C’era una volta il comitato “Silvio ci manchi”: lo fondarono a Napoli, in onore dell’ex premier Berlusconi, Francesca Pascale, Emanuela Romano e Virna Bello, all’epoca (2006/2007) militanti scatenate di Forza Italia. Era una covo di berlusconiani (e soprattutto di berlusconiane) quanto mai agguerrite: attraverso il club la Pascale riuscì a conoscere il “suo” Silvio. Da allora sono passati molti anni e la Pascale è diventata la fidanzata (influentissima) di Berlusconi.
Quella foto a Olbia con “braciolona” – Chi non ricorda la famosa foto scattata all’aeroporto di Olbia, nel 2006, che ritrae la Pascale, la Romano e Virna “braciolona” Bello che sbarcano da un aereo e si dirigono a Villa Certosa? Bei tempi! Già, perche tra le due co-fondatrici, la Pascale e la Romano, l’amicizia sembra ormai un lontano ricordo.
Il fratello di Emanuela: “Fidanzatine col calippo, andate a fanculo!” – Succede infatti che Ciro, fratello di Emanuela, commentando su facebook i risultati delle elezioni europee si lasci andare a un giudizio pesantissimo nei confronti del Cavaliere e della Pascale: “Il centrodestra è ormai senza un leader, Berlusconi è ormai fuori di testa, dal parlamento e spero anche fuori dai coglioni. Ma tutti del centrodestra devono fare un passo indietro. Ruffiani, nominati, ladri e pregiudicati, fidanzatine col calippo ed amichette di turno andate a fanculo tutti quanti!”. Calippo? Amichette? Apriti cielo.
Tutti contro Romano: “Dimentica che la sorella è stata assessore” – Quel post su facebook scatena i veleni delle amiche della Pascale che lo leggono. E che si lasciano andare, tra un caffè e una telefonata, a commenti al vetriolo: “Ciro Romano dimentica forse – spiega una delle amiche di Lady B. – che sua sorella Emanuela è stata assessore a Castellammare di Stabia e candidata alle regionali nel Pdl”.
Altri ricordano l’inchiesta che coinvolse la Romano, indagata per aver omesso di dichiarare di ricoprire un incarico in giunta quando, nel 2010, presentò la domanda per far parte del Corecom Campania. E c’è chi rispolvera dagli archivi il gesto del padre, Cesare, che minacciò di darsi fuoco davanti all'ingresso di Palazzo Grazioli il 28 aprile 2009, a quanto si seppe all'epoca a causa dell'esclusione della figlia dalle liste elettorali per le Europee.
E così, l’unica cosa certa è che di quel comitato, di quegli “anni ruggenti”, ormai non resta più nulla, se non una scia di invidie, gelosie e risentimenti che forse non avrà mai fine.