Sequestro inchiesta Fanpage arriva al Senato, presentata interrogazione: “Garantire libertà stampa”
Il sequestro dell’inchiesta di Fanpage.it ‘Follow the money’ arriva in Parlamento, attraverso un’interrogazione parlamentare dei senatori del Gruppo Misto, Sandro Ruotolo e Loredana De Petris. I due esponenti parlamentari si rivolgono alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e al ministro dello Sviluppo economico (che ha la delega alle Telecomunicazioni), Giancarlo Giorgetti, chiedendo di intervenire “affinché il diritto di cronaca, la libertà d’informazione e in definitiva la libertà di stampa siano pienamente garantite”. Ai due ministri viene chiesto quali iniziative – amministrative e legislative – pensino di promuovere per “prevenire, contrastare e reprimere fatti gravi come quelli descritti”. Inoltre alla ministra Cartabia viene chiesto, “in quanto autorità garante e ‘custode’ dell’Albo dei giornalisti”, se “non ritenga di dover intervenire per verificare se nel procedimento penale che ha condotto al decreto di sequestro preventivo non siano state commesse irregolarità”.
L’interrogazione dei due senatori nasce da quello che viene definito come un “pericolosissimo precedente di limitazione della libertà di stampa e del diritto di cronaca. L'utilizzo, infatti, di una misura come il sequestro e l'oscuramento preventivo di un contenuto giornalistico rappresenta una violazione dell'art. 21 della Costituzione”, sottolineano i due interroganti. Che parlano inoltre di una “ingiusta restrizione di un diritto costituzionale fondamentale”, sottolineando che “illegittimo appare essere l'utilizzo dello strumento del sequestro preventivo con riguardo al reato di diffamazione, come affermato da numerose sentenze della Corte di Cassazione”.
L’interrogazione nasce, come si legge nel testo, dalla notizia che la testata Fanpage.it ha ricevuto “la notifica di un decreto datato 4 agosto 2021, a firma del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Dott. Andrea Taviano, in cui si dispone il sequestro preventivo mediante l'oscuramento dei video relativi all'inchiesta giornalistica ‘Follow The Money’ riguardante le indagini delle procura di Milano e Genova sui fondi della Lega e il coinvolgimento di Claudio Durigon, parlamentare in carica ed ex sottosegretario di Stato al ministero dell’Economia”. Si ricorda come l’inchiesta di Fanpage.it sia stata pubblicata in due puntate, ad aprile e luglio e anche che “l’inchiesta censurata è ormai di dominio pubblico da mesi e quindi del tutto inesistente perché superato, il rischio di diffusione di contenuti potenzialmente diffamatori”. Ruotolo e De Petris sottolineano, infine, l’importanza dell’attività giornalistica d’inchiesta e bollano l’utilizzo dello strumento del sequestro preventivo con riguardo al reato di diffamazione come “illegittimo”.
Ecco il testo integrale dell'interrogazione presentata da Ruotolo e De Petris:
Interrogazione alla Ministra della Giustizia e al Ministro per lo Sviluppo Economico con delega alle Telecomunicazioni
Premesso che:
da notizie di stampa pubblicate ieri 23 settembre 2021, si è appreso che la testata giornalistica Fanpage.it avrebbe ricevuto la notifica di un decreto datato 4 agosto 2021, a firma del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Dott. Andrea Taviano, in cui si dispone il sequestro preventivo mediante l'oscuramento dei video relativi all'inchiesta giornalistica "Follow The Money" riguardante le indagini delle procura di Milano e Genova sui fondi della Lega e il coinvolgimento di Claudio Durigon, parlamentare in carica ed ex Sottosegretario di Stato al Ministero dell'economia e delle finanze; inchiesta in due puntate, la prima pubblicata nel mese di aprile e la seconda nel mese di luglio scorsi, e ripresa da numerose testate giornalistiche oltre che da interrogazioni parlamentari;
se confermato, quanto accaduto, costituirebbe un pericolosissimo precedente di limitazione della libertà di stampa e del diritto di cronaca. L'utilizzo, infatti, di una misura come il sequestro e l'oscuramento preventivo di un contenuto giornalistico, rappresenta una violazione dell'art. 21 Cost. laddove prescrive che "la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure" soprattutto se, come in questo caso, l'inchiesta censurata è ormai di dominio pubblico da mesi e quindi del tutto inesistente perché superato, il rischio di diffusione di contenuti potenzialmente diffamatori;
tale misura cautelare quindi, più che essere diretta alla prevenzione degli effetti di un reato sembrerebbe rappresentare esclusivamente l'ingiusta restrizione di un diritto costituzionale fondamentale.Considerato inoltre che
– l'attività giornalistica d’inchiesta per assodata giurisprudenza di legittimità costituisce “l’espressione più alta e nobile dell’attività di informazione; con tale tipologia di giornalismo, infatti, maggiormente si realizza il fine di detta attività quale prestazione di lavoro intellettuale volta alla raccolta, al commento e alla elaborazione di notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale attraverso gli organi di informazione, per sollecitare i cittadini ad acquisire conoscenza di tematiche meritevoli, per il rilievo pubblico delle stesse (Cass. 2010/13269)”;
– illegittimo appare essere l'utilizzo dello strumento del sequestro preventivo con riguardo al reato di diffamazione, come affermato da numerose sentenze della Corte di Cassazione;Tutto ciò premesso e considerato,
si chiede di sapere
• se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza del fatto descritto in premessa e se non intendano intervenire affinché il diritto di cronaca, la libertà d’informazione e in definitiva la libertà di stampa siano pienamente garantite.
• Se la Ministra della Giustizia, in quanto autorità garante e “custode” dell’Albo dei giornalisti non ritenga di dover intervenire per verificare se nel procedimento penale che ha condotto al decreto di sequestro preventivo non siano state commesse irregolarità.
• Infine, quali iniziative – amministrative e nel caso lo si ritenga opportuno, legislative – intendano promuovere i Ministri in indirizzo per prevenire, contrastare e reprimere fatti gravi come quelli descritti.