Spese in Regione Emilia Romagna, nei rimborsi dell’Udc anche la tutina di un neonato

Somme spese per finanziare attività benefiche, pagare quote associative di onlus, fare un regalino ad un altro consigliere. Una tutina per un bebè, per la precisione. Sono alcune delle voci di spesa che sarebbero state rimborsate ai gruppi dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, oggetto dell’indagine per peculato della Procura di Bologna. Nello specifico si tratta dei rimborsi dell'UDC. Già nei giorni scorsi Silvia Noè, capogruppo Udc e unica esponente del gruppo, aveva commentato la vicenda in merito ad una presunta cena a favore dell'Ant emersa tra le voci di spesa: "Se alcune centinaia di euro sono state finalizzate in questi dieci anni a sostenere attività benefiche o di solidarietà non lo ritengo così deplorevole. Non penso sia disdicevole se, ogni volta che se ne è presentata l'opportunità, il gruppo consiliare abbia potuto sostenere iniziative benefiche negli ambiti più disparati".

Gli investigatori vogliono vederci chiaro anche su un contributo da 350 euro del marzo 2011 ad una onlus per una iniziativa benefica in Africa, e 100 euro dati a luglio ad una associazione che si occupa di handicap. E ancora, un versamento da 50 euro come contributo per quota sociale ad un altra associazione di Madonna di Campiglio; due quote associative da 20 euro ciascuna per l'Associazione di genitori scuole cattoliche. Quindi lo scontrino da 30 euro per un negozio di abbigliamento da neonati per il figlio di un assessore regionale. Secondo gli inquirenti queste spese, per quanto legate ad iniziative lodevoli benefiche, non sembra che attengano al funzionamento dei gruppi. E quindi valutano con attenzione la questione.