Sibilia a Fanpage.it: “Di Maio decida se vuole stare nel M5s e porti soluzioni, non solo polemiche”
Nel Movimento 5 Stelle è scontro aperto tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, a colpi di dichiarazioni sempre più dure. Dopo la polemica scoppiata durante l'elezione del Presidente della Repubblica e sopita in questi mesi, e con il fallimento alle amministrative, sembra essere arrivato il momento della resa dei conti tra i due e le rispettive fazioni interne. Carlo Sibilia, sottosegretario all'Interno ed esponente storico del Movimento 5 Stelle fin dalla sua nascita, ha spiegato a Fanpage.it il suo punto di vista sulla polemica di questi giorni e su quanto sia lontana dalla realtà.
Luigi Di Maio negli ultimi giorni ha parlato di assenza di democrazia interna nel Movimento 5 Stelle, poi di un partito che va indietro anziché avanti. Che ne pensa?
Stiamo occupando il dibattito degli italiani con polemiche sterili e inutili che servono a poco. Il tema del disorientamento dell'elettorato è centrato da tutti, ma questo tipo di esternazioni non aiutano e anzi lo alimentano, finendo per esserne la causa principale. Anche perché è complicato per chi ci segue capire come sia possibile che, dopo aver fatto diverse votazioni in cui il 95% degli iscritti ha chiesto che Giuseppe Conte fosse eletto capo politico, oggi con queste polemiche si metta in discussione il suo ruolo. È curioso che queste recriminazioni arrivino proprio mentre ci si sta strutturando sul territorio, si arriva al passaggio delle restituzioni, che sono un punto fermo del Movimento 5 Stelle, e si sta ragionando di terzo mandato. Detto ciò, ribadisco, in un momento in cui ci sono l'aumento dei prezzi, l'inflazione e la guerra, mi sembra davvero fuori luogo coinvolgere in questa polemica il Movimento.
A proposito di mandati, bisognerebbe abolire il limite del secondo o no?
Mi atterrò a quelle che sono le scelte del Movimento 5 Stelle, che seguono sempre gli stessi crismi decisionali. Sia quando si tratta di scegliere la struttura che il capo politico o il Consiglio nazionale. Perciò accetterò qualsiasi scelta con grande serenità.
Sembra però che si sia arrivati a una resa dei conti tra Di Maio e Conte, c'è in piedi l'ipotesi scissione?
Questo non va chiesto a chi convintamente fa parte del Movimento 5 Stelle sia quando piove che quando c'è il sole. Sono legato a questa forza politica e faccio di tutto per migliorarla ogni giorno, con tutte le difficoltà. C'è chi ha altre idee al riguardo, ma io, come tante altre persone, lavoro nel Movimento – e sottolineo nel – per migliorarlo. Ne abbiamo visti tanti andare via e criticare.
C'è modo di ricomporre questa frattura che, ad oggi, sembra insanabile?
Chi ha posto la tematica deve prima di tutto ricomporsi con se stesso. Il Movimento 5 Stelle sta facendo scelte partecipate e pubbliche, con una votazione. Il percorso è chiaro, come sempre nella nostra storia. Chi non si trova bene con queste scelte rifletta attentamente sulla sua collocazione e trovi il modo per risolvere la situazione. Se si pongono le questioni bisogna anche proporre soluzioni, se ci sono e se sono credibili. Ponendo le questioni in maniera così scomposta si fa un danno a sé stessi e basta.
Quanto pesa il fallimento alle ultime elezioni amministrative su questo scontro?
La questione amministrative è pretestuosa. Era comprensibile che in una fase di ristrutturazione non facessimo risultati eccezionali, anche perché storicamente il territorio ci dà delle problematiche, a parte i casi sporadici in cui riusciamo a lavorare bene. Il peso, perciò, è molto relativo. Voler dare la responsabilità al neoeletto Conte non ha senso, tra l'altro. In ogni caso le questioni non si pongono in questo modo, in diretta tv. È poco opportuno.
Il 21 giugno c'è uno snodo fondamentale in Parlamento, arriverà Draghi e bisognerà votare una risoluzione sulla guerra in Ucraina, su cui le posizioni sono distanti. Cosa si aspetta che accadrà?
Mi aspetto un'interlocuzione che comprenda le idee di tutti i partiti politici. E si tenga conto dell'espressione del Parlamento, cosa che il governo è tenuto a fare, e soprattutto del pensiero degli italiani. C'è qualcuno che vuol far passare per quello che non è la nostra posizione politica legittima, che ha un profilo atlantista e legato ai nostri alleati storici. È assurdo soprattutto per una forza politica che ha rinunciato alla presidenza di una commissione proprio per non lasciare ambiguità sulla sua collocazione.