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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Si sgonfia la pensione di cittadinanza: si riduce la platea e l’assegno scende a 138 euro

La pensione di cittadinanza si riduce: sia per la platea dei beneficiari che per l’importo dell’assegno. A usufruire della misura saranno solo 500mila persone (il 15% degli aventi diritto) e l’integrazione rispetto alla pensione minima dovrebbe scendere a soli 138 euro (nel migliore dei casi) a testa, rimanendo così ben al di sotto dei 780 euro promessi da Di Maio.
A cura di Stefano Rizzuti
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Le pensioni di cittadinanza rischiano di sgonfiarsi. L’assegno mensile per i pensionati da 780 euro  si allontana, mentre si avvicina l’ipotesi di una cifra molto più bassa e destinata a molti meno beneficiari. A fare i calcoli sulla pensione di cittadinanza è la Repubblica, spiegando che la misura sarà riservata solo a 500mila pensionati, secondo quanto ammettono anche i consiglieri del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. Vale a dire il 15% del totale dei 3 milioni e 200mila pensionati che hanno diritto all’integrazione al minimo e che oggi ricevono 507 euro e 42 centesimi al mese. Lo stanziamento per le pensioni di cittadinanza sarà di 900 milioni di euro, sui 9 miliardi messi a disposizione dalla legge di Bilancio per il capitolo di spesa riguardante anche il reddito di cittadinanza. Difatti, proprio a questa misura andrà gran fetta delle risorse, con 7,1 miliardi, compresi i 2,2 investiti dallo scorso governo per il Reddito di Inclusione. Inoltre un miliardo viene stanziato per i centri per l’impiego.

L’assegno delle pensioni di cittadinanza si riduce così a 138 euro al mese. Nella migliore degli ipotesi. Secondo i calcoli effettuati da Repubblica, infatti, questa è l’opzione per chi sarà più ‘fortunato’. Aggiungendo questa cifra a quanto percepisce chi ha la pensione minima si arriverebbe così a 645 euro e 42 centesimi. Ben al di sotto dei 780 euro mensili più volte promessi da Luigi Di Maio e dal MoVimento 5 Stelle.

Le risorse non bastano. E la priorità resta il reddito di cittadinanza, nonostante le “difficoltà potenziali” evidenziate anche dal sottosegretario Stefano Buffagni. A questo punto è inevitabile che la platea delle pensioni di cittadinanza si vada a restringere. Uno dei limiti potrebbe essere quello dell’Isee, con un reddito massimo fissato a 9.360 euro annui. Poi si potrebbe valutare anche il possesso di una casa di proprietà. E magari si troveranno anche altri paletti per restringere ulteriormente la platea dei beneficiari.

Ma non ci sono solo le pensioni minime. Nel calcolo dovrebbero rientrare anche quelle di invalidità e i pensionati sociali, che sono 2,9 milioni di persone. Sommando tutte queste categorie arriviamo a quasi 7 milioni di persone. E considerando che invece la misura sarà rivolta solo a 500mila individui, alla fine a beneficiarne sarà solo il 7% di chi ne avrebbe diritto. Infine, ultimo discorso è quello riguardante le pensioni d’oro: per ora è sparito il disegno di legge D’Uva-Molinari. Probabilmente non ci sarà un taglio retroattivo come inizialmente previsto ma l’ipotesi più probabile sembra quella di un emendamento alla manovra che inserisca un contributo di solidarietà.

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