Separazione carriere magistrati, Nordio e Meloni prendono tempo, irritazione di FI: quando arriva il ddl
L'esecutivo è intenzionato a portare avanti la riforma che prevede la separazione delle carriere dei magistrati, su cui spinge Forza Italia, e che si trova nel programma del centrodestra. Ma una data ancora non c'è e manca ancora un testo. Se Forza Italia sperava di poter rivendicare questo successo durante la campagna elettorale per le elezioni europee di giugno, rimarrà delusa. Sembrava il governo volesse accelerare, si parlava addirittura di un via libera del Cdm a maggio. Ma ieri per gli azzurri è arrivata la doccia fredda.
"In questo momento si stanno affollando vari provvedimenti di vari tipi, siamo in campagna elettorale e questo riduce di molto le possibilità di riunione del Parlamento e dello stesso governo. Quindi per quanto riguarda i tempi per la riforma della separazione delle carriere, non ho una data", ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a margine del 36esimo congresso dell'Anm a Palermo. Il ministro ha spiegato che "si stanno accumulando tanti e tali provvedimenti per cui non sono in grado di dire quando, sono in grado di dire se e il se è affermativo". E ha ribadito quanto detto alla platea: "La mia intenzione è di attuare la convenzione di Bordeaux che è stata citata, in modo improprio tempo addietro".
La separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, con due diversi concorsi di accesso, e di conseguenze due Csm separati, ha ricordato Nordio, "è nel programma elettorale. È un percorso lungo, perché richiede una revisione costituzionale. Sarà fatta nel principio della dichiarazione di Bordeaux. La dichiarazione prevede, e per me è un principio non negoziabile, che ci sia una assoluta indipendenza del pm nei confronti di qualsiasi autorità a cominciare dal potere esecutivo. Questo per me è dogma".
È chiara dunque l'intenzione di Fratelli d'Italia, partito di riferimento della premier Giorgia Meloni e di Nordio, di prendere tempo, anche per non dare un vantaggio agli alleati, concedendo a Forza Italia la possibilità di sventolare una bandierina. E Italia viva non si fa sfuggire l'occasione di farlo notare: "‘La separazione delle carriere non ha data'. Un modo neutro per ammettere che Giorgia Meloni non la manda avanti", scrive su X Davide Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera. "Lo dice il Guardasigilli che da più di un anno subisce la melina della presidente del Consiglio. Non c'è niente da fare: Fratelli di Italia sulla giustizia non vuole cambiare niente".
Sulla separazione delle carriere dei magistrati "sono tutte chiacchiere quelle del Governo Meloni", attacca Matteo Renzi. "Non è che non si farà mai ma qualcuno ha visto la proposta di legge del governo? Non c'è. Se ne parla, ma dopo due anni di governo se hanno idee le tirino fuori. Poi si discute", ha detto il leader Iv a margine del congresso nazionale dell'Anm a Palermo. A chi gli fa notare che l'Anm ha annunciato che "non ci sarà alcuna trattativa" sulla riforma, Renzi ha replicato: "Non è un problema di trattativa, prima di arrivare a una trattativa c'è bisogno di una cosa che si chiama dibattito parlamentare, che si apre con un disegno di legge governativo che il governo non ha ancora presentato".
Critica anche Azione di Calenda: "Per primo ho presentato proposta di legge sulla separazione delle carriere, ma questa riforma non si farà mai. Il governo non la vuole fare, sono solo effetti speciali per farlo credere ai loro elettori. Ma chiunque conosca i tempi parlamentari sa che non si farà assolutamente nulla", dice Enrico Costa, parlamentare di Azione, intervenendo al 36esimo congresso dell'Anm a Palermo.
Forza Italia mostra il suo malumore alle parole di Paolo Barelli, riportate da la Repubblica in un articolo di Emanuele Lauria: "La separazione delle carriere è un punto del programma del centrodestra. C'è un impegno a realizzarla, e Nordio risponde anche a noi. Se c'è un rallentamento, se ne parla in Consiglio dei ministri", dice il capogruppo azzurro alla Camera. Dello stesso tenore il commento di Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: "Sono certo che il ministro Nordio, e con lui il governo, non si farà piegare dal primo refolo proveniente da una parte minoritaria della magistratura".