Sea Watch: “Salvini non ha il diritto di chiamarci vicescafisti, difenda Carola dagli insulti sessisti”
Alla conferenza stampa nella sede della Stampa estera, convocata dalle associazioni che hanno disertato l'audizione in commissione parlamentare sul decreto sicurezza, per via dell'esclusione della Sea Watch, i volontari della ong tedesca rispondono alle domande dei giornalisti e rassicurano tutti sulle condizioni della comandante Carola Rackete, da ieri tornata in libertà: "Carola è in Italia, ma non è detto che ci resti nei prossimi giorni. Per lei abbiamo dovuto fare un piano di evacuazione per proteggerla dalla stampa, non per nasconderla, ma per consentirle di avere del tempo per risposare e per preparare la sua deposizione del 9 luglio", ha spiegato Giorgia Linardi, portavoce dell'organizzazione umanitaria tedesca. Il 9 luglio è infatti previsto l'interrogatorio per un altro fascicolo aperto in cui la capitana della Sea Watch risulta indagata, quello per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Ma Carola non può nemmeno essere espulsa dall'Italia, come invece avrebbe voluto il ministro degli Interno Matteo Salvini.
"Mi ha chiesto se non fosse il caso di emigrare in Australia a tornare ad occuparsi di albatros..", ha aggiunto la rappresentante di Sea Watch, riportando la battuta fatta dalla comandante Rackete una volta appresa la decisione del gip Alessandra Vella, che non ha ritenuto di dover convalidare l'arresto. "Sta bene. Ha trascorso tre giorni di isolamento, non si rende conto della risonanza che la vicenda sta avendo – ha aggiunto Linardi, spigando che al momento non è pervenuto nessun invito per Rackete alla messa che il Papa celebrerà per i migranti. "Che una nave umanitaria venga considerata la più urgente minaccia all'ordine pubblico, credo che questo renda ridicolo il Paese. L'ordinanza di ieri ristabilisce ordine sulla gerarchia delle norme e restituisce dignità al Paese".
Quindi riferendosi al vicepremier Matteo Salvini: "Prendiamo atto che è una persona che ci insulta dalla mattina alla sera invece di ottemperare ai suoi compiti. Nessuno può chiamarci vicescafisti o quant'altro senza averne prova e non dire una parola quando a una donna – ha continuato facendo riferimento a quanto subito dalla capitana Carola sui social – viene insultata e le viene augurato di essere stuprata". L'ong ha inoltre sottolineato di non voler togliere la bandiera dell'Olanda dalla Sea Watch 3, "per togliere le castagne dal fuoco all'Olanda".
Parlando del rischio collisione tra l'imbarcazione e la motovedetta della Gdf, e alla manovra effettuata da Carola ha spiegato: "Nessuno di noi si aspettava questo livello di resistenza, anche perché nelle precedenti occasioni le autorità locali, e sottolineo locali, non avevano mai forzato la mano. A mio avviso quella manovra della motovedetta della finanza non era necessaria, anche perché era chiaro che ormai la nave avrebbe attraccato, perché la comandante aveva già deciso di entrare in porto e il reato di resistenza a pubblico ufficiale già c'era. E non mi aspettavo che sul molo ci fossero persone che per lungo tempo hanno insultato come animali Carola e le altre persone a bordo. E sottolineo che nessuna delle persone a bordo ha reagito. Ma c'è un aspetto sessista, e nessuno ha difeso in quel momento la comandante".
Al cronista che le chiedeva se la ong sarebbe disposta a far salire a bordo il ministro Salvini per mostrare cosa accade durante le operazioni di salvataggio, ha risposto così: "Chi intraprende certe direzioni lo fa perché si culla sul fatto di non avere alcuna idea" della situazione a bordo di una nave ma "voglio credere che se si trovasse a bordo sarebbe il primo a tendere una mano: se non lo facesse sarebbe un mostro. È un atto istintivo di umanità".
"C'è stata una sensazione di abbandono da parte dei livelli nazionali e internazionali – ha detto Linardi – Per 17 giorni la Sea Watch 3 ha tentato tutto ciò che poteva per un ingresso regolare. Non c'era nessuna alternativa a Lampedusa", ribadendo che la ong non aveva nessuna intenzione di dirigersi verso Paesi in guerra, né in Tunisia, dove proprio in quei giorni una nave era bloccata, né a Malta più lontana di "50 miglia rispetto a Lampedusa". Dunque "Il comandante Carola ha fatto il suo dovere, le autorità hanno ignorato il comandante, che ha quindi fatto rotta verso un porto sicuro", ha concluso.