Se c'è un vincitore del braccio di ferro che ha portato alla nomina di 40 fra sottosegretari e viceministri, si tratta di Silvio Berlusconi, capace di piazzare i suoi fedelissimi in posti chiave della compagine di Governo. Era in parte già successo nella prima tornata di nomine ministeriali, ma almeno Letta era riuscito a conservare un minimo di autonomia e , salvo rare eccezioni, di indicare figure "compromesse" con il berlusconismo d'assalto. Sui sottosegretari ed i viceministri, le cose sono andate diversamente.
“Il cuore oltre gli ostacoli. Nel sogno di Silvio”. È questo il titolo dell'autobiografia, ancora in cerca di editore, di Micaela Biancofiore, appena indicata come sottosegretaria alle Pari Opportunità. La nomina della Giovanna d'Arco dell'area berlusconiana del Popolo della Libertà al ministero che fu di Mara Carfagna ovviamente ha fatto discutere ed immediatamente sono rispuntati i suoi video "militanti". Si va dalla "crisi che non c'è, visto che la gente beve il cappuccino al bar alle 10 del mattino", a "Silvio è l'uomo giusto per il Quirinale e lo sanno anche a sinistra", fino alla straordinaria fotografia con il cagnetto Puggy. Del resto, la Biancofiore lo aveva detto: "Se vinciamo le elezioni, non dico il ministro, ma il sottosegretario lo potrei fare e anche bene. Potrei fare il sottosegretario agli Esteri, che sono la mia materia, oppure alla Cultura". È finita alle Pari Opportunità, ma non si può volere tutto nella vita. Anche perché in ogni caso sul tema aveva dimostrato mentalità aperta e cautela: "Purtroppo qualcuno nasce con una natura diversa, tra l’altro una natura che non ti fa avere una vita facile", "Chi va con i trans ha seri problemi" e via discorrendo.
Allo Sviluppo economico è invece andata Simona Vicari, altra senatrice "leggermente" vicina al Cavaliere. Di pochi giorni fa la sua dichiarazione equilibrata sul rapporto fra politica e magistratura: “Berlusconi è l’uomo più perseguitato dalla giustizia. E non il più perseguitato della politica, dell’Italia o dell’Europa, ma dell’umanità”, mentre solo qualche settimana fa a La Zanzara si disse convinta della veridicità della battuta di Berlusconi sulla Merkel. Chissà, magari lo spiegherà al suo collega tedesco nel prossimo incontro.
Ma la nomina più eclatante è certamente quella di Gianfranco Micciché al ministero della Pubblica Amministrazione. Una scelta che rappresenta solo l'ultimo capitolo di una storia di amore ed odio fra il feudatario siciliano e Silvio Berlusconi. E che siamo certi si arricchirà a breve di nuovi capitoli. Tralasciando le confuse vicende legate alla presenza costante di uno spacciatore di cocaina (che ha patteggiato) nei palazzi del Ministero delle Finanze (nel 2002 Miccichè era viceministro dell'allora Governo Berlusconi), non sono lontani i tempi della "candidatura per far perdere il Pdl" in Sicilia, con comizi al vetriolo nei confronti dei suoi ex (ora non più ex) colleghi di partito.
Altro nome direttamente voluto da Berlusconi è quello di Bruno Archi, il cui inserimento nelle liste per le politiche 2013 già era stato oggetto di polemiche. Il diplomatico, infatti, è stato fra i testimoni del processo Ruby, relativamente al pranzo istituzionale durante il quale Berlusconi avrebbe parlato ad Hosni Mubarak di sua nipote Ruby. Archi aveva confermato la tesi della difesa: "Il presidente Berlusconi disse che aveva conosciuto una ragazza egiziana e chiese a Mubarak se fosse una sua parente e se facesse parte della sua cerchia familiare". Altri berlusconiani doc sono Jole Santelli, vicinissima a Previti, Giuseppe Castiglione e Rocco Girlanda.