Sondaggi politici, la Lega ha il doppio dei voti del Movimento 5 Stelle: 36% contro 18%
È un sondaggio politico realizzato dall’istituto specializzato Demopolis a permetterci di fare il punto sull’evoluzione del consenso verso i partiti, al termine di una fase caratterizzata da roventi polemiche e casi giudiziari di ampia rilevanza. Stando a quanto raccolto in questi giorni, dunque, se si votasse ora la Lega si confermerebbe nettamente il primo partito, raggiungendo il 36%, un risultato enorme se si considera che arriva nel pieno di una fase molto complessa, con le inchieste Arata e Moscopoli al centro del dibattito pubblico. Casi che evidentemente non hanno scalfito il consenso di cui gode il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini (come testimoniato anche da un sondaggio sul gradimento personale dei leader), impegnato anche in un duro confronto con il ministro dell’Economia Giovanni Tria sulla flat tax.
Continua la discesa del Movimento 5 Stelle, ormai accreditato del 18%: la metà dei consensi attribuiti alla Lega e oltre 16 punti in meno rispetto al risultato delle politiche del marzo 2018. Complessivamente, l’area di governo è ben oltre il 54% dei consensi, un dato superiore alla somma di Lega e M5s alle ultime politiche.
Stabile al 22,5% il Partito Democratico di Nicola Zingaretti, dopo una prima fase in cui sembrava riuscito a invertire il trend negativo dei mesi precedenti. Si conferma in salute, invece, Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni resta davanti a Forza Italia, raggiungendo il 6,8% delle preferenze degli elettori. Il partito di Silvio Berlusconi, in piena fase di ricostruzione dei quadri dirigenti, scivola dunque al 6,7%, la metà dei consensi ottenuti alle ultime elezioni politiche. È interessante sottolineare come il complesso delle forze di centrodestra sfiorerebbe il 50% dei consensi totali, collocandosi al 49,5% complessivo: una quota sufficiente, con ogni probabilità, a ottenere la maggioranza dei seggi tanto alla Camera quanto al Senato.
Male tutte le altre forze politiche, nessuna delle quali sembra potersi avvicinare al 3%, la soglia minima per l’ingresso in Parlamento.