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Sequestro smartphone, il pm non potrà più disporlo. Nordio: “Dentro c’è una vita, decide il Gip”

Il sequestro di uno smartphone, così come di un pc o tablet, diventerà più difficile: il Pm non lo potrà disporre in autonomia, ma solo richiederlo e la decisione spetterà poi al Gip.
A cura di Annalisa Girardi
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Il Pm non potrà più disporre in autonomia del sequestro di uno smartphone – così come di un computer – ma sarà il Gip a decidere, su richiesta del pubblico ministero. Un cambiamento che renderà più difficile sequestrare cellulari e pc, annunciato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio: "Oggi nel cellulare non ci sono solo le conversazioni, c'è una vita intera. E non può essere re messa nelle mani di un pubblico ministero che con una firma se ne impossessa e magari dopo non vigila abbastanza sulla sua divulgazione".

La decisione, quindi, spetterà al giudice per le indagini preliminari. La modifica è arrivata con il provvedimento che punta a far rientrare sequestri di questo tipo – appunto di uno smartphone, piuttosto che di un computer o di un tablet – nel regime delle intercettazioni: si tratta di  un emendamento del relatore Sergio Rastrelli al ddl di Pierantonio Zanettin (FI), in questo momento all'esame della commissione Giustizia del Senato.

La maggioranza, in questo modo, vuole riformare la disciplina in materia di sequestro di dispositivi informatici. Non tutto il materiale contenuto in questi dispositivi potrà essere duplicato: anche nel caso dei sequestri il Pm sarà chiamato a valutare ciò che è rilevante e ciò che non lo è, esattamente come accade per le intercettazioni. In altre parole, non tutte le comunicazioni e i contenuti che si trovano sul telefono o il pc potranno essere utilizzati come prove.

"In un telefonino o in uno smartphone sono contenute cartelle cliniche, dichiarazioni dei redditi, conversazioni intime, immagini. La tecnologia oggi consente questa concentrazione di notizie che poi vengono assorbite nel cellulare e che possono essere sequestrate con la sola firma di un pubblico ministero. Cosa inaudita che confligge contro qualsiasi regola umana e divina, contro l'articolo 15 della Costituzione che tutela la riservatezza delle conversazioni", ha aggiunto il ministro Nordio, ribadendo la volontà del governo di andare a modificare l'interno universo normativo per quanto riguarda le intercettazioni.

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