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Secondo Renzi “Conte non può diventare leader dei riformisti”

“Giuseppe Conte è stato il leader che ha firmato i decreti Salvini sull’immigrazione, che ha affermato il Sovranismo davanti all’Assemblea Generale dell’Onu, che si è posto in scia di Trump alla Casa Bianca, che si è detto populista davanti ai giovani della scuola di formazione della Lega, che ha equiparato il garantismo al giustizialismo”: lo scrive Matteo Renzi in una lettera pubblicata su La Stampa, in un durissimo attacco all’ex presidente del Consiglio e al Partito democratico.
A cura di Annalisa Girardi
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"La conclusione della crisi di Governo ci aiuta nel cogliere il disagio del gruppo dirigente della sinistra davanti alle sfide della contemporaneità. La sinistra di oggi – quella che si riconosce nel neonato fronte Pd, Cinque Stelle, Leu – ha scelto come proprio leader senza il passaggio delle primarie. Ha incoronato Conte non con una consultazione tra i militanti ma definendolo sui media “il più popolare” trasferendo la legittimazione dai gazebo ai sondaggi. Questa svolta, strutturale, parte dall’assurdo presupposto per il quale al populismo si risponde con la popolarità, mentre invece per quelli come me al populismo si può rispondere solo con la Politica, con la p maiuscola". Queste le parole di Matteo Renzi, in una lettera pubblicata su La Stampa. D

È durissimo l'attacco contro l'ex presidente del Consiglio: "E poco importa se quel leader – Giuseppe Conte – sia stato il leader che ha firmato i decreti Salvini sull’immigrazione, che ha affermato il Sovranismo davanti all’Assemblea Generale dell’Onu, che si è posto in scia di Trump alla Casa Bianca, che si è detto populista davanti ai giovani della scuola di formazione della Lega, che ha equiparato il garantismo al giustizialismo. Non importa ciò che uno ha detto o fatto, secondo questa visione del sondaggismo esasperato: conta essere il più popolare, quello con più like, quello con più followers", aggiunge Renzi.

Il leader di Italia Viva non risparmia l'affondo nemmeno verso gli ex alleati di governo. E afferma che per non parlare di politica e di contenuti, i dem lo attaccano sulla persona, accusandolo di antipatia e di essere divisivo. "Il PD appare più come un puzzle di correnti che non come una vera e propria casa del riformismo. E lo dico con l’amarezza di chi ha lasciato la comunità dalla quale era stato eletto due volte alla guida con il 70% (dei consensi, non dei sondaggi) proprio perché non poteva accettare una deriva populista l’idea di legarsi mani e piedi al carro del Movimento Cinque Stelle e alla leadership personale dell’ex premier Conte".

Renzi continua affermando di "fare il tifo per questo governo" e sostenendo di essere pronto a fare la sua parte per sostenerlo. Per poi scrivere che "il governo Draghi è anche un'occasione per la sinistra". E prosegue: "Mi auguro che, una volta diradata la nebbia del rancore per una crisi dove il PD ha seguito una strategia talmente sottile da sembrare inesistente, in quella comunità politica si provi ad assumersi la responsabilità di dare al Paese una nuova speranza". E, concludendo, avverte: "Se invece si salderà in modo definitivo l’alleanza con Cinque Stelle e Leu e il PD diventerà la sesta stella del grillismo questo aprirà un’autostrada a chi come Italia Viva ambisce a costruire una casa dei riformisti solida e solidale. Il tempo ci dirà chi ha ragione".

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