Segreteria Pd, Paola De Micheli a Fanpage: “Mi candido per vincere, è finita la stagione delle correnti”
"Io andrò alle primarie perché mi sostengono gli iscritti, ma è del tutto evidente che in questa fase c'è un po il tentativo di far apparire i candidati come soltanto due, per scelte che sono, secondo me soprattutto legate al fatto che gli altri candidati sono sostenuti dalle correnti". Paola De Micheli è convinta che arriverà a sfidare alle primarie del Pd uno degli altri due candidati ufficialmente in corsa per la guida del partito, Stefano Bonaccini ed Elly Schlein (che ha ripreso da poco la tessera del Pd). Sono in tre al momento gli esponenti dem che aspirano a diventare il nuovo segretario del Pd, ma solo in due alla fine di sfideranno alle primarie previste per il 19 febbraio (Sarà il voto nei circoli a stabilire chi saranno i due candidati che arriveranno alla fase finale per il voto.
In teoria ci sarebbe tempo entro fine gennaio per presentare nuove candidature, e in questi giorni Gianni Cuperlo ha esplicitamente detto di non escludere di poter correre anche lui per la segreteria del Pd. Anche se per il momento il deputato dem sembra non aver ancora deciso.
Per De Micheli non saranno le correnti questa volta a decidere chi sarà il prossimo segretario del Partito Democratico, che sostituirà Enrico Letta: "Questa volta saranno gli iscritti a riprendersi in mano il partito. È finita la stagione di quelle correnti, di quell'idea di organizzazione del partito in cui cinque persone decidevano tutto. Non potrà più essere così, perché se in un tempo nuovo il Partito Democratico non si rinnova per davvero diventerà un partito dell'8%".
La candidatura di Paola De Micheli nasce due anni fa con l'esperienza di Rigenerazione Democratica, che ha dato vita a un manifesto per un nuovo umanesimo, che propone "un'altra idea di sinistra, radicata nei valori, ma molto più concreta nelle scelte e nei criteri con i quali si fanno quelle scelte. E i criteri sono i bisogni delle persone", ha sottolineato in un'intervista a Fanpage.it la parlamentare dem.
De Micheli, che è stata per 17 mesi ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti del governo Conte bis, sta girando in questo momento l'Italia, da Nord a Sud, presentando il suo libro, "Concretamente. Prima le persone", che contiene anche un'analisi sugli errori commessi dal Pd in questi anni. In soli 50 giorni ha già fatto 37 tappe, incontrando militanti e iscritti. La deputata non è appoggiata da nessuna corrente, al contrario dei suoi avversari. Se infatti Bonaccini fino ad ora è sostenuto da Dario Nardella, Lorenzo Guerini, Matteo Orfini, Giorgio Gori, Pina Picierno, e Schlein è appoggiata da Peppe Provenzano, Dario Franceschini, Matteo Lepore, Michela De Biase, Brando Benifei, la forza di De Micheli è quella di essere libera da condizionamenti: "Non sono la foglia di fico di nessuno e di niente, di quello che abbiamo deciso e fatto fino ad ora", ha dichiarato a Fanpage.it.
Secondo De Micheli si assiste in questo momento a un progressivo allontanamento degli elettori e degli iscritti dal partito: "In questa fase il Pd non appassiona né i giovani né i meno giovani. Noi abbiamo più problemi da affrontare. Sicuramente il clima non è favorevole, perché c'è appena stata l'affermazione della destra che ha iniziato a governare da poco. Ma questa è un'attenuante generica insufficiente. Noi siamo un partito dove chi partecipa non decide niente, da tempo. Non ci sono state decisioni negli ultimi anni sulle candidature. Siamo stati il Partito di sistema per eccellenza, dovendo per questa ragione annacquare la radicalità delle nostre posizioni. Più annacqui più diventi "il partito dell'un po' e un po'". Io credo che questa sia la fase nella quale si certifica che tutta quella storia è finita".
Non è finita solo una classe dirigente che ha esaurito il proprio compito, all'interno della nostra comunità. È finita un'epoca politica, perché il Partito Democratico non è più partito di sistema. La democrazia ha deciso di sdoganare anche la destra più destra che c'era, mandando la Meloni alla Presidenza del Consiglio dei ministri. E questo, se da una parte rappresenta un grave problema per il Paese, dall'altra deve essere per noi l'occasione di rigenerare proposte concrete, figlie però di una forza valoriale chiara e radicale. Cosa che ancora in questo dibattito congressuale non sta per nulla passando", ha detto ancora a Fanpage.it.
"Io sono convinta che il nostro documento sui valori con il quale abbiamo costituito il Partito Democratico sia ancora valido. Il ruolo nella storia di quel soggetto politico deve ancora esprimersi appieno. Nella libertà che questa nuova condizione ci dà di essere fino in fondo noi stessi. Quando abbiamo perso ho detto ‘abbiamo perso perché ci siamo persi'. Questo è il tempo di ritrovarsi nei nostri valori con proposte concrete".
De Micheli vuole cambiare il modello organizzativo del Pd
De Micheli ha scelto di candidarsi alla guida del partito principalmente per tre motivi: "Primo, perché credo di avere delle idee molto radicali, molto profonde e molto coerenti con i nostri valori, da proporre a questa discussione congressuale. Secondo, perché credo ci sia l'esigenza di una leadership femminile e di una leadership militante. Io sono una donna che ha sempre militato in un partito, che è stata dentro la comunità del Partito Democratico nella buona e nella cattiva sorte, senza vergognarsi e chiedendo sempre scusa dei propri errori. Io credo che ci sia bisogno di una candidatura che conosce davvero questa comunità, che la conosce da Crotone a Treviso, e che abbia il coraggio di dare una sferzata di novità vera, di cambiamento concreto, non apparente".
La sua candidatura è, a suo giudizio, quella più "unitaria": "Perché le mie posizioni sono quelle più coerenti con il nostro portato valoriale, con quello che anche in questi giorni è stato rivendicato dal mondo cattolico e da una parte della sinistra che ha chiesto più attenzione alle questioni sociali".
"Nella mia mozione c'è un nuovo modello organizzativo del partito dove gli iscritti finalmente decideranno. C'è un riformismo che non è calato dall'alto, ma che è condiviso con le persone che poi queste riforme le devono vedere attuate sulla propria pelle, nella propria vita. C'è una scelta molto radicale sul lavoro, riscrivere lo Statuto dei lavoratori, trasformarlo nello Statuto dei lavori, perché oggi il lavoro è cambiato rispetto agli anni 70, c'è necessità di riconoscere nuovi diritti che sono diritti che riguardano la malattia, la maternità, ma che riguardano anche il salario, che riguardano le tipologie contrattuali".
Il Pd può essere ancora credibile senza una segretaria donna?
È ancora possibile per il Pd parlare di parità di genere, lotta alle discriminazioni e alle disuguaglianze, senza una segretaria donna? A questa domanda De Micheli ha risposto così: "Io credo che il Partito Democratico, nei 15 anni anni della sua vita, sia stato il più potente strumento di progresso della parità sostanziale delle donne in termini legislativi. Ma nei suoi comportamenti interni è stato totalmente incoerente rispetto a questa scelta e questo lo abbiamo pagato. Nelle ultime elezioni noi siamo il terzo partito scelto dalle donne, neanche il secondo. Perché le donne non si fidano e non si affidano a un partito che non riconosce i talenti e le leadership femminili, né quando sceglie i nomi da mettere nelle istituzioni – ci sono stati governi nei quali eravamo l'unica delegazione solo maschile, oppure in tutto il Sud Italia non c'era nemmeno una capolista donna – e nemmeno quando deve fare delle scelte interne. Al massimo le donne hanno cariche semi-onorifiche, come la presidenza e la vicepresidenza".
"Imporre oggi un punto di vista femminile della società e del partito è una scelta di coraggio, rispetto alla quale infatti abbiamo visto risposte molto tiepide da parte degli attuali capi corrente e dirigenti del partito, che sono stati i protagonisti della stagione del passato".
"Io mi candido per vincere. Quando parlo di lavoro, quando parlo di ambiente, quando parlo di fisco io la vedo dal punto di vista femminile, perché siamo noi donne ad avere sulle spalle il carico più pesante dell'organizzazione della società. Recentemente è uscita una ricerca della Cisl che ci racconta come in una Regione così avanzata come la Lombardia, il 20% delle donne che hanno un lavoro rinunciano alla maternità per poter andare avanti nella carriera. È uno scempio, è uno scandalo. Io mi voglio ancora scandalizzare, perché io da donna ho fatto una carriera, sono riuscita ad avere un figlio con gioia e con fatica e io voglio fare di tutto perché questo sia consentito a tutte quelle che lo vogliono, e sia consentito a tutte quelle che non vogliono essere madri di poter avere gli stessi diritti di tutte le altre".