Sondaggi politici, per il 56% degli elettori Conte non può essere il “federatore” del centrosinistra
Secondo l'ultimo sondaggio EMG Acqua, presentato oggi ad Agorà, su Raitre, se si votasse oggi la Lega sarebbe ancora il primo partito con il 31,8%. I due alleati al governo, Partito democratico e Movimento Cinque Stelle, c'è un ancora una situazione di testa a testa: il primo è al 19,7%, mentre i pentastellati sono al 19,2%.
Neanche in casa centrodestra ci sono grandi sorprese: Fratelli d'Italia è al 7,8%, secondo partito della coalizione che si presenterà unita alle prossime elezioni regionali in Umbria, il 27 ottobre; Forza Italia arranca, con il 7,1%. Italia Viva non sfonda, e non va oltre il 4,1%. Mentre Più Europa e La Sinistra sono stimate rispettivamente al 2,4% e al 1,6%.
Per quanto riguarda la fiducia ai leader conduce la gara ancora Matteo Salvini con il 39%, seguito da Giuseppe Conte al 35%: entrambi sono però in calo di un punto rispetto alla precedente rilevazione. Giorgia Meloni (al 29%) scalza sia Luigi Di Maio (al 25%), sia Nicola Zingaretti (al 24% ). Berlusconi è staccato al 17%; mentre Matteo Renzi è al 14%, ancora a pari merito con Carlo Calenda di ‘Siamo europei'; infine Toti è al 13%. Come si vede il confronto tv tra il fondatore di ‘Italia viva' e il segretario del Carroccio, ospiti da Bruno Vespa a ‘Porta a Porta', non ha portato alcun giovamento ai due sfidanti: il loro consenso è rimasto pressoché immutato (in lieve calo per quanto riguarda il segretario della Lega). Nemmeno la leadership di Conte risulta scalfita: per entrambi i leader uno degli obiettivi del duello tv era appunto quello di sottrarre consenso al presidente del Consiglio, visto da entrambi come un avversario. Alla domanda se Giuseppe Conte possa essere il nuovo "federatore" del centrosinistra, il 56% dell'elettorato totale ha risposto no, mentre è d'accordo il 26%.
Nella manovra 2020 Quota 100, la riforma a firma Lega che consente di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi, non verrà toccata. Secondo il 46% degli intervistati la misura non deve essere modificata, per il 34% dovrebbe subire degli aggiustamenti, e per il 12% va invece abolita.