Serracchiani a Fanpage.it: “Diritti sono pilastro per il Pd, destra invece si ispira a Vox e Orban”
Diritti, lavoro, energia, donne e reddito di cittadinanza. Questi alcuni dei temi che Debora Serracchiani, vicepresidente del Partito democratico e capogruppo alla Camera dei deputati, ha discusso in un'intervista con Fanpage.it in vista delle elezioni di domenica prossima. Ecco cosa ci ha detto.
Presidente Serracchiani, in questa campagna elettorale, il Pd è stato accusato da più parti e soprattutto da Giorgia Meloni, di parlare solo dei suoi avversari, perché non ha una proposta politica forte da raccontare agli elettori. Come risponde?
Naturalmente è una sciocchezza. A meno che, secondo costoro, avremmo dovuto tacere, che so, dell’assoluta ingiustizia rappresentata dalla flat tax o delle ambiguità della destra sulle sanzioni alla Russia. Capisco che si ispirino alla democrazia illiberale di Orban ma vorrei ricordare loro che qui siamo in Italia. La proposta con cui ci siamo presentati agli elettori ha tre pilastri: lavoro, ambiente e diritti. Proprio debole non direi.
Il tema che sta dominando questa campagna è quello dell’energia e del caro bollette. Quali sono le vostre proposte per affrontare la crisi che pare destinata a inasprirsi con l’arrivo dell’inverno?
Per fermare il caro bollette serve prima di tutto il disaccoppiamento del costo dell'energia prodotta da gas da quello delle rinnovabili. Abbatterebbe di molto il costo delle bollette se pensiamo che circa il 40% dell'energia elettrica è prodotta dal gas. Noi abbiamo proposto anche la bolletta sociale per le famiglie che hanno redditi bassi e le micro imprese. Un passo in avanti c'è stato, ma non basta. Le imprese per pagare le bollette hanno bisogno di liquidità. Abbiamo chiesto una moratoria sui debiti Covid che le imprese stanno restituendo in questo momento o che ci sia un finanziamento ponte per assolvere al pagamento delle bollette. E non dimentichiamo il tetto al prezzo del gas che oggi potrebbe essere già realtà se il trio degli irresponsabili, Conte, Salvini e Berlusconi, non avessero affossato Draghi.
Da ex presidente della commissione Lavoro alla Camera, lei conosce bene i temi del precariato e del cosiddetto lavoro povero. Quali sono gli strumenti che proponete per affrontarli? Revisione del jobs act e salario minimo fanno parte della ricetta?
Salario minimo, certo. Taglio del costo del lavoro che metta nelle tasche dei lavoratori una mensilità in più all’anno. Stop agli stage e tirocini gratuiti. Defiscalizzazione completa per l’assunzione di under 35. Ne ho citati alcuni. Come pure il Piano di assunzioni, entro il 2029, di 900mila giovani per ridare forza ad una Pubblica amministrazione oggi più che mai fondamentare per sostenere lo sforzo del Pnrr. Dall’approvazione del jobs act ad oggi è cambiato il mondo oltre ad essere intervenute sentenze della Corte ed altri provvedimenti legislativi. Giusto quindi rivederlo>.
D’altra parte ci sono poi milioni di persone che non possono o non riescono a lavorare. Cosa farebbe il Pd al governo con il reddito di cittadinanza?
Va rivisto, non eliminato. Ha funzionato come strumento di contrasto alla povertà anche se per noi occorre coinvolgere di più Comuni e Terzo settore. Ha fallito nella parte di avviamento al lavoro.
Di fronte alle vostre critiche a Salvini e Meloni sui rapporti internazionali, in particolare per la Meloni con Viktor Orban, la replica è “si vota in Italia e non in Ungheria”, come a dire che queste non sono cose che riguardano gli italiani. Perché per voi invece è importante battere su questo punto?
Cioè gli italiani non dovrebbero sapere cosa pensa chi si candida a governare il Paese sulla collocazione internazionale, sul rapporto con l’Europa e l’alleanza atlantica? Non dovrebbero essere informati, secondo Meloni e soci, di cose che riguardano il destino geopolitico, economico, sociale, produttivo dell’Italia? Mi sembra un’idea alquanto bizzarra e pericolosa per gli italiani.
Meloni si è rivolta a voi donne del centrosinistra, dicendo che la criticate sui temi delle politiche di genere perché non vi va giù che la prima donna presidente del Consiglio potrebbe essere di destra, mentre a sinistra le donne devono aspettare “gli strapuntini concessi dai leader maschi”. Come risponde?
Le rispondo come risposto a lei a suo tempo: “Guarda che io sono stata eletta capogruppo non nominata e, tra l’altro, in competizione con una collega. Sono stata eletta presidente della regione Friuli Venezia Giulia presentandomi agli elettori. Non ho memoria che tu, quando il segretario del tuo partito di allora Gianfranco Fini, ti impose vicepresidente della Camera, appena eletta a Montecitorio, gli abbia detto che rifiutavi perché si trattava di una concessione.
Sul diritto all’aborto, ma anche sulle unioni civili (che pure all’epoca in parlamento Fdi non ha votato), Meloni ha offerto rassicurazioni. Per voi un governo di destra metterebbe a rischio i diritti civili?
Sulla 194 esiste enorme ambiguità. Basta vedere cosa sta accadendo nelle regioni dove governa Fratelli d'Italia. C’è una oggettiva difficoltà ad accedere alla 194. Per il resto consiglierei di riascoltare il suo intervento al congresso del partito di estrema destra spagnolo Vox oppure di vedere come funziona l’Ungheria al cui esempio, sulle politiche familiari, la destra dice di ispirarsi: la donna deve stare a casa, fare figli, accudire il marito e possibilmente essere anche poco colta. Neanche negli anni cinquanta…
Secondo gli ultimi sondaggi che si sono potuti diffondere, il M5S era in recupero, soprattutto al Sud. A posteriori, è stato un errore dichiarare chiusa l’alleanza con Conte così a caldo dopo la caduta di Draghi? Pensa che dopo il 25 si potrà ricreare un rapporto con loro?
Lasciamo stare i sondaggi, vedremo il giorno dopo il voto cosa hanno deciso gli elettori. A far calare il sipario sull’alleanza, vorrei ricordare, è stato Conte quando ha deciso di mandare a casa Draghi. Una decisione non improvvisa ma ponderata se osservo che, di lì’ a qualche giorno, ha mandato all’aria anche l’intesa fatta con noi, e sancita dalle primarie, in Sicilia. Ricordo una dichiarazione di Conte di quei giorni che suonava così; se andiamo da soli prendiamo più voti. L’interesse del Paese prima di tutto, si direbbe.