Sicurezza, precari, cattedre vuote e personale ATA mancante: cosa non va nel ritorno a scuola
di Martina Gaudino e Stefano Iannaccone
Ai nastri di partenza, sembra di essere già al “si salvi chi può”. Tra ritardi, incognite e polemiche, la scuola è pronta a ripartire. Pronta si fa per dire, perché c'è un'unica certezza: quella dei numeri, tutt'altro che rincuoranti. Tanto che la ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, cerca di predicare calma e tamponare l'emergenza. La campanella sta così per suonare con gli occhi puntati alla novità delle misure anti-contagio, su cui sono concentrati gran parte degli sforzi. Ma in aula si trova anche la vecchia garanzia di cattedre scoperte da titolari e quindi con schiere di insegnanti precari che vivono con ulteriore ansia l'inizio dell'anno scolastico. Una preoccupazione che riguarda i professori, certo, ma anche il personale Ata, tra cui la figura più nota è quella del bidello.
Le cattedre libere, dati alla mano, sono 85mila. Ma solo 35mila saranno adeguatamente coperte, e la matematica rivela così che saranno 50mila quelle vacanti, secondo quanto denunciato dalla segretaria della Cisl scuola, Maddalena Gissi. La cosiddetta call veloce lanciata dalla ministra non è stata una toppa adeguata. La voragine dei posti scoperti resta consistente. “Non è stata la risposta giusta perché per anni chi è stato precario avrebbe dovuto barattare il diritto alla famiglia per essere assunto a chilometri e chilometri da casa”, spiega a Fanpage il presidente nazionale del sindacato Anief, Marcello Pacifico.
“La stabilizzazione spetta nel proprio posto – osserva Pacifico – perché ogni anno si viene ugualmente chiamati per coprire quel posto che è vuoto. È lo Stato a dover garantire la stabilizzazione come accaduto per il personale medico-sanitario. Nel decreto agostano abbiamo chiesto di assumere i precari da Graduatorie provinciali d'istituto per le supplenze (Gps) entro il 1° ottobre”. Le cifre sono la spia di qualcosa che non ha funzionato nella call veloce. Secondo il sindacato Gilda, in Friuli ci sono state appena otto domande, e in Toscana, dove c’è stata una maggiore adesione, ci si è fermati a cinquanta richieste. Azzolina ha però difeso la sua iniziativa, nonostante tutto: “Chi parla di flop sa bene che le previsioni non erano alte”. Il motivo? “È uno strumento nuovo, ha margini di miglioramento sono 2.500 i docenti che hanno presentato domanda, ho letto tante messaggi di felicità”. E quindi la ministra ha scaricato le responsabilità sui docenti: “Qualcuno ha avuto paura di trasferirsi”. Alla fine ha garantito che anche il prossimo anno ci sarà la call veloce.
Il capitolo delle supplenze è vero un supplizio anche per la ridda di graduatorie. Le domande presentate sono in totale 753mila. Un esercito pronto a puntellare la scuola. Di questi, stando alle stime più attendibili, 250mila saranno chiamati a lavorare. Una cifra pari a un quinto della pianta organica necessaria a far partire l'anno scolastico. Ad aggiungere caos, a un quadro già magmatico, ci sono le graduatorie provinciali, istituite in emergenza, che presentano errori nelle valutazioni e nei punteggi. Aumentando il senso di frustrazione degli insegnanti. Insomma, l'ombra nera del precariato avvolge la scuola. E si fa più scura quando si parla di abuso dei contratti a termine, una delle battaglie storiche del sindacato Anief. Che, non a caso, attende la pronuncia del Consiglio d'Europa sul tema.
“Pronuncia che – evidenzia Pacifico – non è vincolante ma indicativa e su cui la Commissione Europea potrebbe intervenire con una decisione di tipo punitivo. Parliamo della procedura di infrazione, per via della denuncia 4231/2014 pendente presso la Commissione e su cui, proprio in questi giorni, il sindacato sta depositando memorie aggiuntive”. Il tipico danno oltre la beffa. “Dopo sei anni – incalza il presidente di Anief – il numero dei contratti a termine è quasi raddoppiato nonostante la buona volontà di chi ci ha governato in questi anni”. In questo contesto si inserisce la Messa a disposizione, la cosiddetta Mad, ossia la candidatura per la supplenza. Visto il clima in molti ambiscono addirittura al precariato, pur di avere qualcosa.
La pandemia di Covid-19 ha inevitabilmente aggravato il problema. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef), guidato da Roberto Gualtieri, ha autorizzato l'assunzione di 40mila professori a tempo determinato. Ma, nell'eventualità di un nuovo lockdown, il contratto diventa carta straccia. La parziale buona notizia riguarda le 97.223 assunzioni a tempo indeterminato, nel settore, suddivise in 84.808 docenti, 472 gli insegnanti di religione cattolica, 91 gli educatori, 11.323 relativi al personale Ata, i lavoratori non docenti della scuola.
Proprio il capitolo Ata spalanca le porte a ulteriori problemi. Le varie riforme hanno tagliato duramente questo personale: una diminuzione di uno ogni sette, solo negli ultimi anni. Eppure il personale Ata, durante il periodo di emergenza sanitaria, “si è visto attribuire inedite e accresciute responsabilità e nuovi compiti, prodotti da una inattesa modifica dell'organizzazione del lavoro scolastico (assicurazione delle attività indifferibili e lavoro agile), caratterizzato da un'interazione sempre più stringente fra didattica e servizi amministrativi, tecnici e ausiliari”, dice a Fanpage il segretario generale del sindacato Flc-Cgil Francesco Sinopoli. Alla luce della situazione emergenziale, sarebbe necessario rinforzare gli organici. “Siamo dell'avviso – ragiona Sinopoli – che lo svolgimento delle attività didattiche in presenza e in sicurezza richieda appunto un incremento significativo degli organici: 42mila collaboratori scolastici in più; 5.400 assistenti tecnici nella scuola del 1° ciclo, l'eliminazione dei vincoli normativi alla sostituzione del personale per assenze temporanee, la copertura dei posti vacanti sul profilo di Dsga (circa il 41%) tramite l'indizione del concorso riservato al personale interno che da anni svolge questi compiti. E ancora: lo spostamento fuori dalle segreterie scolastiche di tutti quei lavori seriali, che hanno determinato carichi di lavoro fuori controllo per il personale di segreteria”.
Certo, ci sono elementi positivi. “Faccio qualche esempio – prosegue il sindacalista della Cgil – e quindi assumere gli assistenti tecnici nella scuola del primo ciclo, figura finora non prevista, è senz’altro positivo. Ma limitarsi ad assumerne 1.000 a fronte di circa 5.400 scuole è un errore strategico”. La richiesta è diretta: incrementare l’organico Ata, prevedendo ad esempio un collaboratore scolastico in più per ogni plesso. Attualmente sono circa 42mila, con uno sforzo in più si potrebbero “rendere più sicure e accoglienti le nostre scuole anche oltre la contingenza legata alla pandemia”, chiosa Sinopoli. Per questo, Pacifico invoca un nuovo “patto di corresponsabilità”, perché specialmente in questa fase emergenziale, la scuola non dovrebbe dimenticare il ruolo su cui si basa “educare e non limitarsi ad istruire su ogni singola materia”. E per riuscirci ci sarebbe bisogno di maggiore stabilità dei professori contro quella che, il presidente Anief, etichetta senza mezzi termini “la piaga del precariato”.