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Separazione carriere magistrati, via libera in Cdm, Nordio: “Riforma epocale”

Ok in Cdm alla riforma della Giustizia che contiene la separazione delle carriere dei magistrati.
A cura di Annalisa Cangemi
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Via libera alla riforma della giustizia (Ddl costituzionale ‘Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare'), che include la separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti. "Il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl costituzionale di riforma dell'ordinamento giudiziario, in particolare sulla separazione delle carriere, sul doppio Csm e sull'Alta corte di giustizia disciplinare proposta dal ministro Nordio, che ringrazio a nome di tutto il governo insieme con il suo staff e l'intero ministero per il lavoro svolto", ha annunciato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, in conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo il Cdm di oggi.

Il provvedimento era atteso, e se ne parlava già da diverse settimane. La bozza del testo è composta in tutto da otto articoli, con modifiche all'articolo 87 della Costituzione e all'intero Titolo IV: separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante, due Csm (conseguente alla separazione delle carriere) entrambi presieduti dal Capo dello Stato, e una Alta Corte disciplinare.

Mantovano ha spiegato che non è detto che si arrivi a un referendum sulla riforma della giustizia: "Non darei per scontato che si arrivi al referendum, nel senso che se vale l'adesione alla sostanza che viene proposta dal governo e se vi sarà un confronto in Parlamento nel merito, come auspichiamo, su un testo non blindato, aperto al contributo dell'intero Parlamento, non è così certo che si arrivi al referendum", ha affermato. "Facciamo un passo alla volta", ha aggiunto.

Per il ministro Nordio quello approvato oggi è un "provvedimento epocale si articola su tre principi fondamentali: il primo è la separazione carriere, gli altri sono la composizione e la elezione del Csm", ha detto in conferenza stampa. La separazione delle carriere, ha spiegato Nordio "è una tesi che sostengo da 25 anni: attua il principio fondamentale del processo accusatorio voluto da Vassalli, mutuato dall'ordinamento anglosassone".

"Non si è solo ottemperato ad un obbligo preso con l'elettorato, ma anche un passaggio dovuto così da dare seguito al processo accusatorio voluto dal maestro Vassalli", ha detto. "Il pm resta assolutamente indipendente dal potere esecutivo, godrà delle stesse garanzie di indipendenza dei giudici".

"Il secondo punto della riforma è la composizione e elezione del Consiglio superiore della magistratura: questo organo di autogoverno della magistratura in questi ultimi anni, non solo a detta mia o altri esponenti della maggioranza ma di moltissimi magistrati, non ha dato buona prova di sé e scandali come quelli di Palamara o di altri hanno eccitato le varie proteste" che non hanno portato a "rimedi a quelli della degenerazione correntizia".

"Interrompere questo legame" che "ha portato a tutta una serie di anomalie è stato il nostro compito principale, attraverso il sorteggio".

La riforma prevede due Csm e sorteggio per la componente laica e per quella togata. Secondo la bozza, "Il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente sono presieduti dal Presidente della Repubblica – si legge nella norma che cambia l'articolo 104 della Costituzione -. Ne fanno parte di diritto, rispettivamente, il primo Presidente e il Procuratore generale della Corte di cassazione". Mentre "gli altri componenti sono estratti a sorte, per un terzo, da un elenco di professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati dopo quindici anni di esercizio, che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall'insediamento, compila mediante elezione, e, per due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e i magistrati requirenti, nel numero e secondo le procedure previsti dalla legge".

Con l'Anm "il discorso è e deve essere sempre aperto, noi accettiamo le critiche, sono il sale della democrazia, accettiamo contributi e suggerimenti ma anche loro devono accettare un principio fondamentale che la volontà popolare è sacra e si esprime attraverso le elezioni. E se ci viene dato mandato di separare le carriere noi obbediamo alla sovranità che appartiene al popolo, secondo quello che è scritto nella Costituzione", ha affermato.

Meloni: "Un altro impegno rispettato con gli italiani"

"Rispettato un altro impegno preso con gli italiani. Nel programma del centrodestra avevamo scritto che avremmo riformato la giustizia, e oggi il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge costituzionale da sottoporre al Parlamento per avere finalmente una giustizia più equa ed efficiente. Una riforma giusta, necessaria e storica", ha scritto su X la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

"Cosa prevede il testo? Innanzitutto, la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri in modo da differenziare finalmente il percorso di chi è chiamato a giudicare i cittadini da quello di chi ha l'incarico di muovere le accuse, e rendere così più equilibrato il rapporto tra difesa e accusa nel corso del processo", ha detto la premier nel videomessaggio pubblicato sui social.

M5s: "Con questo ddl si completa il progetto di demolizione democrazia"

"Con il ddl governativo sulla separazione delle carriere si completa il progetto di demolizione del nostro assetto democratico previsto nella Costituzione", lo affermano i rappresentati del Movimento 5 stelle nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato. "Dopo il premierato che annulla Quirinale e Parlamento, compiendo un impressionante accentramento di potere sul capo del governo, dopo l'Autonomia che sbriciola i principi di giustizia sociale sanciti dalla Carta, arriva il colpo finale all'ordine giudiziario".

Per i parlamentari pentastellati, "ogni anno sono una manciata i magistrati che cambiano funzione, il passaggio da un ruolo all'altro purtroppo è già ampiamente limitato. La verità è che stanno portando a compimento il disegno di sottomissione dei Pm al potere politico. Il perchè è presto detto: la migliore garanzia per i diritti di indagati e imputati è proprio nell'unitarietà tra giudici e pm, con la pubblica accusa immersa nella cultura della giurisdizione e incaricata di lavorare anche o innanzitutto per accertare l'estraneità degli indagati". Se si separano i pm da questo ambito, secondo il M5S, "si finisce per creare una sorta di super-poliziotto incaricato solo di sostenere l'accusa. Sarebbe l'esatto opposto di quello che vogliono il governo e i sedicenti garantisti".

"Chi darà indicazioni ai nuovi super-poliziotti? La politica. Il capogruppo della Lega Molinari pochi giorni fa se l'è fatto scappare", sostengono i grillini. "Il disegno del centrodestra è quello di estendere l’influenza della politica sui Pm e ridurre i magistrati a meri funzionari esecutori, come dimostra la proposta del sorteggio integrale. Avremo quindi definitivamente una giustizia debole con i forti e spietata con i deboli", concludono.

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