Sindaco di Torino a Fanpage: “Destra usa la Gpa come scusa per non dare risposte a figli di coppie Lgbt”
La trascrizione nelle anagrafi comunali degli atti di nascita dei figli di coppie omosessuali, in Italia, è ancora lasciata in mano ai sindaci, alle prefetture e ai tribunali, senza una norma univoca e chiara. Nelle scorse settimane, il caso di Milano e la successiva protesta in piazza hanno fatto tornare il tema al centro del dibattito. Lunedì, i sindaci di sette grandi città italiane – Roma, Milano, Torino, Napoli, Firenze, Bari e Bologna – hanno lanciato un'iniziativa per chiedere una legge che regoli la questione. Stefano Lo Russo, primo cittadino di Torino, ha spiegato a Fanpage.it come è nata l'iniziativa e cosa si chiede alla maggioranza di centrodestra.
Sindaco, qual è il vostro obiettivo?
Chiediamo al Parlamento di dotare il nostro Paese di una legge che dia certezza giuridica alle figlie e ai figli delle coppie omogenitoriali. Oggi viviamo in un buco normativo: queste bimbe e questi bimbi hanno meno diritti rispetto ai loro coetanei figli di coppie eterosessuali, e rispetto ai figli di coppie omosessuali in giro per l'Europa. Sono nelle nostre scuole, prendono i nostri mezzi pubblici, e hanno una vita assolutamente normale ma hanno meno diritti di altri. Questo in un Paese dell'Unione europea non è giustificato. Non è accettabile. Serve un intervento normativo, come peraltro ha sentenziato la stessa Corte costituzionale.
Finora i sindaci si sono affidati alle sentenze dei tribunali per decidere come agire?
In questa incertezza giuridica si sono sviluppate numerose sentenze, a volta contraddittorie a seconda della situazione temporale o geografica. Questo ha evidenziato ancora di più l'esigenza di una legge, che è la cosa che chiediamo di fare, proponendo anche un incontro con la premier Meloni e con il ministro Piantedosi.
Qual è il rischio in una situazione simile?
Le bambine e i bambini rischiano di vedere cancellati i propri atti di trascrizione davanti a un'azione della magistratura. Purtroppo è già capitato in tante aree d'Italia. Su questo stiamo insistendo: non consegnare alla aleatorietà dell'interpretazione normativa il destino delle bambine e dei bambini. Dietro gli atti giuridici ci sono persone in carne e ossa.
Credete che si farà davvero questo incontro con Meloni e Piantedosi?
Noi ovviamente auspichiamo che si faccia il prima possibile, lo abbiamo proposto con spirito costruttivo.
Cosa chiedereste a Giorgia Meloni?
Il tema si gioca su due elementi: il primo è il riconoscimento delle bambine e dei bambini, il secondo è il matrimonio egualitario. In questi due ambiti serve una legge. Abbiamo voluto proporre il matrimonio egualitario perché così si dà la possibilità di accedere all'adozione. In maniera non corretta, il punto che viene posto dalla maggioranza per non fare nulla è quello della gestazione per altri, cioè della maternità surrogata o ‘utero in affitto'.
Quindi non chiedete che la Gpa sia resa legale, o che i bambini nati tramite Gpa siano riconosciuti per legge.
La Gpa è un tema divisivo, che può tranquillamente essere superato dal riconoscimento del matrimonio egualitario. Ci tengo a sottolinearlo: non si può usare l'argomento della Gpa per non fare nulla. Con la nostra proposta l'obiezione che è stata fatta dalla maggioranza, rispetto alla maternità surrogata, è assolutamente superata, a legislazione vigente.
Se il governo ignorasse la proposta sul matrimonio egualitario, per voi sarebbe il segno che quella della Gpa è una scusa?
Io auspico che il governo non la ignori. È una proposta che arriva dalle città italiane e dalla società italiana. Spero che prenda una posizione chiara sul tema, senza usare un argomento che non c'entra niente per non fare nulla.
Nella vostra proposta vi riferite a un caso specifico: i bambini con due mamme, nati all'estero, che non siano riconducibili a Gpa. Negli altri casi – figli con due padri, o nascite avvenute in Italia – qual è la vostra posizione?
Sì, abbiamo detto che continueremo a trascrivere le fattispecie su cui la giurisprudenza italiana ha dichiarato la completa ammissibilità: gli atti di bambine e bambini nati da due mamme in Stati esteri. Negli altri casi, i diversi Comuni si sono mossi in maniera molto differente, a seconda delle sentenze dei tribunali locali e alle iniziative dei prefetti quando sono state portate avanti.
Dunque sulla Gpa la posizione è che il tema vada superato con le adozioni, e sui casi di figli di coppie di uomini la vostra proposta non si esprime direttamente. Avete sentito la segretaria Schlein prima di lanciare questa iniziativa?
Ovviamente è stata informata, l'ho contattata io personalmente.
La vostra iniziativa è nata anche per rivendicare la centralità dei sindaci all'interno del Pd?
Non è questo lo spirito, la nostra intenzione è esclusivamente costruttiva, non oppositiva. Noi portiamo un'esperienza concreta, diretta, fatta di contatto con le persone fisiche, e questo è lo spirito che ci sta animando.
Avete detto che continuerete le trascrizioni, nonostante le indicazioni delle prefetture. Si può parlare di disobbedienza civile?
Si può parlare di un'iniziativa istituzionale, nel rispetto delle norme e della giurisprudenza italiana. Il tema non può essere consegnato ad atti di disobbedienza civile, serve un quadro di certezza giuridica. Per questo, più che un gesto di disobbedienza civile per noi è un gesto di obbedienza civica. Obbedienza al dispositivo della Corte costituzionale che dice con chiarezza che i diritti di queste bambine e di questi bambini vanno tutelati.
Allora è il governo Meloni che sta disobbedendo ai principi civici?
Esattamente. C'è una sentenza che sollecita il Parlamento ad assumere un'iniziativa legislativa. Se c'è qualcuno che in questo momento non sta adempiendo ai propri doveri è il Parlamento italiano.
Sul tema dei figli di coppie omogenitoriali il Pd ha presentato una proposta di legge poche settimane fa. State chiedendo agli altri partiti, soprattutto dell'opposizione, di appoggiarla?
No. Il tema secondo noi è trasversale, anche nella sensibilità di larga parte del centrodestra. Come sindaci portiamo un'istanza: questa non deve diventare di una parte politica, ma la più trasversale possibile.