Si taglia l’Irpef e aumenta l’Iva, chi ci guadagna?
Dopo il varo della legge di stabilità da parte del Governo, è partita immediatamente la corsa ai conteggi da parte delle associazioni di categoria per capire chi ci guadagnerà e chi ci rimetterà da questa nuova manovra. E' da premettere che i calcoli non sono semplici e soprattutto che le cose cambiano da famiglia a famiglia anche in base ai consumi, generalmente però sono in molti a temere che tra il taglio dell'irpef e l'Aumento dell'Iva alla fine ben poche cose cambieranno per gli italiani. C'è da considerare infatti che il taglio di un punto percentuale sui primi due scaglioni dell'Irpef, dal 23% al 22% per lo scaglione fino a 15mila euro e dal 27% al 26% per quello fino a 28mila euro, sommato alla rimodulazione delle detrazioni fiscali verrà di fatto azzerato dall'aumento di un punto percentuale dell'Iva. Nella legge di stabilità infatti per recuperare i costi del taglio Irpef sono stati introdotti nuove franchigie e limiti per le detrazioni come gli assegni al coniuge o le spese per adozioni internazionali, unica eccezione le spese mediche. Per i redditi superiori a 15mila euro prevista una franchigia di 250 euro sotto la quale non si può detrarre nulla, mentre per le detrazioni d'imposta al 19%, fissata una soglia totale di detrazione pari a 3mila euro.
Il Codacons parla senza mezzi termini di presa in giro visto che "mentre l'Iva colpisce i ceti medio bassi, essendo un'imposta proporzionale, l'Irpef e' una delle poche tasse progressive, che rispetta il criterio della capacità contributiva previsto dall'art. 53 della Costituzione". Secondo le stime del'associazione dei consumatori, infatti, la spesa totale annua media per un nucleo di tre persone dal 2013 sarà di circa 324 euro in più e difficilmente sarà bilanciata dal taglio irpef, che per un reddito di 20mila euro si aggira attorno ai 200 euro al netto delle detrazioni, che però ora sono state ridotte. La Cgia di Mestre invece ha sottolineato il fatto che l'aumento dell'Iva graverà anche su quelle famiglie con reddito fino a 8mila euro, cioè quei nuclei che essendo già nella no tax area non beneficeranno dello sconto irpef e dunque alla fine ci rimetteranno di più.
Anche la Confcommercio è critica verso questa legge di stabilità perché teme che il mancato azzeramento dell'aumento di due punti promesso dal governo si ripercuoterà alla fine sul reddito delle famiglie e di conseguenza sui consumi in un periodo già di forte crisi. Per l'ufficio studi dell'associazione dei commercianti infatti se il taglio dell'irpef comporterà 1,5 miliardi di euro di risorse aggiuntive per le famiglie nel 2013, queste saranno "largamente mangiate dall’incremento dell’Iva” calcolato in circa due miliardi di euro per il 2014. Insomma, nonostante il governo parli di elementi di equità introdotti in questa revisione della tassazione dei redditi e di agevolazione per le famiglie a basso reddito, per molti invece lo spostamento della tassazione dal reddito ai consumi finirà per gravare molto di più su queste ultime.