Sostituzione etnica, Lollobrigida insiste: “È reato ignorare teorie folli? Giusto tutelare nostri costumi”
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida torna sullo spauracchio della "sostituzione etnica", espressione che aveva usato in riferimento alle poche nascite in Italia. Anche in questo caso, incalzato dai cronisti, non ritratta e non si scusa, ma ribadisce di aver pronunciato quelle parole senza conoscere il significato di quella "teoria del complotto". Anche se in passato in verità Giorgia Meloni e Matteo Salvini l'avevano utilizzata in diverse occasioni.
"Non possiamo arrenderci all'idea della sostituzione etnica: vabbè, gli italiani fanno meno figli, li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada", aveva detto, per poi affermare che in realtà sarebbe stato frainteso. Nessuna malafede insomma, nessuna frase razzista. Solo incolpevole ignoranza.
"Io ho usato termini che sono stati riportati a teorie complottistiche che io non seguo e su cui sono ignorante, nel senso d'ignorare alcune persone che dicono queste follie. Non li seguo e non penso che sia vietato dalla legge non perdere tempo con testi che non hanno alcun significato", ha detto oggi da Londra, dove si trova con la premier Giorgia Meloni, rispondendo a una domanda sulla possibilità di rivedere le sue idee, dopo aver visitato un Paese fortemente multietnico come il Regno Unito.
C'è però "un problema di volontà di curare costumi e abitudini", ha detto, aggiungendo che ogni tanto qualcuno ha detto che "a Londra non ci sono più inglesi", quando invece "ci sono cittadini a prescindere del colore della pelle o dalla religione".
"E vale anche per l'Italia – ha proseguito Lollobrigida – dove vi sono usi e costumi da tutelare, difendere e valorizzare" perché "io credo sia legittimo essere orgogliosi del nostro modello, che è talmente apprezzato fuori dai nostri confini che non si capisce perché dovremmo pensare che sia un problema. Voglio continuare a essere orgoglioso di essere italiano, avere al mio fianco di razza e religione anche diversa dalla mia, che sono cittadini italiani, che provino lo stesso sentimento".
Per quanto riguarda le politiche per incentivare la natalità, ha rivendicato il diritto di ciascun Paese di "incentivare attraverso un sistema di welfare più forte, la possibilità di mettere al mondo dei figli".
"L'immigrazione è un fatto fisiologico – ha ripetuto – ma non è la soluzione unica da percorrere. Per me la priorità è ad esempio permettere, a chi lo decida, di mettere al mondo figli".