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Sospesa patente dopo malore: cosa c’entra il caso di Elena Tuniz con il Codice della strada di Salvini

Un’insegnante di Udine si è vista sospendere la patente e finire sotto inchiesta per la presenza di tracce di THC nel sangue, nonostante l’uso di cannabis terapeutica prescritta dal medico. Il suo caso evidenzia un grave paradosso delle nuove norme del Codice della Strada, che prevedono sanzioni severe senza la necessità di dimostrare un’alterazione effettiva alla guida.
A cura di Francesca Moriero
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"Ciao sono Elena, ho 32 anni, sono un'insegnante delle scuole superiori, e sono una delle prime vittime del nuovo Codice della strada di Salvini", racconta Elena Tuniz in un video pubblicato sui social. Tuniz, insegnante di 32 anni, il 7 gennaio scorso si trovava alla guida della sua auto lungo il tragitto quotidiano verso casa quando ha avuto un improvviso malore mentre era al volante, perdendo temporaneamente il controllo dell'auto e finendo contro un ostacolo. Nulla di grave, ma sufficiente a richiedere l'intervento dei soccorsi e il trasporto in ospedale per accertamenti. Una volta ricoverata, i medici non hanno individuato subito la causa del malore, ma hanno comunque deciso di sottoporla a un test tossicologico di routine: dalle analisi è emersa una "dubbia positività" al THC, principio attivo della cannabis. La situazione si è complicata ulteriormente poche ore dopo, quando Tuniz ha avuto una nuova crisi, questa volta sotto gli occhi del personale medico. Solo a quel punto i sanitari hanno riconosciuto che si trattava di un episodio epilettico e le hanno prescritto una terapia specifica, che include proprio l'uso di cannabis terapeutica per il trattamento della patologia. Ma le sanzioni sono rimaste.

Nonostante la diagnosi e la prescrizione medica che attesta la necessità del trattamento con cannabinoidi e l'assenza di elementi che indichino l'effettiva alterazione al momento dell'incidente, la positività al test ha fatto scattare, infatti, automaticamente, l'applicazione delle sanzioni previste dal nuovo Codice della Strada di Matteo Salvini: la patente le è stata sospesa per un anno, con gravi ripercussioni sulla sua vita lavorativa, considerando che vive a 70 km dalla scuola in cui insegna. Nei suoi confronti è stato avviato poi anche un procedimento penale, con il rischio di una condanna fino a due anni di reclusione e una multa fino a 12mila euro.

La legge, infatti, non prevede alcuna distinzione tra chi assume cannabis per scopi terapeutici e chi la utilizza a fini ricreativi: secondo le nuove regole la sola presenza della sostanza nell'organismo è sufficiente a determinare il ritiro della patente e l'apertura di un procedimento penale, indipendentemente dal fatto che il paziente sia o non sia in stato di alterazione al momento della guida.

Le nuove norme: sanzioni indipendenti dallo stato di alterazione

Il caso di Tuniz porta alla luce una delle principali criticità del nuovo Codice della Strada, entrato in vigore nel dicembre 2024. Prima della riforma, infatti, per sanzionare un automobilista era necessario accertare uno stato di alterazione psicofisica durante la guida. Ora, invece, la positività a un test tossicologico è sufficiente per far scattare le misure punitive, senza alcuna distinzione tra chi è realmente sotto effetto di una sostanza e chi, pur avendola assunta giorni prima, non ha più alcuna alterazione. Significa che oggi basta la presenza di sostanze nel sangue o nella saliva a far scattare il ritiro immediato della patente e l'avvio di un procedimento penale. Questa regola si applica a tutte le sostanze classificate come stupefacenti, senza fare distinzioni tra uso terapeutico e ricreativo. I cannabinoidi, però, possono restare rilevabili nel sangue e nella saliva fino a 80 ore dopo l'assunzione, cioè ben oltre il tempo in cui producono effetti psicoattivi; questo significa che anche un paziente che segue regolarmente una cura a base di cannabis rischia di trovarsi nella stessa situazione di chi ha assunto la sostanza per scopi ricreativi, con conseguenze legali e amministrative assolutamente identiche. Per l'alcol, invece, il principio rimane differente: è necessario superare una soglia di 0,5 g/l per essere considerati in stato di ebbrezza; per le droghe, invece, non esiste alcun valore minimo di riferimento.

Il ricorso e la questione di legittimità costituzionale

A seguito di questa vicenda, l'associazione Meglio Legale, che si occupa di politiche sulla cannabis e della tutela dei pazienti che ne fanno uso terapeutico, ha deciso di intervenire nel caso di Elena Tuniz, presentando un ricorso al Giudice di Pace di Udine: l'obiettivo del ricorso è sollevare una questione di legittimità costituzionale sulla norma, evidenziando le possibili criticità derivanti dall'applicazione automatica delle sanzioni in assenza di una valutazione dello stato psicofisico del conducente. Il principio su cui si basa la contestazione è dunque che una persona possa essere punita non per aver guidato in stato di alterazione, ma semplicemente per la presenza di tracce di una sostanza nel proprio organismo, indipendentemente da quando sia stata assunta e dagli effetti che possa ancora avere. Così, la coordinatrice di Meglio Legale, Antonella Soldo, in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati organizzata insieme a Riccardo Magi, deputato e segretario di +Europa, ha spiegato: "Riteneniamo questo caso emblematico delle criticità del nuovo Codice della Strada, per questo abbiamo deciso di supportare Elena Tuniz, affidando la sua difesa all’avvocato Raffaele Minieri. Il ricorso presentato al Giudice di Pace di Udine non si limita a contestare la sospensione della patente, ma solleva una questione di legittimità costituzionale della normativa in vigore, che rischia di penalizzare ingiustamente persone che con la guida in stato di alterazione non c’entrano nulla".

Se il giudice accoglierà il ricorso, il caso potrebbe aprire un dibattito più ampio e portare la questione davanti alla Corte Costituzionale, con possibili conseguenze sull'attuale normativa. Nel frattempo, Elena Tuniz rimane senza patente e in attesa degli sviluppi giudiziari che determineranno il suo futuro.

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