Sono stato alla (non) grande manifestazione della Lega a Milano, quella nel nome di Oriana Fallaci ma senza che il nome della scrittrice che voleva comprare l'esplosivo e far esplodere con le sue mani la Moschea a Colle val d'Elsa, sia mai stato effettivamente proferito durante i comizi. Ma questa è soltanto la prima delle contraddizioni di questa manifestazione, tra l'altro in questo caso spiegabile se si pensa al nipote della scrittrice che qualche giorno fa aveva diffidato Matteo Salvini dall'utilizzo del nome di Oriana Fallaci associato a una manifestazione di partito.
In ogni caso, quella di ieri pomeriggio, potremmo chiamarla proprio la manifestazione delle contraddizioni (o delle stranezze).
Una "grande" manifestazione senza simboli di partito, ma poi i partecipanti erano tutti della Lega, sopra e sotto il palco. Di solito le manifestazioni senza simboli di partito si fanno per dare a molti la possibilità di parlare, all'interno di una stessa area di pensiero ma comunque provenienti da storie diverse, in piazza Cairoli invece l'unico leader nazionale che ha parlato è stato Matteo Salvini, con dietro le sue guardie del corpo a fare da figuranti: il presidente della regione Lombardia Fontana, poi Calderoli, Luca Zaia, Massimiliano Fedriga e il Ministro dell'Istruzione Valditara. Tutti uomini, ma poi Salvini sul palco ha rivendicato la libertà della donna nell'Occidente.
Matteo Salvini dal palco lo ha detto chiaramente: "Siamo per due popoli, due Stati". Poi però ha dimenticato di dire che almeno uno Stato già c'è ed è quello di Israele, quello che invece manca è riconoscere lo Stato di Palestina. Anzi, Matteo Salvini la parola "Palestina" non l'ha nominata mai durante tutto il suo comizio. Capisco non fare una ricostruzione storica Israele-Palestina durante un incontro di partito (ma senza bandiere, per carità), però nominare soltanto il "diritto alla difesa di Israele", non chiedere mai il cessate il fuoco al governo israeliano per i bombardamenti su Gaza, e ancora mostrare le immagini delle persone rapite il 7 ottobre dall'organizzazione terroristica Hamas però non gli effetti dei bombardamenti di Israele sui civili a Gaza, a me sembra una contraddizione di quelle grosse come la Lega. Come del resto le quattro o cinque bandiere di Israele presenti fra il pubblico, però nessuna bandiera palestinese. Sia però detto: alle persone con la bandiera di Israele ho chiesto se una bandiera palestinese in quella stessa manifestazione li avrebbe in qualche modo offesi o turbati e mi hanno risposto "no". Ottimo. Però resta il fatto: non c'era neanche una bandiera palestinese.
Le contraddizioni proseguono. Sullo sfondo della grande scenografia una scritta sulla sinistra, in basso: "Per il diritto all'esistenza di Israele". Dai, ci sta. Anzi: ci mancherebbe altro. Però dalla parte opposta della scenografia – o da qualsiasi altra parte – un grande vuoto e zero riferimenti al diritto all'esistenza anche della Palestina; sembra quasi che Matteo Salvini abbia adottato la frase "due popoli, due Stati" ma senza esagerare. Insomma, tutto ok però solo fino a un certo punto. Oppure sembra che qualcuno quella frase gliel'abbia boicottata al momento dell'acquisto della scenografia; poverino, succedono davvero tutte al leader della Lega.
Matteo Salvini, poi, dal palco se l'è presa con quelli che – a poca distanza da lì, nello stesso pomeriggio – stavano sfilando per la libertà della Palestina, chiamandoli fascisti. Di più: ha detto che gli unici fascisti rimasti sono loro. Nessun altro. Strano, per uno che condivide l'esperienza di governo con un partito che nel logo mantiene la fiamma ardente sulla tomba di Benito Mussolini. Secondo me, un'altra contraddizione.
Sulla scenografia la parola "pace", una quasi novità per la Lega, dopo aver sostenuto gli interventi militari in Iraq, in Afghanistan e in Libia; accanto comunque ad espressioni chiave della sua storia come "difendiamo l'Occidente". Partiamo dalla prima, la parola "pace". Qualcuno fra gli spettatori l'ha rivendicata direttamente, addirittura definendosi pacifista (ma non erano loro che chiamavano i pacifisti "pacifintisti"?). Una signora, invece, aveva il cartello "pace" in mano ma poi, sul punto, mi ha detto "in verità io li odio". Evviva la sincerità.
Rispetto ai valori occidentali, è stato abbastanza divertente (leggi "contraddittorio") ascoltare Matteo Salvini che ha citato (seriamente, senza presa in giro) i diritti delle persone omosessuali, il movimento Lgbtq+ in Italia, una cosa da far quasi pensare al miracolo, ma poi s'è capito: lo aveva fatto per marcare la differenza con Gaza, dove gli omosessuali "rischiano 10 anni di carcere". Onestamente non ho capito perché una legge orrenda come la carcerazione per il proprio orientamento sessuale possa convalidare la necessità di bombardare una città. In altre parole: io non credo che per chi usa la parola "pace" debba esserci la precondizione di un sindaco arcobaleno per decidere di non bombardare i civili che fanno parte di quella città. Ma tant'è, sarà un'impressione mia o forse soltanto un'altra contraddizione di questa manifestazione.
Infine, un ringraziamento finale di Matteo Salvini al buon Dio per averli graziati con il tempo atmosferico (alla faccia dello Stato laico) e tutti a casa, sotto le prime gocce di pioggia.