Secondo Salvini spendiamo un miliardo per le pensioni sociali degli immigrati privi di contributi, ma non è vero
Da settimane, il ministro dell'Interno Matteo Salvini sta ingaggiando una battaglia contro gli sprechi e in particolare sta attaccando le pensioni sociali erogate agli immigrati giunti in Italia mediante il cosiddetto ricongiungimento familiare. Ospite a 7 Gold, lo scorso 23 luglio Salvini ha dichiarato: "Siamo arrivati a circa un miliardo di euro di pensioni sociali erogate agli immigrati che sono arrivati qua coi ricongiungimenti familiari, sopra i 65 anni, senza aver mai pagato una lira di contributo”. Come spiega il fact checking realizzato dall'agenzia di stampa Agi, i numeri esposti da Salvini non sarebbero propriamente esatti e il miliardo citato durante l'intervista a 7 Gold non si capisce come sia stato calcolato.
La pensione sociale citata da Salvini è un istituto previdenziale destinato ai residenti in Italia, italiani o stranieri che siano in possesso di soggiorno di lungo periodo, che versano in condizioni di difficoltà economica. A 66 anni e 7 mesi d'età, l'assegno sociale spetta a chi ha un reddito inferiore alle soglie di sopravvivenza determinate per legge. I cittadini stranieri, per avere diritto all'assegno sociale, oltre ai requisiti reddituali e d'età, devono essere residenti in Italia da almeno 10 anni e chi trascorre più di 30 giorni all’anno all’estero perde il diritto alla prestazione.
Per ottenere il permesso di soggiorno di lungo periodo, però, i cittadini stranieri devono essere in possesso di un reddito minimo dimostrabile non inferiore all'assegno sociale annuo, dunque questo contraddice in parte l'affermazione di Salvini, in quanto è pressoché impossibile chiedere un permesso di soggiorno di lungo periodo senza avere un reddito più alto del minimo indispensabile per vivere. "Il cittadino straniero potrebbe però ricevere l’assegno sociale se, dopo cinque anni (minimo) di reddito più alto e dopo dieci anni di residenza ininterrotta, il suo reddito cadesse sotto la soglia prevista dalla legge", spiega però Agi, sottolineando che anche nel caso del ricongiungimento familiare "le regole tendono a ridurre il rischio che il nucleo familiare straniero che si va a creare in questo modo versi in condizioni di povertà tali da giustificare il diritto all’assegno sociale".
Lo straniero regolarmente soggiornante che richiede il ricongiungimento infatti, oltre ad avere una casa idonea, deve anche avere – di nuovo – un reddito superiore all’importo annuo dell’assegno sociale, aumentato della metà dell’importo dell'assegno sociale per ogni familiare che si vuole ricongiungere. Per il 2018 l’importo dell’assegno sociale è pari a 453 euro per tredici mensilità. Dunque, per l’anno 2018, lo straniero regolare che desideri ricongiungersi con il coniuge e con un figlio deve possedere un reddito almeno pari ad almeno 11.778 € (5.889 + 2.944,50 + 2.944,50).
Agi spiega: "Abbiamo chiesto all’Inps quanti siano gli stranieri che ricevono l’assegno sociale, che non hanno mai versato contributi e che sono presenti in Italia grazie al ricongiungimento familiare. Non abbiamo ancora avuto risposta e non possiamo quindi essere certi che l’istituto nazionale di previdenza abbia dati aggregati secondo questi criteri. In ogni caso, si può fare qualche osservazione a partire da alcuni dati demografici dell’Istat*. In Italia, al primo gennaio 2017, erano residenti 164.959 stranieri con 66 anni o più. Ma i 66enni, 20.741, andrebbero almeno dimezzati nel calcolo considerato il requisito dei 7 mesi aggiuntivi di età richiesti per l’assegno sociale: il totale scende così a circa 155 mila. Se tutti questi stranieri regolarmente residenti ottenessero l’assegno sociale per intero, l’esborso per le casse dello Stato sarebbe pari a circa 910 milioni di euro. Poco meno del miliardo citato da Salvini. Ma si tratta appunto di un’ipotesi del tutto irrealistica".
"Perché Salvini abbia ragione, infatti, si dovrebbero verificare alcune condizioni: tutti i 155 mila stranieri over 66 dovrebbero essere molto poveri, ed esserlo diventati dopo rispetto a quando avevano ottenuto il permesso di soggiorno di lungo periodo (che è uno dei requisiti per l’assegno sociale, ma per ottenerlo bisogna avere un reddito non bassissimo). In secondo luogo, dovrebbero essere tutti residenti in Italia, senza interruzioni, da dieci anni o più (altrimenti non hanno diritto all’assegno). In terzo luogo, non potrebbero essere neppure imparentati: infatti, se il reddito familiare supera l’importo annuo dell’assegno questo viene corrisposto in misura ridotta. Non solo: in base alla dichiarazione di Salvini, questi 155 mila stranieri dovrebbero essere tutti qui a titolo di ricongiungimento familiare – mentre il permesso per famiglia, nel 2016, rappresentava il 45% delle motivazioni dei nuovi ingressi – e, soprattutto, dovrebbero non aver versato neanche “una lira” di contributi nei dieci anni che, come minimo, hanno trascorso regolarmente in Italia".