolazione più vulnerabili che non si possono permettere l'auto elettrica.
Nonostante gli attivisti climatici continuino a lanciare l'allarme sul fatto che non ci sia più tempo, che un cambio di rotta sia estremamente urgente per scongiurare la catastrofe ambientale, il voto tra gli ambasciatori dei 27 Paesi Ue sullo stop all'immatricolazione di nuove auto a benzina e diesel dal 2035 stato rinviato a data da destinarsi.
Ad annunciato è stata la presidenza di turno svedese. Il rinvio è stato dettato sia dalle posizioni contrarie di Italia, Polonia e Bulgaria, ma anche dall'incertezza della Germania. "Il Coreper (cioè la riunione degli ambasciatori) tornerà sulla questione a tempo debito", hanno fatto sapere fonti europee. Il Parlamento europeo aveva già approvato in via definitiva il pacchetto lo scorso febbraio. Una decisione che era stata definita come "storica" anche dai vertici della Commissione. "Stiamo discutendo con gli Stati le preoccupazioni emerse di recente. Le vogliamo comprendere meglio prima di decidere come possono essere affrontate e qual è la strada migliore da intraprendere. Sarebbe prematuro dire ora che strada intraprendere, ma siamo in fase di discussione e stiamo ascoltando con attenzione le preoccupazioni", commenta ora Dana Spinant, vicecapo portavoce della Commissione europea, nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles.
Festeggiano per il rinvio, invece, partiti come la Lega. Matteo Salvini si è sempre opposto alla direttiva, accusando l'Ue di fare un regalo a Paesi come la Cina, che produce le batterie per le auto elettriche. "È stata ascoltata la voce di milioni di italiani, e il nostro governo ha dimostrato di offrire argomenti di buonsenso sui tavoli internazionali, a difesa della nostra storia e del nostro lavoro. La strada è ancora lunga ma non ci svenderemo alla Cina. La Lega c’è", scrive ora il leader del Carroccio su Twitter.
Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un post sui social, ha salutato il rinvio come "un successo italiano". La posizione del governo italiano "è infatti chiara: una transizione sostenibile ed equa deve essere pianificata e condotta con attenzione, per evitare ripercussioni negative sotto l'aspetto produttivo e occupazionale", ha scritto Meloni. Perciò è "giusto puntare a zero emissioni di Co2 nel minor tempo possibile, ma deve essere lasciata la libertà agli Stati di percorrere la strada che reputano più efficace e sostenibile. Questo vuol dire non chiudere a priori il percorso verso tecnologie pulite diverse dall’elettrico. È questa la linea italiana che ha trovato largo consenso in Europa".
"Il nuovo rinvio in sede Ue sulla decisione riguardante lo stop ai motori termici al 2035 tiene giustamente conto di una forte resistenza di alcuni Paesi europei, con l’Italia in prima fila, a un’impostazione del Regolamento troppo ideologica e poco concreta", commenta invece, da parte sua, il ministro dell'Ambiente e delle Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ribadendo che "l’elettrico non può essere l’unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, ad essere una filiera per pochi". Il ministro ha quindi aggiunto: "Puntare sui carburanti rinnovabili è una soluzione strategica e altrettanti pulita, che consente di raggiungere importanti risultati ambientali evitando pesanti ripercussioni negative in chiave occupazionale e produttiva".
Per poi concludere: "La decarbonizzazione del settore dei trasporti, che resta obiettivo prioritario deve tenere conto delle peculiarità nazionali e di tempistiche compatibili con lo sviluppo del settore dell’automotive. Ci auguriamo che questa pausa consenta anche ad altri paesi e alle stesse istituzioni europee una ulteriore riflessione su un tema così importante per cittadini e imprese".