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Sea Watch smonta la risposta di Meloni sui centri migranti in Albania: “Propaganda e populismo”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto su X (ex Twitter) alla Ong Sea Watch Italia, commentando sarcasticamente le critiche rivoltele dall’organizzazione sul progetto dei campi migranti in Albania. La portavoce Giorgia Linardi ha risposto a Fanpage.it, ribattendo punto su punto al commento di Meloni.
Intervista a Giorgia Linardi
Portavoce di Sea Watch Italia
A cura di Luca Pons
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Sono ufficialmente aperti i campi migranti che il governo Meloni aveva annunciato quasi un anno fa, costruiti in Albania tra moltissimi dubbi e polemiche su come effettivamente funzioneranno, quale utilità avranno e come garantiranno i diritti di chi vi risiede. Il via alle operazioni in Albania è stato accompagnato anche da una polemica insolita: dopo che la Ong Sea Watch Italia ha criticato la scelta del governo di spendere centinaia di milioni di euro nelle due strutture, la presidente del Consiglio Meloni ha risposto direttamente su X (ex Twitter).

È stata forse la prima volta, da quando siede a palazzo Chigi, che la premier ha risposto a un tweet. E lo ha fatto per respingere con tono sarcastico le accuse di Sea Watch. Fanpage.it ha contattato Giorgia Linardi, portavoce della Ong, per commentare la replica della leader di Fratelli d'Italia.

Vi aspettavate che Meloni rispondesse al vostro tweet?

È stato allucinante. La premier dovrebbe rispondere nelle sedi istituzionali, quando per esempio le vengono rivolte interrogazioni parlamentari, oppure ai giornalisti. Invece reagisce in maniera non richiesta, su X, alle undici di una domenica notte. Che modo è di comunicare? È puro populismo: usa le piattaforme social come unico unico canale di posizionamento, evitando le sedi ufficiali.

Come Sea Watch ci aspetteremmo piuttosto risposte quando documentiamo le politiche italiane nel Mediterraneo e loro conseguenze in termini di costi umani. In questi casi invece invece l'unica reazione è cercare di tapparci la bocca e chiuderci gli occhi.

Partiamo dall'inizio: Meloni rivendica che i campi in Albania siano il frutto di un "mandato chiaro ricevuto dai cittadini". Al di là del fatto che tecnicamente il governo non riceve un ‘mandato' dagli elettori, e che i centri in Albania non erano nel programma del centrodestra, la sua linea sembra essere che il governo sta cercando di limitare l'immigrazione come aveva promesso.

Mi sembra evidente che i cittadini italiani abbiano bisogno di altro, piuttosto che vedere sparire centinaia di milioni delle loro tasse in una spesa incontrollata, senza limiti e scellerata per costruire muri di ferro in un altro Paese – in un momento in cui peraltro si annunciano tagli sulle altre spese. È una considerazione che potrebbe fare qualsiasi cittadino o cittadina italiana, è logica e trascende da qualsiasi orientamento politico. Forse sono altre le prerogative che gli italiani sceglierebbero, o comunque si aspetterebbero da un governo eletto.

Il governo lavora per "difendere i confini italiani", dice la premier. È davvero questo che faranno i centri albanesi?

Si fa sempre questo giochetto di insistere a parlare di migrazione come di un atto bellico. La difesa dei confini da un'invasione. Si usa questa terminologia in maniera del tutto faziosa: i confini vanno difesi dagli eserciti, dalle escalation di guerre (che invece stiamo indirettamente fomentando), e non da chi fugge in cerca di libertà, protezione e nuove opportunità di vita.

E per quanto riguarda il "fermare la tratta di esseri umani"?

È il grande cavallo di battaglia della propaganda di questo governo. Peccato che la tratta di esseri umani non si ferma con politiche come quelle dell'attuale esecutivo.

Perché?

Perché di fatto rimettono le persone in mano ai trafficanti che si dice di combattere.

In che senso?

Da una parte condanniamo con pene fino a 30 anni chi si è ritrovato, magari per necessità o disperazione, alla guida di un barcone. Che evidentemente non è chi gestisce l'enorme business della tratta di persone. Dall'altra, i veri trafficanti li arricchiamo. Consentiamo loro di lucrare sulle stessa persone più e più volte, con un altissimo costo in termini di vite umane e di sofferenza. Permettiamo che queste persone vengano catturate in mare da guardacoste libici o tunisini, che sono indirettamente finanziati dalle tasse degli italiani tramite gli accordi di esternalizzazione.

È agli accordi con Tunisia e Libia che si riferisce Meloni quando parla di "accordi internazionali"?

Gli accordi internazionali non possono reggersi su basi razziste, che coprono gli interessi italiani e europei legati allo sfruttamento predatorio delle risorse dei Paesi nordafricani, senza garantire nessuna reciprocità nelle relazioni Nord-Sud del Mediterraneo.

Tornando ai centri migranti in Albania, è un fatto che il progetto abbia ricevuto delle opinioni positive anche da parte di altri Paesi europei: il cancelliere tedesco Scholz e il premier britannico Starmer, ad esempio. L'Ue sta andando nella stessa direzione dell'Italia?

L'Italia non è sola, fa da capofila di una tendenza isolazionista conservatrice in Europa, che vediamo nella gran parte degli Stati membri. La direzione è quella di continuare sempre di più a trattare l'Unione europea come una fortezza, anche se nessuna di queste iniziative bloccherà il naturale mischiarsi di popoli che avviene da sempre. E che avverrà sempre di più, soprattutto per motivi legati all'inesorabile cambiamento climatico. Purtroppo non sorprende che iniziative come questa, come cercano di evadere la legge, siano viste con simpatia.

In che senso, "evadere la legge"?

Il piano Italia-Albania nato al fatto perché la legge Cutro è stata cassata da diversi tribunali italiani. Dopo diverse sentenze che colpivano l'applicabilità della legge, si è deciso di costruire questi centri all'estero.

Ma lì si applicherà comunque la legge e la giustizia italiana.

Teoricamente sì. Ma non è chiaro: come sarà possibile assicurarsi che le persone non siano trattate in maniera disumana, che le loro esigenze legate alle richieste di asilo vengano prese in dovuta considerazione? Questo è preoccupante. Anche perché il sistema (nei centri albanesi saranno ospitati solo uomini e solo provenienti da Paesi considerati sicuri, ndr) presuppone una selezione arbitraria, già in mare, sulla base del Paese di provenienza.

Peraltro nella lista dei Paesi dell'Italia ci sono diversi Paesi che sicuri non sono, tra tutti la Tunisia, dove dal 6 ottobre si è formalmente riconfermata una dittatura. Tutto questo va di pari passo con il nuovo Patto europeo su migrazione e asilo che prevede procedure accelerate alla frontiera (con maggiori possibilità di detenzione amministrativa in vista della deportazione o il rimpatrio).

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