Squinzi (Confindustria): “La riforma del lavoro è una vera boiata”
Sia che si tratti di sindacati o di industriali, la riforma del lavoro non piace granché. Non che non si fosse capito, ma mai erano arrivati commenti così espliciti come quelli del numero uno di Confindustria, Giorgio Squinzi, che l'ha definita «una vera boiata». Parole, pronunciate durante l'assemblea Andil, che arrivano proprio nel giorno in cui il Ministro Fornero è impegnata a trovare una soluzione in parlamento sul nodo esodati. Il successore della Marcegaglia, dopo aver incontrato il presidente del Senato Renato Schifani, ha fatto presente che sul fronte della crisi economica c’è grave «una situazione che sussiste solo in Italia, negli altri mercati europei non è così» e che si colloca «in un quadro politico sconcertante». Poi ha sparato a zero:
La riforma è una vera boiata, ma dobbiamo prendercela così com'è perché va portata al Consiglio europeo del 28 giugno.
Non lasciano spazio al caso i commenti di Squinzi che spera «ci sia l'occasione di tornare nel merito per dei correttivi». E rincara la dose, quando afferma che sulle misure del governo in materia di lavoro «stiamo cercando di moderare i nostri toni, perché in un momento complicato non vorremmo aggiungere ulteriori complicazioni». Il leader di Confindustria confessa di non aver memoria dia una situazione «così». «Non l'ho vista neanche negli ultimi 60 anni» dice. Eppure «l'Europa in generale sta andando bene, negli Emirati sta tornando la fiducia e anche il nord America dà segnali di miglioramento generalizzato». Poi c'è l'Italia. Pur sottolineando i problemi «della propria azienda» e quelli dell'edilizia in generale, ammette che «a soffrire sono tutti gli italiani, che stanno proprio tirando la cinghia. La situazione economica è stata aggravata dal terremoto».
Più tenero, ma comunque negativo il commento di Squinzi sul decreto sviluppo che «è ancora tutto da interpretare». In particolare, il presidente di Confindustria critica a Passera «la mancanza di incentivi seri per ricerca e sviluppo», ma il Ministro dello Sviluppo – ha continuato Squinzi – «mi ha detto che aveva inserito dei capitoli per questo e che ci rimetterà mano». Insomma, il giudizio di Squinzi sul nostro Paese è assai negativo. Motivo? «In Italia perché abbiamo voluto rientrare in maniera troppo rapida, sproporzionata alle nostre forze» sul fronte dei conti pubblici, deprimendo i consumi.
Una soluzione sarebbe quella di tornare ad una politica vera. Per il capo degli industriali, i tecnici non possono governare per sempre. «L'Italia non può prescindere dalla politica, ha bisogno della buona politica, della politica vera – ha detto – che dia un futuro e che risolva il problema della crescita e della disoccupazione giovanile». Ad ogni modo, il momento sarà il «summit europeo del 28 giugno è un punto di svolta, la cartina tornasole della situazione.»