Si mette male per Matteo Renzi. La scelta di Sergio Mattarella e la rottura del “Patto” hanno mandato su tutte le furie Silvio Berlusconi. Che, stando a quanto apprende fanpage.it da fonti parlamentari molto vicine al leader di Forza Italia, nelle ultime ore si è innervosito ancora di più. I tentativi di convincerlo a votare Mattarella, infatti, vanno avanti senza sosta: Renzi teme che rompere completamente con l’ex amico Silvio possa provocare più danni del previsto.
E così alcuni “ambasciatori” avrebbero fatto capire ai vertici di Forza Italia che un “sì” a Mattarella potrebbe rasserenare i rapporti e (perché no) far tornare in pista il famoso “regalino di Natale” di Matteo, ovvero la norma che, se non si fosse scatenato un putiferio, avrebbe finito per depenalizzare, con effetto retroattivo, i reati di frode ed evasione fiscale qualora l’Iva o le imposte sui redditi evase non superassero il 3 per cento sull’ammontare dell’imposta o dell’imponibile dichiarato.
Silvio non si fida più: il 3% serve ai Menarini… – Ma Berlusconi non ci casca, e chi gli sta vicino ha un’idea diversa da quella della “mano tesa”: in realtà, spiegano ambienti parlamentari di Forza Italia rimasti fedelissimi all’ex premier, quella norma serve più che altro a “salvare” una famiglia di industriali farmaceutici fiorentini molto molto vicina al premier: i Menarini Aleotti. Anche loro sotto inchiesta per reati fiscali proprietari dell’1% di Mps (in precedenza avevano il 4%) i Menarini si “salverebbero” se la norma venisse riproposta e approvata.
Il legame strettissimo tra Renzi e i Menarini è notissimo ai fiorentini, ed è testimoniato da una circostanza curiosa lo scorso marzo, quando Matteo Renzi andò a Berlino per incontrare Angela Merkel, portò con sé una delegazione di industriali italiani. Chi erano? Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria; Fulvio Conti dell'Enel; Mario Greco delle Generali e… Lucia Aleotti del gruppo Menarini!
Vuoi vedere che sta per venire a galla qualche particolare non proprio edificante per Matteo?