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L'Inchiesta sullo stadio della Roma

Stadio Roma, intervista a Emanuele Fiano (Pd): “Virginia Raggi, Alfonso Bonafede e M5s devono spiegare”

Sull’inchiesta sullo stadio della Roma la sindaca di Roma, Virginia Raggi, e i ministri M5s, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, “devono spiegare, hanno l’obbligo di trasparenza assoluta”: ad affermarlo è il deputato del Pd Emanuele Fiano, intervistato da Fanpage.it. “Nel governo del cambiamento hanno promesso anche la trasparenza, allora vengano a spiegare”, afferma Fiano dicendosi sconcertato dal fatto che “la giunta romana sia spettatrice”.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’inchiesta sul nuovo stadio della Roma non riguarda solo la politica capitolina ma anche quella nazionale, con il coinvolgimento – più o meno diretto – di esponenti vicini a Cinque Stelle e Lega. Le questioni sul tavolo sono due: la posizione dell’amministrazione capitolina guidata da Virginia Raggi e i rapporti che potrebbero esserci stati con esponenti del governo guidato da Giuseppe Conte. Il deputato del Pd Emanuele Fiano, intervistato da Fanpage.it, chiede di fare chiarezza sia alla prima cittadina della Capitale che agli esponenti del governo che avrebbero portato – a detta della stessa Raggi – Luca Lanzalone a Roma: Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. “Mi pare sconcertante che la giunta romana sia spettatrice”, afferma Fiano riferendosi al ruolo della Raggi e della sua squadra: “Il fatto che sia sempre all’oscuro di tutti non depone tanto bene. La Raggi deve spiegare, non basta dire che non sapeva”. Così come Fraccaro e Bonafede dovrebbero spiegare al Parlamento “che rapporto c’è con Lanzalone e perché lo presentarono alle più alte gerarchie”, attacca ancora Fiano sostenendo l’obbligo di una “trasparenza assoluta” da chi fa il ministro. “Nel governo del cambiamento hanno promesso anche la trasparenza, allora vengano a spiegare”, rincara la dose il deputato del Pd nell’intervista a Fanpage.

Le responsabilità politiche della Raggi

Fiano chiarisce da subito come le responsabilità penali siano diverse da quelle politiche e su quelle “parla la magistratura in cui riponiamo massima fiducia”. Ci sono poi le responsabilità politiche: “Mi pare sconcertante che la giunta romana sia spettatrice di questa vicenda anche se lancia accuse di responsabilità su altre parti del partito, parlando di chi gli ha presentato Lanzalone, cioè due ministri (il riferimento è a Bonafede e Fraccaro, ndr)”. Secondo il deputato del Pd, il fatto che Virginia Raggi “sia sempre all’oscuro di tutto – aggiunge parlando anche di altri casi del passato – non depone tanto bene”.

Fiano non chiede le dimissioni della Raggi, ma precisa che la sindaca “dovrebbe spiegare ai romani cosa sta succedendo, dovrebbe dare un quadro della situazione, come mai questa vicenda colpisca al cuore l’amministrazione. La Raggi deve spiegare, non basta dire che non sapeva”. Al contrario, secondo Fiano, “non ci sono elementi” che riguardano la giunta regionale del Lazio guidata da Nicola Zingaretti, almeno da un punto di vista politico. "Ci potrebbero essere risvolti penali ma che sono personali, e anche in questo caso mi auguro che dimostri la sua innocenza come mi augurano che facciano tutti, indipendentemente dal partito”, dice riferendosi al caso dell’ex assessore regionale all’Urbanistica Michele Civita. “La giunta non è coinvolta”, ribadisce Fiano.

‘Bonafede e Fraccaro devono spiegare’

L’attenzione di Fiano si sposta sul governo e sui ministri Alfonso Bonafede (Giustizia) e Riccardo Fraccaro (Rapporti con il Parlamento e democrazia diretta), chiamati in causa dalla Raggi quando afferma che furono loro due a suggerirgli il nome di Luca Lanzalone per aiutarla nel dossier sullo stadio della Roma. Secondo il deputato del Pd, i due ministri “dovrebbero spiegare al Parlamento che rapporto c’è con Lanzalone e perché lo presentarono alle più alte gerarchie. Chi assume incarichi di rilievo, come nei casi dei ministri e soprattutto se si tratta di quello della Giustizia, ha l’obbligo di trasparenza assoluta. Tanto più se questo riguarda anche chi si occupa di democrazia diretta”.

Il Pd – continua Fiano – presenta al Senato una richiesta di riferire in Parlamento al ministro della Giustizia Bonafede. Ma dovrebbero riferire senza che arrivi una richiesta dal Parlamento. Parliamo del partito che per anni si è detto emblema di onestà e trasparenza, ora dal punto di vista politico dovrebbero dare conto prima ancora che lo faccia la magistratura. Vengano a riferire in Parlamento”. Oggi è stato chiamato in causa anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ma Fiano preferisce non esporsi: “Bisogna leggere tutto con attenzione, capire di cosa parliamo. Ci sono elementi che vanno approfonditi, separando le questioni legali da quelle di altro genere. La formazione del governo ha subito una accelerata negli stessi giorni in cui alcuni nomi sono ora finiti al centro di riunioni e incontri. Chiederemo che possano fugare ogni dubbio in Parlamento”. E da qui un riferimento al contratto stipulato tra M5s e Lega e al governo del cambiamento, così come definito da chi lo compone: “Nel cambiamento hanno promesso anche la trasparenza, allora vengano a spiegare. Abbiamo fatto una richiesta al ministro della Giustizia, vedremo se ci saranno ulteriori elementi per chiedere altri chiarimenti”.

Via ad Almirante? ‘Sulla storia non si possono fare passi falsi’

C’è poi un’altra questione di cui si dibatte in queste ore: l’intitolazione di una via di Roma a Giorgio Almirante, storico leader del Msi. Iniziativa approvata con una mozione passata in assemblea capitolina ma su cui la sindaca Raggi ha posto il suo veto qualche ora dopo. Fiano ricorda la sua posizione sulla questione: “Mi espressi nettamente nel 2008, ormai dieci anni fa, in Aula, quando lessi il testo di un intervento di Almirante in cui difendeva l’antisemitismo. Su quelle vicende della storia non si possono fare passi falsi. Chi si è macchiato di una posizione chiara sul razzismo antisemita non può essere simbolo dell’Italia contemporanea, anche se poi hai avuto una carriera in un partito. Roma è la città del ‘sabato nero’, della deportazione degli ebrei. La città di Roma non può dimenticare queste cose”.

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