Sondaggi politici, Renzi lascia il Pd e fonda Italia Viva: ma i suoi consensi sono fermi al 15%
Per valutare l’impatto che il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, può avere sull’elettorato è ancora presto. Tuttavia un primo dato emerge con chiarezza: i consensi dell’ex presidente del Consiglio non sono alti e sono, anzi, ben distanti dall’apice della popolarità raggiunta dall’ex segretario Pd in occasione delle elezioni europee del 2014. Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, offre i dati riguardanti gli ultimi sondaggi durante la trasmissione Di Martedì, in onda su La7. E sottolinea subito come sia “molto presto” per capire la reazione dell’opinione pubblica alla nuova formazione: il primo problema per Renzi è quello di spiegare questa decisione “non semplice”, considerando che ha lasciato il Pd “rimanendo alleato delle forze di maggioranza”.
I consensi di Renzi si attestano intorno al 15-16%, spiega Pagnoncelli, facendo riferimento alle ultime rilevazioni, precedenti comunque alla formazione di Italia Viva: “Dati molto lontani dal famoso 70% che aveva accompagnato il risultato trionfale delle elezioni europee del 2014”. Per il presidente di Ipsos ora si apre una “fase molto complicata” per l’ex presidente del Consiglio: “Non era all’apice del consenso e ora è alle prese con le motivazioni che deve addurre per convincere l’elettorato”.
La popolarità dei leader politici
Il sondaggio effettuato da Nando Pagnoncelli non tiene conto della nuova formazione di Matteo Renzi (essendo iniziato prima della scissione), ma considera la popolarità dei leader politici: in particolare si chiede chi viene ritenuto il più forte ora. A prevalere è Giuseppe Conte (38%), seguito da Matteo Salvini (al 33%, ma lontano dal 51% pre-crisi di governo). Più indietro Nicola Zingaretti (7%) e Luigi Di Maio (5%). Non sa il restante 17%. Per quanto riguarda le aspettative riposte nel nuovo governo, il giudizio degli italiani sembra non essere particolarmente positivo. Il 45% del campione ritiene che per lui le cose resteranno invariate, mentre prevede un peggioramento il 30%. Miglioramento stimato solo dal 17%, mentre non ha un giudizio preciso sulla questione l’8% degli intervistati.