Da quando Luigi de Magistris si è accomodato sulla poltrona di sindaco della città di Napoli lo avrà detto almeno cento volte: la città avrà un nuovo stadio di calcio entro la fine del suo mandato. Ma di anni ne mancano circa due e mezzo. Pochi. E finora non c'è nemmeno un mattone. C'è, tuttavia, una certezza: il Calcio Napoli almeno per il 2014 continuerà a disputare gli incontri di casa nello stadio San Paolo di Fuorigrotta. La struttura è di proprietà del Comune di Napoli e dieci anni or sono fu stata concessa all'allora Napoli Soccer spa, la società che raccolse le ceneri del club sfasciato, fallito e retrocesso nel buco nero della serie C con un accordo, la cosiddetta "convenzione", che scadrà a fine giugno 2014, tra pochi mesi. Per questo motivo Aurelio De Laurentiis qualche giorno fa, il 1 febbraio, ha incontrato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, prendendosi la briga di andare fino a Palazzo San Giacomo. Trattare. Il suo obiettivo è riottenere lo stadio a condizioni ancor più vantaggiose. Già, ma quali?
«Sono stato io il primo a sostenere la necessità che il Comune di Napoli affidasse lo stadio San Paolo a De Laurentiis con la formula di cinque anni più altri cinque. La società sportiva era uscita da un fallimento, bisognava dargli fiducia. Ma ora sono francamente pentito: il presidente del Calcio Napoli ha rispettato solo ciò che gli è convenuto». A parlare con Fanpage.it è Raffaele Ambrosino che nella passata consiliatura è stato attivo consigliere comunale d'opposizione (Forza Italia). Ambrosino è stato fra quelli che hanno spinto, in Aula, affinché l'allora Napoli Soccer avesse un accordo più lungo con l'Amministrazione all'epoca guidata da Rosa Russo Iervolino. Oggi non lo rifarebbe: «C'era fra gli altri un emendamento che obbligava la società sportiva a installare i famosi due tabelloni per consentire agli spettatori di conoscere il risultato della partita, le sostituzioni, i marcatori, il tempo di gioco. E i due tabelloni non ci sono. Il club deve al Comune circa 4 milioni – continua Ambrosino – e l'Amministrazione non dovrebbe rinnovargli nulla se prima non paga e fa il suo dovere».
Dei soldi che non arrivano nelle casse cittadine ha parlato qualche giorno fa pubblicamente anche Pina Tommasielli, ex assessore allo Sport dimessasi qualche mese fa dopo un avviso di garanzia. «È mancato il coraggio di fare un decreto ingiuntivo a De Laurentiis» ha detto qualche giorno fa. E il riferimento al coraggio, più che chiaro, era indirizzato al primo cittadino partenopeo. Palazzo San Giacomo è senza assessore allo Sport da oltre quattro mesi; un'Amministrazione cittadina già in profonda crisi economica spende soldi per manutenzione ordinaria e straordinaria, utenze di energia elettrica, acqua, gas e non riceve puntualmente quanto dovuto dal Calcio Napoli, un'azienda che ha chiuso il bilancio 2011/12 con un utile netto di 14,7 milioni di euro. Un record. «Quando il sindaco siede allo stadio affianco al presidente della squadra – continua Ambrosino – è come un inquilino moroso che si siede accanto al padrone di casa». Dunque come si mettono le cose? Che vuole il patron azzurro dal sindaco arancione? Vuole – stando a voci di dentro a Palazzo San Giacomo – anzitutto una proroga di un anno agli stessi patti e condizioni avuti finora. Patti assolutamente vantaggiosi per il club sportivo: il Comune paga i vigili urbani che assicurano l'afflusso all'impianto. Gli steward che operano all'interno dello stadio qualche mese fa (a luglio) lamentavano di non essere pagati. La SSC Napoli che fa? Non parla. Tratta. E ogni tanto De Laurentiis ‘minaccia' di andare a giocare da qualche altra parte in Campania, sbandierando improbabili offerte. Nel frattempo però il San Paolo mangia quattrini. Occorre pagare manutenzione ordinaria e straordinaria, occorre adeguare periodicamente l'impianto sportivo agli standard Uefa altrimenti niente Champions League, occorre pagare pulizia, fornitura di energia elettrica. E il debito del club col Comune cresce.
Per chiudere questa partita e iniziare a parlare dell'accordo per il 2015 il Napoli Calcio dovrebbe stipulare un concordato economico col Comune. La pratica – dopo il via libera del Consiglio comunale nel dicembre scorso – sarebbe tecnicamente in mano al dirigente del Servizio Promozione attività sportive e iniziative per lo sport, Giuseppe Arzillo. Arzillo sì, ma solo di nome. Il dirigente sarebbe – stando sempre alle voci che trapelano dall'interno degli uffici comunali – molto cauto. Praticamente immobile. «Non vuole – dicono i bene informati – prendersi responsabilità». Al funzionario è stato "affiancato" un legale dell'Avvocatura comunale, ma nonostante ciò il documento è in fase di stallo. Qual è il motivo di tanta preoccupazione? Quante e quali sono le fatture da saldare? Cosa c'è scritto? Infine, ultima ma non per importanza, c'è la questione del "luogo" della discussione: il Consiglio comunale è stato – di fatto esautorato dalla discussione sul futuro dell'impianto e della gestione. È de Magistris che ne parla con De Laurentiis e basta. Non essendoci un assessore di riferimento nemmeno la giunta è tecnicamente coinvolta. Intanto siamo a febbraio e le trattative per un anno di proroga della convenzione sono appena iniziate. Cosa accadrà? Nella città che trema perché senza un euro in cassa il sindaco chiederà al presidente della squadra di calcio di allargare i cordoni della borsa o lascerà le cose come stanno?