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Smart working, le regole dopo la proroga fino a fine anno: chi può lavorare da casa e perché

Con il decreto Lavoro è arrivata una prima proroga per il settore privato, mentre sulla pubblica amministrazione la discussione è ancora aperta: il prolungamento fino a fine anno, però, non riguarda tutti.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Smart working fino a fine anno, ma non per tutti. La proroga è arrivata con un emendamento al decreto Lavoro, che però riguarda solo il settore privato. Il testo approda oggi in Aula per la discussione generale: qui la maggioranza proverà a intervenire anche sulla pubblica amministrazione, che al momento resta esclusa dal prolungamento. Allo stato delle cose, per il pubblico le regole sul lavoro agile scadranno il 30 giugno, anche se si parla di una proroga almeno fino al 30 settembre. Nel privato, invece, con la modifica al decreto la scadenza è già stata posticipata al 31 dicembre.

Le regole sullo smart working, però, non riguardano tutti. Le categorie interessate sono sempre due: i lavoratori fragili e i genitori che hanno figli sotto ai 14 anni. Nel settore privato – che di fatto è l'unico che rimarrà interessato dalla formula di impiego, salvo nuove modifiche – ci sono comunque diverse zone d'ombra: chi soffre di alcune patologie particolarmente invalidanti ha diritto a lavorare da casa, a prescindere dal parere del datore di lavoro, tanto da prevedere anche un eventuale cambio di mansione pur di attivare lo smart working (ma senza demansionamento né riduzione dello stipendio); le persone con figli under 14, invece, devono rispettare altre regole, come ad esempio il fatto che l'altro genitore non può essere disoccupato o percepire qualche tipo di sostegno al reddito.

Lo smart working per i genitori, secondo quanto previsto dalla legge vigente, deve essere concesso prioritariamente a chi ha i figli sotto ai 12 anni. Per tutti gli altri lavoratori, invece, serve un accordo formale scritto con il datore, che può decidere se accettare o meno la richiesta: non è più possibile raggiungere un'intesa tramite una comunicazione informale, così come accaduto durante la pandemia di Covid, grazie alla deroga che prevedeva lo smart working agevolato.

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