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Siccità, Fontana (M5s) a Fanpage.it: “Il governo ha poche idee e confuse, non ha capito l’emergenza”

Ilaria Fontana, deputata M5s ed ex sottosegretaria alla Transizione ecologica, è la prima firmataria di una mozione con proposte specifiche per affrontare la siccità. Il tema è pressante, ha spiegato a Fanpage.it, e il governo Meloni “non ha il senso dell’emergenza”.
A cura di Luca Pons
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La siccità è una delle più pressanti conseguenze dell'emergenza climatica. Il governo Meloni ha annunciato a inizio marzo che avrebbe lavorato a un decreto apposito sul tema, ma la misura per adesso non è arrivata. Oggi, 22 marzo, il Movimento 5 stelle presenta una mozione con alcune proposte specifiche. Ilaria Fontana, deputata M5s che è prima firmataria del documento ed è stata sottosegretaria per la Transizione ecologica durante il governo Draghi, ha spiegato a Fanpage.it cosa contiene il testo e ha commentato la linea seguita finora dal governo di Giorgia Meloni.

Il vostro testo è stato depositato ufficialmente più di un mese fa, il 13 febbraio. Nel frattempo la situazione della siccità in Italia è peggiorata?

Sì, decisamente. Abbiamo depositato la mozione all'inizio della crisi, ed è ancora ugualmente valida. Il tema della siccità va legato a una visione globale: negli ultimi anni l'Europa ha registrato tantissime perdite economiche a causa della carenza di acqua. Un rapporto Onu dice che entro il 2050 (non tra 150 anni) tre quarti della popolazione potrebbero essere coinvolti dagli effetti della crisi idrica. In Italia oggi riguarda soprattutto il Nord: ci sono dei deficit anche in Lazio, Puglia, Abruzzo e Calabria, ma la carenza è più forte specialmente in Lombardia. Anche visivamente, se uno non conosce tecnicamente il tema, basta guardare il Po: siamo a marzo e il livello delle acque è così basso, si capisce che c'è un'emergenza.

Il 20 marzo è stato pubblicato l'ultimo rapporto dell'Ipcc, l'istituto dell'Onu che si occupa di emergenza climatica. Cosa ci dice sull'Italia?

Il rapporto dell'Ipcc è passato troppo inosservato, e ci ha detto una cosa importante: manca un senso di emergenza sui cambiamenti climatici. E manca anche a questo governo. Il rapporto dice che se non agiamo ora non abbiamo più tempo. Ma non è l'approccio del governo, che affronta queste situazioni con estrema lentezza. È un tema complesso: coinvolge più ministeri, le Regioni, i Comuni, ma se si affronta senza concretezza andrà sempre peggio. Arriverà l'estate e ci sarà ancora emergenza idrica. L'anno scorso ne abbiamo parlato che era luglio, quest'anno abbiamo iniziato a febbraio. Sempre prima.

Ieri, 21 marzo, parlando al Senato Giorgia Meloni ha detto che il governo sta lavorando per istituire una cabina di regia sulla siccità, nominare un commissario straordinario e definire un piano idrico.

Il primo marzo, dopo un incontro a Palazzo Chigi, sono stati annunciati per la prima volta la cabina di regia, un commissario straordinario, delle risorse ad hoc e un decreto Siccità. Sono passate tre settimane. Non si è visto nessun decreto, forse andrà al prossimo Consiglio dei ministri utile ma noi non lo sappiamo, e vista l'urgenza a questo punto avrebbe già dovuto essere adottato. Ci sono poche idee e pure confuse. Abbiamo chiesto di venire in Aula per una informativa, ci hanno ignorato. In commissione non hanno calendarizzato la mia risoluzione, ci è stato detto detto di aspettare perché doveva arrivare questo decreto. La lentezza si sente, tanto è vero che anche i governatori regionali, come Zaia in Veneto, si stanno muovendo in autonomia perché il governo non dà una linea guida. Quando parlo di un senso dell'emergenza che manca, intendo tutto questo.

Uno dei temi sollevati negli ultimi giorni è quello dei razionamenti di acqua, quest'estate. Saranno necessari?

All'inizio il ministro Fratin parlava di razionamenti, adesso si è reso conto che non sono assolutamente la soluzione adatta e il governo si è schierato dalla parte opposta. I razionamenti devono essere evitati. L'unico modo per farlo è avere un approccio concreto e immediato: siamo a marzo, c'è tempo per un eventuale piano. Più che ai razionamenti bisogna pensare a un uso razionale delle risorse idriche, che è una cosa diversa.

Cosa proponete con la vostra mozione sulla siccità?

Alcune proposte sembrano tecniche e per addetti ai lavori, ma sono fondamentali. Ad esempio quella di disciplinare gli Osservatori permanenti: sono enti che permettono di conoscere nel dettaglio la situazione del bacino idrico italiano, ma devono essere più strutturati. Così come vanno aggiornati i piani che permettono di gestire il trattamento, lo stoccaggio e il trasporto dell'acqua. E va creato un catasto a livello locale per tracciare tutte le concessioni sulle acque pubbliche, insomma sapere in modo puntuale chi gestisce l'acqua pubblica.

Si parla anche di limitare le aziende che imbottigliano acqua minerale, giusto?

In caso di emergenza sì, perché si crea una situazione paradossale: mentre agricoltori, imprese, cittadine e cittadini lottano con la siccità, le aziende di acqua continuano a sfruttare le concessioni per l'acqua. Quello che chiediamo è ridurre la quantità di acqua che si usa per l'imbottigliamento in periodi di siccità. È una questione di cui prima o poi bisogna parlare.

Un'altra proposta è limitare la dispersione idrica, cioè l'acqua sprecata perché le condutture sono vecchie o inefficienti. 

La dispersione idrica presenta un dato allarmante: per Istat la rete nazionale disperde circa 157 litri di acqua al giorno per ogni abitante, in Italia durante la distribuzione si perde circa il 40% dell'acqua disponibile. E in più c'è una proposta sul riutilizzo delle acque reflue. Su questo punto anche Legambiente è molto chiara: impegnandoci a recuperare le acque già utilizzate, e raccogliendo di più le precipitazioni, potremmo recuperare 22 miliardi di metri cubi di acqua all'anno. Si tratterebbe di soluzioni piuttosto semplici. Impianti che recuperano l'acqua, la depurano e la rimettono in circolo, specialmente per l'agricoltura. Lo può fare qualunque azienda, qualunque Comune, soprattutto se ci sono i giusti incentivi.

Guardando al di là della siccità, quali sono i temi ambientali su cui il governo Meloni dovrebbe insistere di più, e come?

Ogni volta che c'è un decreto siamo sbigottiti: sono state aperte le trivellazioni, si è dato il permesso di cacciare nelle aree protette, sono rimasti al palo i decreti attuativi del Salva mare e delle comunità energetiche. C'è sempre quella lentezza di approccio. I punti importanti sarebbero molti, invece. Dallo stop immediato ai combustibili fossili, all'intervento sui Sad: i sussidi ambientalmente dannosi, di cui questo governo non ha mai parlato, e dubito che ne parlerà. Oggi c'è la siccità, poi gli incendi, poi gli alluvioni…si andrà sempre in affanno se non c'è un approccio organico.

Il governo si è opposto duramente anche alla proposta europea di bloccare la produzione di auto a benzina e diesel entro il 2035 e alla direttiva "case green".

Sì, ovvero all'obiettivo di dimezzare le emissioni di gas serra. Il governo fa la guerra a queste misure come se la stesse facendo a un partito politico, sembra non vedere che si parla di temi enormi e pressanti. Come ha fatto con il superbonus, quando poi l'Europa con la direttiva case green dice la stessa cosa che dicevamo noi. C'è una visione miope, e la sensazione è di tornare al Medioevo: sembra che non si voglia guidare questo processo in atto. Ma se non lo fanno le istituzioni, lo farà il mercato, ed è la cosa peggiore per le persone.

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