Qualche giorno fa sono usciti i dati sulla povertà in Italia, e sono dati drammatici. Ne ho parlato in un pezzo intitolato Una famiglia su 10 non può comprare un quaderno ai figli, ma il problema è il reddito di cittadinanza.
Come accade quando si parla di vita, toccando la carne delle storie, arrivano poi le testimonianze. Cioè persone che ci scrivono per raccontare la loro esperienza, talvolta per condividerla, altre volte soltanto per sfogarsi, in ogni caso per "testimoniare" che quei numeri, quei racconti a cui facciamo riferimento, corrispondono a volti, e che loro sono alcuni di quei volti.
Trascrivo qui la lettera di Maria Francesca, nome di fantasia, storia reale. Maria Francesca parla di se stessa, ma in qualche modo anche di tutti noi.
Volevo ringraziarti per l'articolo che hai fatto sulla povertà. Hai reso perfettamente l'idea di quello che è. Siamo una famiglia normale, con due bambini in età scolare, viviamo al sud, lavoriamo entrambi, eppure guadagniamo così "poco" da trovarci sempre nella situazione da te descritta.
Negli ultimo tempi poi, la situazione è notevolmente peggiorata, ti faccio un esempio pratico: fino a qualche mese fa i miei bambini a colazione bevevano il latte al cioccolato di una catena di discount che costava 0,99 centesimi. Da qualche mese lo stesso prodotto è arrivato a 1,19 euro, sembra una questione irrisoria ma io ho dovuto smettere di comprarlo come ho smesso di comprare tante altre cose.Francamente non ricordo nemmeno più l'ultima volta che abbiamo mangiato una pizza fuori casa, e spessissimo evito di uscire con i bambini proprio per evitare di dovergli dire di no anche per un gelato (che nella mia zona costa in media 2 euro). E non ti voglio proprio raccontare l'angoscia che si prova quando magari i bambini hanno bisogno di un paio di scarpe che non si erano messe in conto.
Per un verso siamo fortunati, la casa è dei miei genitori quindi almeno non abbiamo il problema di pagare l'affitto, e tante spese grosse (tipo l'assicurazione dell'auto), la pagano i miei genitori che fortunatamente hanno una buona pensione e un buono stipendio. Fino a febbraio siamo stati percettori di reddito e stavamo meglio, avevamo diritto a 416 euro che erano di grande aiuto e ci facevano respirare poi siamo usciti fuori dai parametri, a quanto pare il nostro reddito familiare è sufficiente a vivere dignitosamente, almeno per lo Stato, ma all'atto pratico non è così. Sento spesso imprenditori che si lamentano di persone che preferiscono lavorare in nero per continuare a percepire il reddito piuttosto che farsi assumere, la cosa mi irrita assai, in primis perché raramente nella mia vita ho trovato datori di lavoro che ti facevano sottoscrivere contratti a norma, tuttora mio marito lavora regolarmente ma con un contratto e una busta paga in cui viene dichiarato che guadagna di più rispetto a quello che realmente percepisce. Io un contratto non ce l'ho proprio. In secondo luogo sono sicura che tante persone oneste che percepiscono il reddito di cittadinanza sarebbero ben felici di barattarlo con un lavoro e un contratto giusto, io per prima.
Mi auguro sempre che i miei figli possano avere una vita migliore della mia ma sono molto sconfortata. Io stessa provengo da una famiglia benestante, ho avuto la fortuna di poter studiare ma nonostante questo ho un tenore di vita molto più basso del miei genitori.
Grazie per aver spiegato con tatto quello che significa essere poveri, le persone che mi circondano non ne hanno idea.