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Covid 19

Spostamenti tra Regioni dal 3 giugno: i contagi non scendono, Lombardia rischia di non riaprire

Il governo e le Regioni sono chiamati a sciogliere il nodo sulle riaperture dal 3 giugno, quando saranno consentiti gli spostamenti tra diversi territori. L’ipotesi è quella di una riapertura senza limitazioni per nessuna Regione, ma la situazione della Lombardia (e non solo) continua a preoccupare e potrebbe portare a decisioni diverse: da uno slittamento generalizzato a limitazioni specifiche.
A cura di Stefano Rizzuti
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Riaprire tutto dal 3 giugno o aspettare ancora. Libera circolazione tra tutte le Regioni o restrizioni per quelle in cui i contagi sono ancora alti. I dilemmi a cui si trovano di fronte governo e Regioni sulla riapertura e sugli spostamenti tra diversi territori rimangono aperti. La decisione arriverà nelle prossime ore, probabilmente domani, quando il governo aprirà un confronto con le Regioni. Serve una mediazione anche con quelle del Sud, soprattutto con chi – come Sicilia e Sardegna – chiede di istituire un passaporto sanitario, ipotesi già scartata in quanto considerata incostituzionale e inutile. Al momento si dovrebbe andare verso una riapertura tra le Regioni a partire dal 3 giugno, così come previsto dagli ultimi provvedimenti del governo.

Ma le incognite restano. Tanto che nelle ultime ore sembra emergere anche un’altra possibilità: o si apre tutto dal 3 giugno oppure si rinvia di una settimana. La riapertura differenziata per Regioni sembra complicata anche per un altro motivo: dal 3 giugno i cittadini stranieri potranno venire in Italia praticamente senza limitazioni. E chiudere alcune Regioni potrebbe complicare di molto la situazione. Motivi per cui sembra comunque confermata la riapertura: la valutazione finale, comunque, avverrà dopo che verranno analizzati i dati sul monitoraggio regionale. La decisione, comunque, potrebbe slittare almeno a domani, se non addirittura di qualche altro giorno.

Riapertura Regioni, resta il nodo Lombardia

Il problema principale rimane quello della Lombardia. Come ricorda il Messaggero, la situazione negli ospedali sembra sotto controllo, ma ancora sono tanti i tamponi positivi e alta è anche la circolazione del virus, con una discesa inferiore alle aspettative. Nell’ultima settimana i contagi sono stati quasi 1.800, con un aumento del 2%. La media italiana è dell’1,3%, con un totale di 3mila nuovi casi. Il che vuol dire che in Lombardia si registra più del 50% dei nuovi casi giornalieri. Inoltre non conforta neanche il confronto con la settimana precedente. Ora i casi giornalieri di media sono 257, mentre sette giorni fa erano 281.

Le altre situazioni critiche: Liguria, Piemonte e Trento

Anche la percentuale dei positivi sui tamponi effettuati è alta, ancora sopra il 4%, ben al di sopra della media nazionale. Nonostante questo, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, parla di dati “esternamente positivi” e si dice ottimista per la riapertura. Il problema, però, non riguarda solo la Lombardia, ma anche la Liguria che registra valori molto simili sui nuovi casi in rapporto al totale degli abitanti. E anche in Piemonte la situazione non è delle più rosee, con valori ancora alti. Al contrario, sono in costante discesa Emilia-Romagna e Veneto. Mentre torna a preoccupare la provincia di Trento, soprattutto dopo i dati della scorsa settimana con cui ha superato il valore Rt di 1. Rt, comunque, non è l’unico indicatore di cui tenere conto, ma uno dei più importanti dei 21 considerati nel monitoraggio. Per cui per capirne di più bisognerà aspettare i dati di oggi sul monitoraggio.

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