Ci risiamo. Sette mesi dopo siamo sostanzialmente tornati al punto di partenza. Sette mesi di guida tecnica, di commissariamento delle istituzioni e di "deleghe in bianco" ai "professionisti" dell'economia, della finanza. Sette mesi, un tempo sufficente a fare bilanci, non fosse altro che in relazione a quegli stessi "indicatori" che avevano segnato la fine della parabola berlusconiana e spinto a Palazzo Chigi Mario Monti. Lo spread tornato a livelli inquietanti, le voci su "peggioramenti a breve termine" della situazione economica del nostro Paese, un bilancio asfittico che non permette adeguate misure per sostenere la crescita, i livelli di disoccupazione che restano altissimi, la perdita di potere d'acquisto e l'aumento delle tensioni sociali, un clima di sfiducia misto ad indignazione: insomma, tutto come prima…per certi versi peggio di prima.
La scelta di Mario Monti alla guida del Governo assume chiaramente un valore diverso alla luce di un quadro siffatto. Certo è che 7 mesi fa l'intera "sopravvivenza" del nostro Paese sembrava dipendere dalla nostra credibilità internazionale e la decisione di Napolitano (di concerto con i vertici europei) andrebbe valutata in quel quadro. Molto sommessamente va però notato che all'atto pratico agli "errori e alle contraddizioni" dei tecnici si sono sommati i vecchi problemi di un Parlamento espressione di una politica delegittimata ed impotente, del tutto o quasi dedita all'autoconservazione, incapace di dare risposte coerenti e dignitose ai problemi del Paese. Non scenderemo nel dettaglio, ma è difficile isolare "gli scatti d'orgoglio" di un Governo che appare impotente ed incerto, pur con tutte le attenuanti possibili. Una situazione però ampiamente prevedibile. E ampiamente prevista, del resto, nonostante gli allarmi, le prospettive catastrofiche e le ricostruzioni più o meno faziose che avevano riempito i media all'indomani della caduta del Cavaliere.
Magari il punto sta nel considerare la sovranità popolare come qualcosa di non negoziabile. Perché un Governo non deve e non può muoversi al buio, ma deve rispondere a precise indicazioni, ad orientamenti sostanziali, a spinte "ideali" che poco hanno a che vedere con l'ordinaria amministrazione. Perché rigore, austerità, sobrietà, equità non possono essere semplici slogan dietro ai quali trincerarsi a mo' di giustificazione.