Ancora una volta è l'Atlante Politico di demos (per Repubblica.it), con la brillante analisi di Ilvo Diamanti, a fare il punto sulle "dinamiche del consenso" nel nostro Paese. Una ricerca estremamente interessante che, integrata con le rilevazioni effettuate per tecne – italia, fornisce un quadro dettagliato non soltanto degli orientamenti di voto relativamente ai singoli partiti politici. Infatti, punto focale della rilevazione, resta la constatazione del diverso orientamento di voto in relazione alle varie "coalizioni ipotizzabili". Dai dati raccolti, a pochi mesi dalle Elezioni Amministrative, emerge chiaramente la "difficoltà" dell'attuale maggioranza di Governo, soprattutto nel caso in cui i partiti di centro – sinistra riuscissero a "presentare una coalizione credibile".
Come messo in evidenza da Diamanti, infatti, "in una competizione di tipo maggioritario a tre, il Centrodestra otterrebbe il 37% dei voti validi (circa 3 punti in meno rispetto alla somma dei partiti), il Centro salirebbe, invece, al 20% (oltre 6 punti in più) mentre il Centrosinistra raccoglierebbe quasi il 43% (4 punti in più). Diverso il risultato di una competizione a due. La "grande coalizione" tra il Centro con il Centrosinistra e la Sinistra si attesterebbe al 56%, mentre il Centrodestra salirebbe al 43%".
Variabile fondamentale resta la "zona grigia" degli indecisi o intenzionati ad astenersi, il cui "comportamento" alle urne potrebbe in ogni caso risultare decisivo. Ecco perchè l'analisi di demos si spinge oltre, fino a considerare le differenti ipotetiche scelte in base alle varie coalizioni "possibili". Particolarmente interessante il dato relativo alle probabili scelte nel caso in cui gli elettori si trovassero di fronte a due grandi coalizioni: ebbene, in un simile scenario oltre il 30% degli indecisi opterebbe per la bocciatura della coalizione di Governo, che invece verrebbe sostenuta solo dal 16%. Quanto ai consensi dei singoli partiti, tecne rivela di un Popolo della Libertà ancora primo partito con il 32% dei consensi (ma comunque in flessione di quasi un punto rispetto a gennaio), con il Partito Democratico che si assesterebbe al 27,5%, anche in questo caso con un calo di circa un punto percentuale rispetto al mese precedente. Stabile la Lega Nord intorno al 9%, mentre sorprende il risultato di Futuro e Libertà che, a dispetto della diaspora parlamentare degli ultimi giorni, dovrebbe confermarsi intorno al 4%, segno di quanto in realtà sia intatto il legame dell'elettorato con il Presidente della Camera Gianfranco Fini. Inoltre, non sembra sfondare Sinistra e Libertà, mentre la linea dell'Unione di Centro sembrerebbe convincere la "base" del movimento guidato da Cesa e Casini (che infatti conferma in pieno il risulato delle europee 2009). Infine, si rileva come il poco spazio sui mezzi di informazione penalizzi il Movimento a 5 Stelle di Beppe Grillo, anche se andrebbe in ogni caso considerata l'incognita di una lunga campagna elettorale.
Già, perchè proprio in relazione a questi dati, appare chiaro il perchè di alcune scelte "comunicative" non soltanto del Presidente del Consiglio. In poche settimane le "elezioni anticipate" sono passate da una "concreta eventualità" ad una "seria minaccia", fino ad arrivare ad essere un lontano ricordo: prospettiva rilanciata finanche dalla Lega Nord, peraltro "rabbonita" dalle misure aggiuntive contenute nel Decreto Milleproroghe 2011 e dal (pur accidentato) cammino del federalismo fiscale. Allo stesso modo e parallelemente al rafforzamento della maggioranza parlamentare (che ormai sembra ben oltre i 320 deputati alla Camera e con un probabile riequilibrio nelle Commissioni dovuto anche al "disfacimento del gruppo di Futuro e Libertà al Senato), va interpretata in questo senso anche la brusca virata della comunicazione berlusconiana, tornata al "modello del '94" (come suggerito da Giuliano Ferrara) e tesa a "recuperare il terreno perduto" non più (o meglio non soltanto) attraverso il compattamento del proprio elettorato storico sulla base del leit motiv della persecuzione giudiziaria.
Dall'altra parte della barricata la complessa situazione dell'opposzione, con il Partito Democratico chiamato ad una scelta decisiva probabilmente per l'intero campo progressista italiano: una "coalizione di emergenza democratica (probabilmente anche penalizzante nel breve termine elettrale), oppure un lavoro intorno ad un progetto di alternativa di Governo con un programma condiviso ed unità di intenti, che vada al di là della "sconfitta di Berlusconi"?