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Sondaggi politici e gradimento personale: il potere non logora Giorgia Meloni

Malgrado un leggero calo, gli ultimi riscontri dei sondaggi certificano il buon momento di Fratelli d’Italia e della sua leader Giorgia Meloni. Il Pd di Elly Schlein torna al 20%, ma al momento non dimostra di poter essere una reale alternativa sul piano del consenso.
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L’ultima certificazione in ordine di tempo arriva dal sondaggio realizzato da Nando Pagnoncelli: la luna di miele tra Giorgia Meloni e gli italiani è tutt’altro che finita. Dalla rilevazione pubblicata dal Corriere della Sera, infatti, si evince come il gradimento del governo sia ancora alto e in aumento (44% di valutazioni positive e indice a quota 51), ma soprattutto come la Presidente del Consiglio continui a registrare un elevato consenso personale (indice a quota 53). È lei a consentire a Fratelli d’Italia di tenere botta e di restare intorno al 30%, distanziando notevolmente un Partito democratico che comunque si colloca sopra al 20% e il Movimento 5 stelle, che resta al 16,5%. Malgrado una leggera flessione rispetto alle settimane post Politiche, dunque, Meloni conserva la fiducia degli italiani, non risentendo dell'effetto logoramento tradizionalmente determinato dal ruolo di governo.

Una situazione fotografata in modo simile anche da altri istituti di rilevazione, che testimonia una dinamica interessante del quadro politico italiano. Nei suoi primi mesi a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni si è mossa seguendo un doppio binario che evidentemente sta producendo risultati positivi sul piano del consenso personale. Da un lato ha mostrato un’estrema prudenza sui dossier più delicati e impattanti (economia, guerra in Ucraina e rapporti con i tradizionali partner, Ue e Nato in particolare), dall’altro non ha rinunciato alla propria piattaforma programmatico – ideologica su temi di grande impatto sull’opinione pubblica (in particolare su reddito di cittadinanza e immigrazione).

Paradossalmente, in questo percorso Meloni ha potuto giovarsi persino della confusione e degli scivoloni determinati da azioni e dichiarazioni di alcuni esponenti della maggioranza. Si è ritagliata un ruolo da “aggiustatutto”, che mette pezze e riporta ordine, restituendo un’immagine di persona competente e attenta, fosse anche solo per contrasto. Certo, non sono mancati i momenti di grande difficoltà, come la gestione del caso Cutro (in cui è sembrata impreparata e oltremodo cinica), ma possiamo tranquillamente dire che è sempre stata in grado di utilizzare con grande efficacia una serie di argomenti di distrazione, che hanno portato le discussioni su terreni a lei favorevoli. Abbiamo parlato per settimane di questioni marginali, quando non addirittura irrilevanti. Parallelamente, la destra ha mostrato il suo vero volto sul piano dei diritti civili e sociali: il punto è che, mentre Meloni appariva su un piano “altro”, a fare il lavoro sporco, ad attirarsi critiche e polemiche, ci pensavano i suoi fedelissimi o comunque i suoi alleati.

Esiste una vera opposizione a Giorgia Meloni?

È vero che nei primi mesi a Chigi ha potuto beneficiare dell'assenza quasi totale dell'opposizione, tanto da limitare la sua presenza pubblica (pochissime interviste, molto lavoro dietro le quinte), ma la Presidente del Consiglio ha mostrato di poter cambiare passo nelle fasi più delicate. Così, proprio nei giorni in cui il governo è chiamato a varare provvedimenti di grande impatto (su lavoro, concorrenza, immigrazione e fisco), ha intensificato la propria presenza pubblica e alzato il livello dello scontro, evidentemente nel tentativo di distribuire le responsabilità di ritardi e mancanze, oltre che di occupare gli spazi di discussione pubblica, imponendo la propria agenda.

Quanto durerà ancora questa fase non è dato sapere. Sul piano politico, Meloni sa di muoversi in un campo minato: Salvini non è esattamente quello che si definisce un alleato tranquillo e continuerà a sgomitare per riacquistare centralità nel dibattito pubblico; Forza Italia è a rischio disgregazione e un'eventuale convergenza con i renziani rappresenterebbe più di un problema; l’opposizione si sta faticosamente riorganizzando ed Elly Schlein potrebbe costruirsi un ruolo da vero contender; gli equilibri interni a Fratelli d’Italia non sembrano più solidissimi come un tempo. L’esecutivo, inoltre, sta per fare i conti con il primo vero pacchetto di crisi: i ritardi e gli errori sul Pnrr, la difficoltà nel portare a casa riforme centrali (concorrenza, fisco, lavoro), l’agitazione di sindacati e corpi sociali di fronte alla recrudescenza della crisi economica. In mezzo, il rischio che vadano deluse le promesse  elettorali e restino inevasi gli impegni presi con quei soggetti che hanno sostenuto la sua ascesa a Palazzo Chigi. Sullo sfondo, sempre il timore che sia la realtà a presentare il conto su questioni particolarmente care agli italiani, come il comparto immigrazione, il sostegno alla popolazione meno abbiente e quelle riforme attese e promesse da anni sul piano fiscale.

Insomma, va bene la strategia, ma prima o poi dovranno arrivare i risultati. Soprattutto, Meloni dovrà dimostrare di voler fare sul serio e non recedere rispetto a quel progetto complessivo di trasformazione del Paese che ha promesso ai propri sostenitori. E se hai promesso di portarli sulla luna, sarà molto difficile accontentarli con un giretto in mongolfiera…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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