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Siani a Fanpage.it: “Madri con figli piccoli non devono andare in carcere, bambini segnati a vita”

“È un ossimoro pensare di rieducare una donna mettendola in carcere e allo stesso tempo condannare suo figlio a vivere i primi anni della sua vita con stimoli così negativi. Vivere il carcere lo segnerà a vita”: Paolo Siani commenta con Fanpage.it la sua proposta di legge su madri detenute e figli piccoli, che lunedì scorso ha ricevuto un primo via libera alla Camera.
A cura di Annalisa Girardi
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"L'obiettivo è evitare che un bambino innocente vada in carcere con la mamma detenuta": il deputato del Partito democratico Paolo Siani commenta così, in un'intervista con Fanpage.it, la sua proposta di legge che ha ricevuto un primo via libera lunedì scorso alla Camera. Se venisse approvata anche al Senato, sarebbe un passo avanti importante per il Paese. "Inoltre quello che questa legge prevede è che il magistrato sia informato subito dalla polizia giudiziaria, quando viene arrestata una donna, se questa donna è in gravidanza o ha un bambino con meno di sei anni, in modo tale che prima che il magistrato possa esprimere la sentenza, sappia se c'è di mezzo o meno un bambino. Questa legge in sostanza obbliga un magistrato a mandare una donna incinta o con un bambino fino a sei anni in case famiglia protette", spiega il deputato, specificando che l'unica eccezione sarebbero dei particolari rischi per il resto della comunità. In quel caso per le detenute e i loro figli piccoli si predisporrebbe l'ingresso in un ICAM, cioè un Istituto a custodia attenuata per detenute madri.

Alcune norme in materia, infatti, già c'erano. Tra cui proprio quella che disponeva di questi ICAM: "Una legge del 2011 prevedeva già l'istituzione degli ICAM, che sono degli istituti carcerari a pena attenuata per le mamme e ce ne sono cinque in Italia. Oppure la legge prevedeva anche le case famiglia protette, che nel nostro Paese sono soltanto due, una a Roma e una Milano. Ma non presupponeva oneri per lo Stato, quindi non ne sono state costruite altre. Ma solo ICAM", racconta Siani. Quando si parla di ICAM, però, si parla comunque di una struttura carceraria. Con questa legge, invece, nessun bambino finirebbe più ad esempio nel nido di Rebibbia: "Questa situazione sarà abolita, non sarà più previsto che alcuna donna incinta o con figli piccoli vada lì. Se ha commesso reati gravi andrà in un ICAM, se il reato non è grave andrà in casa famiglia", spiega ancora Siani.

Non solo, questa proposta di legge "obbliga il ministero a stringere convenzioni con i Comuni affinché vengano costruite case famiglia protette" e ci sono "già gli stanziamenti fatti nella legge di Bilancio 2020, pari a un milione e mezzo di euro per i prossimi tre anni".

Ma quanti sono ad oggi i bambini piccoli che finiscono in carcere con la madre? "Quando ho cominciato a occuparmi di questo problema nel 2018 erano 66 bambini, tra ICAM e case famiglia. Quando abbiamo discusso la legge il 30 maggio alla Camera erano 19. Questo è un numero che chiaramente varia, dipende dai momenti. Ma fosse anche solo un bambino, sarebbe di troppo", sottolinea Siani. E dopo i sei anni, cosa succede al bambino? "Viene affidato a un familiare, al padre o ai nonni. Se la mamma è ancora costretta in carcere il bambino inizia un percorso di affidamento".

Durante la discussione in Aula non sono mancate le critiche. Fratelli d'Italia, infatti, ha sottolineato come a monte di tutto bisognerebbe ragionare se il genitore in questione sia idoneo a prendersi cura del figlio: "Tutta la letteratura internazionale ritiene che bisogna fare di tutto affinché ogni bambino stia con la sua mamma e che vada allontanato da lei solo in casi estremi. Ma questa non può essere la prima soluzione. Certo, esistono casi in cui, per il supremo interesse del minore, il bambino va allontanato dalla famiglia. Ma questo è un caso residuale, bisognerebbe sempre a quel bambino di stare con la mamma e casomai fare tutto il possibile per rieducare la mamma a essere una madre competente e attenta. Non può però essere la soluzione toglierle i figli", precisa il deputato dem.

Siani, che è anche un pediatra, ci spiega poi quali sono gli effetti della permanenza in carcere sullo sviluppo del bambino: "Sappiamo ormai molto bene, anche da studi di neuroscienze, che il cervello del bambino è molto plastico, cioè si modifica in base all'ambiente in cui vive. Questo accade nei primi due anni di vita, quindi molto presto. Se dai zero ai due anni il bambino riceve stimoli positivi il suo cervello attiverà molte più connessioni neuronali che se non ricevesse alcuno stimolo. O peggio, se ricevesse stimoli negativi. Come può essere vivere in un carcere, dove non può frequentare ad esempio altri bambini. Stare in un carcere di fatto riduce gli stimoli al cervello del bambino. Questi stimoli hanno un effetto anche da adulti: più questi stimoli sono negativi meno il bambino diventerà un adulto competente e responsabile. È quindi decisivo accogliere nel modo migliore ogni bambino in ogni famiglia, è la prima grande attività di prevenzione che facciamo poi sugli adulti". E prosegue sottolineando come sia un ossimoro pensare di rieducare la madre mettendola in carcere, e al tempo stesso condannare il bambino a stimoli negativi che poi influenzeranno la sua vita.

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