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Silvio c’è solo se vince Bersani, la chance che Renzi sta sprecando

Giorni fa Libero annunciava che in luogo di successo del segretario avrebbe pensato di riscendere in campo. Un’occasione ghiottissima che il sindaco di Firenze non coglie. Fairplay o semplice errore di distrazione?
A cura di Andrea Parrella
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Onestamente pare strano che Renzi non abbia imperniato il rush finale della campagna elettorale per le primarie del centrosinistra su un punto che avrebbe potuto smuovere  una fetta consistente di fedeli e inamovibili bersaniani, o per meglio dire fedeli alla linea istituzionale del Pd. Da un articolo su Libero di qualche giorno fa si dava sfogo ad una suggestione, molto più che una semplice supposizione, secondo la quale Berlusconi farebbe dipendere l'ipotesi di un impegno diretto dal risultato che le primarie del centrosinistra riveleranno. Facili da intuire le condizioni, se non altro per fattori anagrafici: vincesse Bersani, sarebbe sensibilmente probabile l'ipotesi di una ridiscesa in campo; dovesse prevalere "un altro dei concorrenti", circonlocuzione per dire Renzi, sarebbe altamente improbabile che il Cavaliere prendesse parte attiva al futuro del Pdl. Se non, chiaramente, in funzione putativa, proprio seguendo quell'associazione che Alfano ha delineato tra Berlusconi ed Eugenio Scalfari, uguali e diversi.

Mi chiedo se i "nonni", come li chiamava ieri a Otto e mezzo Renzi, gli anziani o i più agées, cioè quella parte d'elettorato che tende a indirizzare, nelle previsioni, l'ago della bilancia verso Bersani, messa davanti all'atto pratico di dover scegliere il meno peggio, non si possa far condizionare dal pericolo di una riapparizione di Berlusconi. Quest'elettorato, quello che oltre al dato di fatto è sempre stato indignato verso Berlusconi in maniera aprioristica, senza se e senza ma, ha cominciato a contemplare l'idea felice di una liberazione derivante dal fallimento del governo caduto un anno fa, il quale metteva di fatto in cassaforte il ritiro politico del Caimano. Se non è propriamente così, quantomeno c'è intenzione di far credere che lo sia. Ebbene, questi elettori avrebbero più paura di votare il sottovuoto spinto di Renzi, la sua presunta rottamazione orizzontale, oppure di spalancare le porte al loro peggiore incubo?

E come ha fatto il genio Gori a non approfittare, seppur in maniera celata, di un assist così palese per guadagnare terreno? Ieri a pranzo, quando il Tg La7 ha rievocato questo meccanismo, probabilmente un sussulto ci sarà stato, qualcuno il rancio se l'è rovinato. Viene difficile immaginarsi che in un momento così delicato e nel quale ogni piccolo fattore potrebbe giocare a favore dell'uno o dell'altro candidato, non si sia approfittato di un'occasione così ghiotta. Tra l'eccesso di fairplay, l'errore comunicativo e la resa di Renzi ad una sconfitta prevedibile: queste le possibilità nel calderone al bordo del quale oscilliamo, pericolosamente, in bilico. Tutto ciò, sempre considerando che l'alternativa unica a Bersani sia lui, Vendola pare non la pensi allo stesso modo.

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